Il punto sulla Serie C (di Nicolò Schira)

09.04.2020 11:00 di  Roberto Krengli  Twitter:    vedi letture
Fonte: tuttoc.com
Nicolò Schira
Nicolò Schira

60, 40, 20. Non stiamo dando i numeri del SuperEnalotto ma le possibili partecipanti ai campionati di Lega Pro della prossima stagione. Ogni giorno una versione diversa proposta e lanciata da tanti addetti ai lavori, che pontificano sul futuro della terza serie. Senza conoscerla (tanti di loro non sono mai stati visti su un campo di Lega Pro...). Sinceramente i loro vaticini - non si offenda nessuno - ci appaiono un po' a sproposito.

La campagna mediatica che spinge per una C d'Elite o una riduzione della Lega Pro da 60 a 40 formazioni è irrispettosa di tanti calciatori e addetti ai lavori che rischiano di perdere il loro posto di lavoro. Dirlo poi in un momento drammatico per il nostro paese è quantomeno sgradevole. Adesso non è tempo di riforme. Oggi la speranza è che 60 società e 60 tifoserie possano essere nuovamente ai nastri di partenza della stagione 2020/21. Sarebbe un successo viste le Serie difficoltà attuali di tanti imprenditori e delle loro aziende: una congiuntura economica negativa con risvolti drammatici che rischia di avere ripercussioni pesantissime sull'intero movimento, decimando la categoria.

La Lega Pro resta il campionato dei comuni italiani: quello in cui c'è la passione di realtà metropolitane e piccoli borghi in cui si esibiscono giovani talenti e campioni affermati all'ultimo valzer della carriera. Un unicum del nostro paese. Società che hanno un valore sociale straordinario. Guai a depauperarlo. Ovviamente sosteniamo i presidenti virtuosi che - al netto delle problematiche odierne - fanno sacrifici per garantire un futuro ai loro club. Non certamente per quei furbetti del quartierino che non vedevano l'ora di trovare una scusa per non rispettare gli impegni presi. Questi soggetti devono sparire dal nostro calcio e ci impegneremo sempre con più forza - come abbiamo fatto in questi anni - a denunciare le loro malefatte e inadempienze.

Ben venga invece la cassa integrazione (bravi Ghirelli e L'AIC) per i calciatori della terza serie. Registi che guadagnano come un impiegato. Terzini che percepiscono lo stesso salario di un operaio, esterni d'attacco pagati come barman o insegnanti precari. Fanno i calciatori e sono ragazzi che cercano di arrivare a fine mese tra bollette e rate del mutuo da pagare. Gente come noi. È l'Italia dei calciatori di Lega Pro, che (salvo poche eccezioni appartenenti ai club che lottano per salire in B) vive con stipendi normalissimi, tra i 1200 (minimo federale) e i 2000 euro al mese. Ecco perché bisogna tifare affinché tra qualche mesi la nostra cara amata Serie C sia ancora a 60. Altro che Serie C d'élite o un girone in meno...

Nicolò Schira

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