Il punto sulla Serie C - Azzurro Europa (di Ivan Cardia)

12.07.2021 12:00 di  Roberto Krengli  Twitter:    vedi letture
Fonte: tuttoc.com
Ivan Cardia
Ivan Cardia

Che bello essere italiani. Sarò breve, perché oggi l'attenzione va ad altro. Alla Nazionale di Mancini, capace di regalare il primo Europeo a una generazione che ne ha visti perdere in finale altri due. Di riportare in alto l'azzurro, appena tre anni dopo il baratro in cui era sprofondato e con la difficoltà aggiuntiva di una stagione e mezza col pallone in quarantena. Ci arriviamo. Chapeau a Mancini e pure alla Figc, perché va dato pane al pane e detto che è anche l'Europeo di Gravina, che sul ct ha puntato pur nei momenti in cui magari si sarebbero mandati rispettivamente a quel Paese. È l'Europeo di tutto il movimento italiano, lo deve essere soprattutto per il futuro. 

Si diceva del pallone in quarantena. Ecco, nell'ultimo anno e mezzo si è molto discusso del ruolo del calcio nel nostro Paese. Guardatevi attorno, guardatevi allo specchio. Ora che si vince ci mettono tutti il cappello, fino a pochi mesi fa veniva trattato con scherno anche dalla politica. Il successo azzurro ha da essere da volano, in tal senso. Non si può trattare il calcio, in Italia, come se fosse uno sport qualsiasi. Non fosse altro che tutti gli altri sport soffocherebbero, senza. Per lo stesso motivo, non ci si può nascondere, dopo un europeo itinerante, pieno di tifosi in tutto il continente. Nelle condizioni attuali, e augurandosi che restino tali, l'argomento stadi non può essere trattato con pressappochismo. Lo stesso, all'interno del pallone italiano, vale per la Serie C. È stato l'Europeo di Di Lorenzo, Jorginho, Insigne: vi abbiamo raccontato come e quanto sia stata importante per loro la serie che su queste pagine trattiamo abitualmente, e quindi quanto possa essere importanti per i calciatori italiani di domani. È il trionfo di tutto il calcio italiano, anche di quello di cui qualcuno vorrebbe fare a meno.

Senza andare troppo oltre, perché queste righe si scrivono e si leggono pensando ad altro, due considerazioni sulla situazione della C, ove serpeggia parecchio timore in vista del prossimo campionato. Intanto, da stroncare sul nascere l'idea di una sorta di sanatoria posto trionfo che, con grandissimo stupore e poco credito, circola tra sparuti speranzosi addetti ai lavori. In secondo luogo, un po' di chiarezza ci vuole: leggiamo in giro, si sente dire, si mormora che tre o quattro delle cinque squadre bocciate dalla Covisoc rischino davvero. Ecco, no: rischiano tutte. Altrimenti non sarebbero in questa situazione. C'è chi ha più fiducia e chi non può oggettivamente averne alcuna, ma bisognerà aspettare ricorsi e verdetti. Perché ci si debba ridurre a questo punto e poi far circolare l'idea di semplici e risolvibili problemi interpretativi (ma allora non ci si poteva chiamare prima ?) è tutto da spiegare, ma tant'è. Se cinque tremano, altrettante (anzi sei, una al posto del Gozzano) sperano. Tanti sono i posti da colmare, potrebbero persino diventare sette perché tra le bocciate dalla Covisoc c'è anche il Chievo. Fosse così, il grattacapo sarebbe ancora più grosso: gli annunci di chi vuole essere ripescato dalla D si sprecano, vero, ma andrebbero fatti con onestà. Quante di quelle società che si sono dette pronte a chiedere il ripescaggio hanno i requisiti per ottenerlo ? Quante hanno già fatto i conti in tasca, preparato 300mila euro a fondo perduto e messo in conto di spendere un milione in totale ? Qualcuna sì, su altre meglio sospendere il giudizio perché altrimenti il sospetto sarebbe solo quello che entusiasmare i tifosi con qualche promessa sia particolarmente allettante specie perché gratuito.

Ivan Cardia

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