IL PUNTO del 19.08.2022 di Luca Bargellini - L'unica certezza di questa categoria è l'incertezza. E chi ne fa le spese sono i club e, soprattutto, gli appassionati. Nel frattempo la colpa non è mai di nessuno
Sono passate tre settimane dalla mia ultima comparsa su queste colonne. Un tempo ragionevole per attendersi novità di qualsiasi genere per quanto riguarda la prossima stagione di Serie C. Eppure, come tradizione vuole per qualsiasi cantiere estivo nel nostro paese, niente è cambiato. Anzi, non è esatto. La situazione è pure peggiorata.
Il Consiglio di Stato ha rimesso in carreggiata le speranze di Campobasso e Teramo di partecipare al prossimo campionato di Lega Pro, mandando di fatto a farsi benedire le decisioni dei gradi precedenti di giudizio e anche la tradizione che voleva un'eventualità del genere decisamente improbabile.
Così, a meno di due settimane dalla fine di agosto, non è stato possibile definire i tre gironi e/o stilare i calendari. In più adesso è tornato in bilico anche il numero delle partecipanti. Non più 60, ma 61 o addirittura 62 (quoto a pieno la citazione anni '80 di Tommaso Maschio sul cento !) le squadre che possono presentarsi ai nastri di partenza nel primo weekend di settembre, ovvero quello identificato dagli uomini di Via Jacopo da Diacceto come buono per il via della stagione. Ma niente cambierà almeno fino al 25, quando dovrà essere messa la parola fine sulla querelle Campobasso-Teramo da parte della giustizia ordinaria. Il tutto regalando pochissime ore a tutte le società per approntare la prima giornata di campionato.
Un quadro, questo, che visto sia da spettatore che da addetto ai lavori non fa certo ben sperare per il prosieguo della stagione. Fosse la prima volta che ci troviamo di fronte ad una Serie C dalla genesi complicate potremmo essere impreparati sulle conseguenze, ma così purtroppo non è. E a questo punto, sinceramente, ha poco senso anche il gioco dello scarico di responsabilità fra le varie anime dei palazzi che gestiscono il movimento. A chi vive questo sport e questo campionato, col massimo del rispetto frega il giusto, che le colpe siano degli uffici fiorentini, di quelli romani o di chissà quale altra succursale delocalizzata.
Campobasso e Teramo così come tutte le altre si troveranno a gestire persino le ultime ore di mercato in totale improvvisazione dato che, ad esempio, affrontare un girone composto in un modo anziché in un altro fa tutta la differenza del mondo. Purtroppo, però, c'è chi fa finta di nulla.
Luca Bargellini
-