IL PUNTO del 16.11.2022 di Tommaso Maschio - In attesa della riforma che ancora non c'è (o almeno non è nota) si accende lo scontro fra B e C. In ballo i soldi (pochi, maledetti e subito) e il peso di rappresentanza

17.11.2022 18:00 di  Roberto Krengli  Twitter:    vedi letture
Fonte: tuttoc.com
Tommaso Maschio
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In attesa di conoscere nel dettaglio la riforma del calcio italiano pensata dal presidente federale Gravina (che dovrebbe portare alla creazione di tre serie professionistiche da 20 squadre e all’introduzione di una serie cuscinetto – una sorta di ritorno alla C2 – semiprofessionista prima della D) ogni presidente di Lega cerca di portare acqua al proprio mulino rischiando di rendere molto accesi i toni quando si arriverà a discutere in merito a essa e, probabilmente, ognuno dovrà fare qualche piccola rinuncia per il bene comune. Del resto senza unità d’intenti non sarà possibile riuscire a riformare il movimento e rilanciarlo dopo anni difficili, con la crisi soprattutto economica che morde forte le società del nostro calcio.

Ghirelli ha fatto la prima mossa annunciando la riforma del campionato di Serie C con una formula piuttosto arzigogolata, sei gironi da dieci squadre e poi le poule promozione e retrocessione prima dei play off che saranno ancora allargati e resi più ampi per cercare di avvicinare i giovani, almeno nelle intenzioni. Dicendosi anche pronto a rinunciare a una promozione, scendendo dunque dalle attuali quattro a tre, per andare incontro a una Lega B che da tempo, per bocca del suo numero uno Balata, vuole ridurre le retrocessioni per avere in questo modo una simmetria fra chi va in Serie A e chi in Serie C e non cambiare troppo radicalmente l’organico ogni anno, visto che di tagli alle squadre non se ne parla minimamente.

Il nodo del contendere sono però i soldi (pochi, maledetti e subito) e non potrebbe essere diversamente di questi tempo. La Lega Pro infatti chiede un indennizzo, circa 30 milioni, per diminuire le promozioni, ma la Lega B non ha intenzione di versarli a quella inferiore con il presidente Balata che dice che non saprebbe neanche dove trovarli e comunque di non averli. Questi 30 milioni dunque andrebbero trovati altrove, ma questo altrove non si sa dove sia. L’altro nodo del contendere è il peso delle tre leghe con la B che è stanca di pesare solo per il 5%, meno ovvero delle altre due, e punta a cambiare lo stato delle cose considerando questa suddivisione di rappresentanza legata al passato e non più attuale.

Lo scontro fra B e C è dunque aperto, con la A che per ora fa la spettatrice da una posizione privilegiata – visto che senza di essa le altre due difficilmente si reggerebbero in piedi – in attesa di essere chiamata al cospetto di Gravina per conoscere nei dettagli la riforma che dovrebbe salvare il nostro calcio e poter dire la sua.

Tommaso Maschio

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