Paolo Faragò, “Capitan futuro” per sempre

25.01.2017 11:00 di  Simone Balocco   vedi letture
Paolo Faragò
Paolo Faragò

Ci sono giocatori che entrano nel cuore dei tifosi per vari motivi: dalla giocata pazzesca ai gol segnati, dal sudore della maglia alla “cazzimma”, questi sono i principali “valori” che deve avere un giocatore per essere amato da una tifoseria. Ma non solo: l'attaccamento alla maglia è un altro buon parametro per valutare l'amore dei supporters verso un determinato giocatore.

Un giocatore che da tempo è nel cuore dei tifosi del Novara ha (anzi, aveva) il numero 8, è nativo di Catanzaro e se è diventato il calciatore che è oggi lo si deve alla sua dedizione alla maglia azzurra. Da giovedì scorso, Paolo Faragò non è più un giocatore azzurro: si è trasferito al Cagliari con la formula del prestito con obbligo di riscatto da parte della squadra del presidente Giulini e ha firmato un contratto fino al 30 giugno 2020. Dopo cinque stagioni (e mezzo) in prima squadra, “Capitan futuro” è ora agli ordini di mister Massimo Rastelli e ieri ha anche giocato gli ultimi nove minuti contro la Roma del suo modello Nainggolan. Ironia della sorte: Paolo Faragò ex giocatore del Novara che debutta in massima serie il giorno di san Gaudenzio, patrono della città. Ironia della sorte (al quadrato): l'arbitro della sua “prima” è stato Guida di Torre del Greco, quello di Novara-Padova del 12 giugno 2011.

In queste cinque stagioni e mezzo, Faragò ha raccolto 127 presenze, con diciannove reti e otto assist (fonte trasfermkt.it). In alcune occasioni ha anche indossato la fascia di capitano dal 1' (ultima volta, contro il Chievo in Tim Cup) come quando il “titolare” è stato sostituito.

La cessione di Faragò (la seconda operazione in uscita in questo mercato invernale del Novara dopo il passaggio in prestito di Gennaro Armeno al Matera in Lega Pro) va ad un unirsi a quelle dolorose (per il cuore dei tifosi) dello scorso mercato estivo che hanno visto salutare la Cupola di san Gaudenzio Pablo Gonzalez, Felice Evacuo e Daniele Buzzegoli.

Che il centrocampista di Catanzaro piacesse in Serie A era risaputo, che sarebbe stato ceduto ad una squadra di massima serie lo era altrettanto e tanti tifosi sarebbero stati contenti di vederlo giocare un giorno tra i “grandi”, ma lascia stupiti che abbia salutato Novarello e i colori azzurri a metà stagione. Ma ad alcune offerte non si può (mai) dire di no e quindi Paolo Faragò si ritrova ora ad allenarsi con gente del calibro di Borriello, Dessena, Bruno Alves e Padoin e a calcare i principali stadi italiani contro avversari da copertina.

Paolo Faragò nasce a Catanzaro il 12 febbraio 1993 e per quindici anni ha indossato i colori del Novara: una carriera nata nel settore giovanile per poi sbocciare, il 6 ottobre 2012, nel debutto in prima squadra. Entrò all'77' di Reggina-Novara e la partita successiva contro il Brescia, dopo pochi minuti dal suo ingresso in campo, servì a Gonzalez il gol del momentaneo 3 a 2 (4 a 2 il risultato finale) contro le “rondinelle”. La prima stagione in Serie B si chiuse per lui con 16 presenze e due reti: la prima contro il Vicenza, la seconda contro il Sassuolo. Se la rete del “Menti” fu quella, alla fine, della “bandiera” (sconfitta per 2 a 1), contro gli emiliani, l'allora numero 24 di Aglietti, colpì di testa al minuti 48 della ripresa su cross da destra di Marianini. Su quella palla Pomini non poté arrivarci e la sfera si insaccò: 3 a 2 finale e rete decisiva per i tre punti finali.

Nel 2012, Faragò entrò nel giro delle Nazionali giovanili: ottenne delle convocazioni nella Under20 e nella B Italia, la selezione dei migliori talenti Under del campionato cadetto.

La stagione successiva vide Faragò giocare con più frequenza. Il suo nuovo numero fu il 4 e segnò la prima rete della stagione in campionato: anche in quel caso la rete fu della “bandiera”, visto che l'Avellino si impose per 2 a 1. Nonostante la stagione negativa per il Novara, “Paolino” giocò 35 partite segnando quattro reti.

In Lega Pro, il centrocampista calabrese giocò solo venti partite (subì un brutto infortunio muscolare che lo tenne fuori due mesi), segnando solo una rete. A fine anno il Novara vinse il campionato e fu promosso in B, oltre a vincere la Supercoppa di Lega.

L'estate 2015 vide Faragò trionfare alle Universiadi: vittoria del torneo calcistico dedicato agli atleti iscritti a qualsiasi facoltà universitaria, con il centrocampista classe 1993 grande protagonista della selezione guidata dal CT Pusceddu che vinse l'oro a Gwangju, in Corea del Sud, contro i padroni di casa.

Con una medaglia al collo si pensava che la stagione potesse essere foriera di soddisfazioni. E le soddisfazioni, la scorsa stagione, furono tante: titolare fisso nel 4-2-3-1 di Baroni, trentotto presenze su 42 partite con quattro reti segnate, tra cui la sua prima doppietta da professionista (“vittima” il Livorno). Giocò anche le tre partite dei play off disputate dagli azzurri. La scorsa stagione si può definire la migliore stagione di Paolo Faragò con la maglia del Novara, grazie anche all'imprinting che gli diede Baroni.

Il nome di “Paolino” iniziò ad essere scritto sui taccuini di molti direttori sportivi di squadre di Serie A, ma nonostante ciò Domenico Teti e Massimo de Salvo riuscirono a trattenere il giocatore  l'estate scorsa. E lui ripagò la fiducia segnando già alla prima giornata di questo campionato. Come tre stagioni prima, la sua rete fu vanificata (rete del pareggio di Ferretti nei minuti di recupero). Fino al match con il Carpi (ultima del girone di andata), Paolo Faragò ha segnato altre tre volte, saltando una sola partita. L'unico match che ha saltato fu quello contro il Perugia, visto che il sabato prima contro il Frosinone, nonostante fosse in diffida, prese un cartellino giallo che gli impedì di giocare al “Curi”. La sua ultima rete in azzurro è stata quella contro l'Hellas Verona del 13 novembre scorso: momentaneo 0 a 3, con assist vincente per la seconda rete di Viola.

Da giovedì scorso il futuro di Faragò si chiama Cagliari, si chiama Serie A. Il giusto premio per un giocatore che non ha mai mollato, che ha sempre lottato per la causa e che è entrato nel cuore dei tifosi azzurri. E la notizia della sua cessione ha scosso gli animi di questi, a metà tra la contentezza di vedere un altro giocatore del vivaio azzurro dopo Bruno Fernandes (ora alla Sampdoria ma che nell'estate 2013 passò all'Udinese) giocare in Serie A e la disperazione di vedere andare via un pezzo da 90 della rosa di Roberto Boscaglia che dovrà raggiungere la salvezza senza il suo numero 8.

Ma il calcio, come la vita, va avanti ed i supporter azzurri dovranno farsene una ragione.

La massima serie nazionale ora conoscerà un ragazzo semplice, con la testa sulle spalle ma con la personalità di un calciatore navigato. E ha fatto venire a tutti il magon il video del saluto di “Paolino” a tutta la squadra prima dell'allenamento pomeridiano e le immagini fuori dallo stadio dove salutava i tifosi. Senza contare gli attestati di stima e i vari “in bocca al lupo” sui suoi social ricevuti da tutti quanti.

I tifosi cagliaritani conoscono Faragò per il fatto di aver giocato in una squadra che lo scorso anno ha battuto la loro squadra sia all'andata che al ritorno e per il resto sono ansiosi di vedere all'opera il loro nuovo acquisto.

In maglia rossoblù ha scelto il numero 16 e non indosserà la fascia di capitano, ben salda sul braccio di Daniele Dessena. Ma qua a Novara, Paolo Pancrazio Faragò era, è e sempre sarà “Capitan futuro”. E chissà se mai un giorno Faragò affronterà il Novara da avversario.