L'editoriale di Vittorio Galigani del 5 marzo 2015

Vittorio Galigani, esperto dirigente calcistico, già Direttore Sportivo oltre che Direttore Generale in numerosi club professionistici dalla Serie A alla ex Serie C, è Editorialista per TuttoLegaPro.com
06.03.2015 11:00 di  Roberto Krengli  Twitter:    vedi letture
Fonte: tuttolegapro.com
Vittorio Galigani
Vittorio Galigani

La credibilità del calcio italiano è andata a farsi benedire. Giovanni Malagò alla ricerca dei colpevoli di cotanto scempio. Finalmente ! La situazione sta degenerando bisogna intervenire a tutela del mondo del pallone.

A dire il vero di colpevole ne esiste solo uno: il sistema. Lo scrivo, ormai, da qualche mese ed in questo condivido la linea programmatica e di pensiero, disegnata per la Lega Pro da Gabriele Gravina, Francesco Ghirelli e Paolo Toccafondi.

Non era necessario arrivare al crack del Parma per rendersi conto di quanto sia indispensabile cambiare le “leggi” del pallone. Un ambiente “vecchio” nelle idee e gestito male da accentratori di potere.

Un sistema “malato”. 

Si, perché a detta di qualcuno che esercita quel potere, Beretta e Macalli, non conterebbero nulla nell’esercizio delle loro rispettive funzioni, Abodi sarebbe un… cretino (una definizione presa a prestito, mi scuso con il presidente della serie B), Carlo Tavecchio, in Federcalcio, sarebbe soltanto uno strumento piegato al volere del suo grande elettore. Non c’è che dire. Una rappresentazione pubblica, qualificante e di grande spessore, per il calcio italiano.

Un sistema “drogato”.

Regole assurde che a colpi di cesello permettono di inserire, tra le poste di bilancio, plusvalenze dai valori milionari, ma nel concreto inesistenti. Un giro vorticoso di tesseramenti per comodo, di pseudo calciatori, che nulla possono aggiungere alla qualità dello spettacolo.  Perdite di esercizio e ricapitalizzazioni “sgonfiate” nella loro entità da scritture contabili fittizie che, nella realtà, servono solo a camuffare uno stato di default irreversibile. Situazioni palesi, ben conosciute in tutto l’ ambiente, sulle quali l’ Organo preposto ha evidentemente esercitato un controllo “annacquato”.

Sullo “sfascio” del Parma circola una voce che, ove si accertasse che è vera, definirla soltanto “inquietante” avrebbe il sapore di presa in giro. Il club emiliano sarebbe già stato aiutato finanziariamente con l’ erogazione anticipata del “paracadute”. Il contributo spettante, nella stagione successiva, alle Società che retrocedono. Circa otto/ nove milioni di euro, si dice. Una quisquiglia, nella voragine nelle passività che stanno strangolando i gialloblù.

Un sistema “sfiduciato”.

Il riferimento è alla Lega Pro. La sfiducia a quella governance ha origini lontane. Molteplici gli esempi. Macalli, da sempre, ratifica e rende esecutivi contratti di calciatori, pluriennali, palesemente contraddittori. Contratti che registrano compensi per la prima annualità al minimo federale e per le successive con cifre a cinque zeri. Una situazione, di una gravità assoluta, divenuta consuetudine, sulla quale non si doveva transigere. Una anomalia fiscale che la presidenza di quella Lega non poteva e non doveva condividere. Scritture da respingere al mittente, tutte. Tutte da segnalare alle Autorità competenti. Non dimenticando, peraltro, quel “fardello” tutt’ora in capo a 50 e più tesserati della Nocerina, da tempo deferiti alla giustizia sportiva (e non solo), ancora in attesa di giudizio. 

Questo, anche questo, si intende quando si parla di idee che non possono appartenere al calcio attuale e di norme da riscrivere ex novo.

E poi quel modo bulgaro di trattare. Alcuni da figli ed altri da figliastri. Con il dubbio emergente che si vogliano favorire quelli che, in Assemblea, hanno votato la fiducia alla attuale governance.  Capita così che a Barletta (non me ne vogliano i tifosi biancorossi), si possano pagare gli stipendi, anche se in ritardo, con una anticipazione finanziaria (?!?!) erogata dalla Lega. Non i contributi però. Il che lascia spalancati tutti i dubbi sul futuro della Società biancorossa e la bontà, reale, di quella operazione.

La lista sarebbe lunga. Che dire di quei 22 milioni circa, da anni accantonati in Lega Pro, relativi a crediti delle Società fallite, radiate e comunque non più iscritte. Denaro che, dandone dovuta comunicazione, doveva essere messo a disposizione delle curatele fallimentari. Liquidità  che invece è stata in parte utilizzata, assieme agli interessi attivi maturati, per coprire precedenti perdite di esercizio della stessa Lega. Per non parlare dei 2,3 milioni frutto di quella transazione con le agenzie delle scommesse del 2003/04, siglata da Carraro, Petrucci, Pagnozzi e Ghirelli che, anziché essere distribuiti alle Società in organico, sono stati utilizzati, a insaputa di tutti, per l’acquisto della sede in via Jacopo da Diacceto.

Nel frattempo il “magno” Claudio, pur spogliato della delega alle riforme, continua, imperterrito, a frequentare i piani alti di via Allegri. Quello che agli altri viene negato, lui l’ ottiene in sole 48 ore. Un papocchio! Tavecchio, che si affanna a smentire la sua sudditanza al presidente della Lazio, si copre solo di ridicolo.

Motivi per intervenire Giovanni Malagò ne ha in abbondanza. Materiale ancora di più. Eserciti con autorità in suo ruolo di garante. 

Sopratutto vigili. Scongiuri la possibilità che qualcuno, male intenzionato, tenti di depositare vagoni di sabbia, sul lungo Tevere, all’ ingresso del “Foro Mussolini”.

Vittorio Galigani