ll punto sulla Serie C - Quando il Novara prendeva Bruno Fernandes per 40mila euro... (di Nicolò Schira)

11.03.2021 11:00 di Roberto Krengli Twitter:    vedi letture
Fonte: tuttoc.com
Nicolò Schira
Nicolò Schira

In palio domenica pomeriggio al Piola c’è un pezzo di Serie B. Chi vince può dare la spallata decisiva al campionato nel girone A. Ad infiammare il duello tra Pro Vercelli e Como la sfida fratricida tra i Gatto. Leonardo contro Massimiliano, ne rimarrà uno solo (calcisticamente parlando...). Anche se il sogno dei due è ritrovarsi in coppia a luglio in cadetteria. Uno direttamente e l’altro attraverso il trionfo nei playoff. Intanto domenica vogliono lasciare il segno replicando quanto fatto nell’ultimo turno di campionato, quando Max ha steso la Pro Sesto e Leo in contemporanea ha castigato la Pistoiese, condannando Riolfo all’esonero. Como chiama e Vercelli risponde, verrebbe da dire. All'insegna di un testa a testa speciale. Insieme i Gatto Bro hanno giocato solo due anni fa in quel di Vercelli. Con i loro assist hanno innescato la vena realizzativa di Morra, centrando un brillante piazzamento playoff. In campo non si faranno sconti e non tireranno indietro la gamba, come facevano nelle partitelle all’ultimo sangue da bambini a Trebisacce. Una passione, quella per il pallone, trasmessa a entrambi dal fratello maggiore Giuseppe. Tutta colpa di quelle partitelle infinite tra vasi rotti in giardino che scatenavano i rimproveri bonari di mamma Rosellina. La caparbietà di Leo congiunta alla fantasia di Max formerebbero un esterno offensivo da Serie A. Il loro sogno. Gatto jr è già arrivato in doppia cifra e a 25 anni suonati sta vivendo l’annata migliore della carriera. Con un Gattuso in panchina, Giacomo come quel Rino che lo lanciò titolare in B a Pisa. Leo invece dopo tanti anni al piano di sopra da protagonista tra Lanciano, Salernitana, Vicenza, Ascoli ed Entella è tornato in C per riprendere la rincorsa verso l’alto. Magari in futuro giocheranno insieme. Di nuovo. Adesso invece saranno l’uno contro l’altro come quando seguono di notte le partite di NBA in televisione. Leo innamorato di LeBron e Max a tifare per Russell Westbrook. A gestirli l'amico speciale Luca Crescenzi, adesso scudiero di Max a Como e grande ex del match domenica. Così uguali ma così diversi i Gatto. Più quadrato Leo (se non avesse fatto il calciatore probabilmente si sarebbe candidato in politica...), più sgargiante Max (aspirante Don Giovanni...). Dai loro piedi passerà il bivio promozione. A fine partita sarà tempo di abbracci e scambi di maglia, con qualche sfottò di rito per chi sarà uscito sconfitto dal campo. Per chi tiferanno papà Franco e mamma Rosellina non è dato saperlo, probabilmente avranno il cuore diviso a metà come i loro agenti Danilo Caravello-Stefano Antonelli. Comunque vada, almeno per loro, sarà un successo...

Vis Pesaro a tutta...birra ! Luogo comune spesso abusato nel calcio, ma nel caso dei biancorossi efficace. Il propellente per la rinascita dei marchigiani è stato l'avvento in qualità di responsabile dell'area tecnica di Alessio Peroni. Peroni come la birra, ma nessun grado di parentela tra l'azienda e il dirigente ascolano, che con grande laboriosità a gennaio ha ristrutturato l'organico. Una rosa che era considerata da molti come una delle principali candidate alla retrocessione adesso sogna una tranquilla salvezza con vista sui playoff. Merito del lavoro di Peroni. Una scommessa vinta dal presidente Mauro Bosco, che ha scelto di puntare su un dirigente interno rispetto alla possibilità di pescare un forestiero. Bravo poi Peroni a scegliere il timoniere giusto, quel Daniele Di Donato a caccia di rilancio dopo qualche delusione di troppo nelle ultime stagioni (vedi caos Trapani). DiDo non è partito nel migliore dei modi e la sua posizione si era fatta traballante, ma Peroni ha fatto da scudo al proprio tecnico e i risultati ora si vedono. Sul mercato sono cambiati ben sei undicesimi dell'undici titolare: con i vari Bertinato, Di Sabatino, Ferrani, Carissoni, Di Paola e Gucci che si sono rivelati un valore aggiunto. Senza dimenticare un califfo di esperienza davanti come Mimmo Germinale preferito a una figurina illustre ma ormai al crepuscolo come Daniele Cacia. I successi brillanti ottenuti contro FeralpiSalò e Cesena hanno riacceso le ambizioni della Vis, che vuole chiudere il girone di ritorno alla grande. Con la coppia Peroni-Di Donato che inizia ad attirare le attenzioni di altri club, anche se il patron Bosco appare intenzionato a fare muro dinanzi ai corteggiatori...

Oggi è il miglior calciatore della Premier League per rendimento e impatto decisivo (gol e assist). Bruno Fernandes è una delle stelle più luminose del calcio internazionale. Centrocampista offensivo che segna come un bomber. Giocatore da 20 gol a stagione e doppia cifra di passaggi vincenti. Un campione che dopo essere diventato il leader tecnico del Manchester United è pronto a prendere per mano anche la nazionale portoghese al prossimo Europeo.

Bruno è cresciuto in Italia, dove ha mosso i primi passi mettendosi in luce appena 18enne come il miglior giovane della Serie B 2012/13. Merito del coraggio di Alfredo Aglietti che lo lanciò titolare al momento del suo insediamento sulla panchina azzurra. Dalla zona Playout alle semifinali Playoff, il passo fu breve grazie alle giocate di Fernandes. In questi giorni è scattata la stucchevole corsa ad affibiarsi la paternità della scoperta del gioiello lusitano. In tanti rilasciano interviste per sottolinearne i meriti. Eppure vi possiamo raccontare - senza timore di smentita alcuna - come sono andate realmente le cose. Il vero e principale artefice del suo arrivo a Novara per soli 40mila euro dal Boavista fu l'allora giovane capo-scout della società piemontese, ovvero Javier Ribalta (oggi direttore sportivo dello Zenit dopo aver lavorato per Juventus e Manchester United come dirigente e responsabile degli osservatori). Il talent-scout spagnolo fu il primo a intravedere le potenzialità di Bruno e architettò l'operazione, sfruttando i canali privilegiati con l'agente Miguel Pinho. Un feeling necessario per convincere il ragazzo, allora neppure maggiorenne, a scegliere Novara e la Serie B italiana. A raccontarmelo ai tempi lo stesso Bruno Fernandes, che ebbi il privilegio di intervistare come primo giornalista italiano su una testata nazionale (all'epoca ero direttore di TuttoB). Era un giovedi pomeriggio e Bruno era reduce dal suo primo gol casalingo nei professionisti nel 3-2 novarese contro il Sassuolo.

Ne ha fatta di strada da quel giorno quel ragazzino timido, ma educatissimo e dalla classe cristallina: oggi vale più di 100 milioni ed è una stella mondiale. Otto anni e mezzo fa però il primo a scovarlo e a credere in lui fu Rico Ribalta. L'unico - insieme al suo storico agente Miguel Pinho (Bruno negli anni ha respinto le avance di Jorge Mendes e tantissimi agenti italiani per non tradirlo...) - a credere ciecamente in quel ragazzino magrolino e dai capelli lunghi, che col pallone tra i piedi sapeva fare magie. 

Nicolò Schira

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