Il punto sulla Serie C (di Tommaso Maschio)

14.04.2021 12:00 di Roberto Krengli Twitter:    vedi letture
Fonte: tuttoc.com
Tommaso Maschio
Tommaso Maschio

Nonostante la pandemia, le finanze sempre più barcollanti a causa della mancanza di entrate e i ristori che tardano ad arrivare (se mai arriveranno) la Serie C si conferma un vero e proprio frullatore per quanto riguarda le panchine con un numero enorme di cambi (compresi i ritorni) che difficilmente sono compatibili con una situazione così delicata a livello economico per quasi tutti i club. Sono infatti 97 i cambi di panchina, contando gli ultimi due (Di Stefano per Lopez a Lucca e Albertini per De Paola a Crema) arrivati ieri, in terza serie con la tripla cifra che mai come oggi è stata così vicina. Un numero enorme se si considera che delle 69 squadre al via solo 26 (AlbinoLeffe, Grosseto, Juventus Under23, Lecco, Olbia, Pontedera, Pro Patria, Pro Vercelli e Renate nel Girone A, Cesena, Feralpisalò, Gubbio, Matelica, Modena, Padova, Perugia, SudTirol, Teramo e Virtus Verona in quello B e Avellino, Casertana, Catanzaro, Foggia, Juve Stabia, Monopoli e Ternana in quello C) non hanno operato cambiamenti andando avanti con il tecnico scelto a inizio stagione.

Le altre 43 invece hanno deciso di cambiare, anche più volte, anche tornando sui propri passi, l’allenatore in questa stagione. Una media di 2,25 allenatori (1,4 se si considerano tutte e 69 le squadre) a panchina che mostra quanta poca logica e ancor meno programmazione ci sia nella nostra terza serie. Numeri che cozzano con i problemi economici, ma anche con le parole – sempre più vuote – di inizio stagione dove si giura e spergiura di aver iniziato un progetto salvo poi mandarlo a monte alle prime difficoltà scegliendo la strada più veloce – e anche più costosa – dell’esonero, del cambio di guida tecnica. Scelte a volte giustificate e giustificabili, ma spesso e volentieri figlie dell’improvvisazione e di strategie sportive farraginose e confuse in cui probabilmente poco credono anche gli stessi dirigenti e le stesse società. O forse addiruttura della mancanza delle stesse, altrimenti è difficile capire perché cambiare più allenatori senza che i risultati sul campo cambino di una virgola o quasi.

Per carità gli esoneri sono sempre esistiti nel mondo del calcio e sempre esisteranno, ma un numero così alto come quello visto in questa stagione appare davvero esagerato e come dice il collega Luca Bargellini (a cui ho rubato lo spunto per l’editoriale) “verrebbe da chiedersi cosa potrebbe accadere se i club della Lega Pro avessero risorse più consistenti di quelle attuali”.

Tommaso Maschio

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