Il punto sulla Serie C (di Sebastian Donzella)

10.11.2020 11:00 di Roberto Krengli Twitter:    vedi letture
Fonte: tuttoc.com
Sebastian Donzella
Sebastian Donzella

Il derby più assurdo di sempre è finito da poche ore. Palermo-Catania si è giocata, nella maniera più folle di tutte. I rosanero, decimati dal Covid, in panchina hanno portato un solo giocatore, il secondo portiere. Poi stop. Come una scalcinata squadra di terza categoria che deve per forza andare a giocare un'inutile gara di fine anno in montagna, magari al vento e al gelo. Qui, però, è diverso. Si parla di professionismo. Ma soprattutto, e non ce ne voglia la Lega Pro, si parla di Palermo-Catania. Un derby tra i più sentiti in Italia e nel mondo, un derby che ha cambiato anche il nostro calcio (un pensiero, doveroso, va all'ispettore Filippo Raciti scomparso 13 anni fa). Un derby che si è giocato in maniera impari perché qualcuno non ha avuto il coraggio di fermare la giostra. I regolamenti sono regolamenti ma forse, e questo ne è l'esempio lampante, questo regolamento è tutt'altro che perfetto.

Ma spostiamo lo sguardo più in avanti. Il 30 novembre l'Assocalciatori avrà un nuovo Presidente. E sarà, al 99,99%, Umberto Calcagno. Se qualcuno ha voglia di elezioni combattute punto a punto o voto a voto è meglio che continui a guardare oltreoceano. Perché la sfida Calcagno-Dossena non sarà affatto come quella Biden-Trump. Vi spieghiamo brevemente (promesso) il perché.

L'AIC porterà al voto 137 delegati: uno per ogni club professionistico, dalla A alla C, più uno per ogni squadra di calcio femminile di Serie A, più uno per ogni regione tra i dilettanti, tre in rappresentanza del calcio a 5 e tre in rappresentanza dei 1200 ex calciatori ancora iscritti al sindacato. Il conto originario, in realtà, prevedeva 138 membri ma sappiamo tutti che fine ha fatto il Trapani.
Tutti questi delegati eleggeranno 25 consiglieri (ogni delegato esprime 25 preferenze). A loro volta questi 25 consiglieri eleggeranno tra di loro il presidente. Per essere eletto presidente serve candidarsi ma anche entrare nel ristretto club dei 25. Calcagno, vicepresidente vicario uscente, ha da tempo preparato la sua squadra, composta da 24 uomini. Dossena, invece, si è candidato in solitaria. Ecco perché l'elezione appare già decisa: Dossena dovrebbe non solo riuscire a entrare in Consiglio (tra i 25 insomma) ma poi dovrebbe ottenere la maggioranza proprio in Consiglio, lì dove siederanno i consiglieri eletti con Calcagno.

Tutto questo per dirvi che Umberto Calcagno, a meno di incredibili e imprevidibili scossoni, il 30 novembre diverrà il terzo presidente nella storia dell'Assocalciatori. Il primo di Serie C. Perché l'avvocato Sergio Campana, fondatore dell'associazione e primo presidente, e Damiano Tommasi, secondo presidente dimessosi a giugno, hanno avuto una lunga carriera in Serie A. Calcagno, invece, in massima serie ci ha giocato due volte, giusto in tempo per vincere lo scudetto con la Sampdoria. Poi una lunghissima carriera tra C1 e C2. Insomma, un presidente che arriva dal basso con un'idea fissa in testa: ottenere dalle squadre più blasonate i soldi per far rifiorire la Serie C, cancellando l'usanza, diffusa in terza serie da anni e anni, di usare i giovani come bancomat.

A proposito di bancomat, i club di Lega Pro, tra un mese, sono attesi dalla prima prova del nove. Il 16 dicembre, infatti, scadranno i pagamenti degli stipendi di settembre e ottobre, i primi della nuova stagione. Al momento più di metà dei club ha pagato tutti gli emolumenti di settembre e la situazione sembra positiva, pur nelle ristrettezze dovute al Covid. A Livorno e Carpi, i casi più spinosi, la situazione sta rientrando e, a meno di clamorosi sviluppi, entrambi i club proseguiranno normalmente la stagione.

Sebastian Donzella

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