Il punto sulla Serie C (di Marco Pieracci)

23.02.2021 11:00 di Roberto Krengli Twitter:    vedi letture
Fonte: tuttoc.com
Marco Pieracci
Marco Pieracci

L’election day in Federcalcio non ha riservato alcuna sorpresa. Il presidente uscente Gabriele Gravina è stato riconfermato alla guida della FIGC per il prossimo quadriennio. Un verdetto ampiamente annunciato arrivato già al primo scrutinio con una maggioranza schiacciante, di gran lunga superiore a quelle che erano le aspettative. Gravina, che era accreditato di una base del 64%, si è imposto in assemblea con il 73% delle preferenze, sbaragliando la concorrenza dell’ex alleato Cosimo Sibilia, presidente della Lega Nazionale Dilettanti, sfidante che godeva soprattutto dell’appoggio di Claudio Lotito. Adesso, forte di un mandato rinnovato fino al 2024 e di un ampio sostegno, è arrivato il momento di passare dalle parole ai fatti, mettendo finalmente in pratica quel progetto di riforma da tutti auspicato e non più rinviabile per garantire la sopravvivenza del calcio italiano.

Un progetto che non potrà rispondere soltanto all’interesse dei soliti noti ma che dovrà essere condiviso da tutte le componenti in causa e fondarsi una redistribuzione più equa della risorse. Più facile a dirsi che a farsi, ma almeno ci si deve provare con il coraggio di andare fino in fondo. La Lega Pro è pronta fare la propria parte nel processo costituente, recitando un ruolo attivo nella discussione attraverso la partecipazione al Consiglio Federale di Alessandro Marino e Giuseppe Pasini. Riconoscimento importante per i patron di Olbia e Feralpisalò, due figure autorevoli  e di riconosciuta credibilità che insieme a Ghirelli dovranno farsi portavoce delle istanze dalla terza serie, probabilmente quella che più di ogni altra ha bisogno una volta per tutte di un nuovo format che la renda più sostenibile e al passo coi tempi.

L’idea di una C unica, magari a 20 squadre, senza divisione geografica tra nord, centro e sud, è affascinante, ma pone un problema di opportunità visto che dal punto di vista pratico rischia di rivelarsi una strada difficilmente percorribile. A maggior ragione in tempi di Covid. Vero che si deve ragionare sul medio-lungo termine, consapevoli che prima o poi il virus ci lascerà in pace ma in questo periodo storico la realtà nuda e cruda ci racconta di società in grossa difficoltà, costrette a fare salti mortali per sostenere costi di gestione ingenti, a fronte di ricavi pari allo zero. Un altro campionato cuscinetto, che si chiami C2 o come volete, assicurerebbe un livello intermedio utile per ammorbidire il salto dal dilettantismo al professionismo, evitando un torneo a due velocità. Come rischia di essere ad esempio quello che si verrebbe a creare con una B a 40 squadre. I due gironi andrebbero a ingolfare ancora di più il sistema che invece dovrebbe andare nella direzione opposta.

Marco Pieracci

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