Il punto sulla Serie C (di Ivan Cardia)

15.02.2021 11:00 di Roberto Krengli Twitter:    vedi letture
Fonte: tuttoc.com
Ivan Cardia
Ivan Cardia

Alzi la mano chi se lo ricorda il Trapani di Vincenzo Italiano ? Prima epifania calcistica di un allenatore del quale sentiremo parlare a lungo. Del quale sentiamo parlare ora con merito, dopo la vittoria del suo Spezia sul Milan. Il massimo campionato lo guarda con attenzione e ammirazione, ma tutto è nato dalla Serie C. Come per altri dieci allenatori: da Gattuso a Stroppa, undici tecnici sui venti del massimo campionato hanno iniziato la propria carriera in terza serie o vi hanno vissuto un passaggio fondamentale. Che sia stato per partire o ripartire, come accaduto a Inzaghi, con un passato da grande calciatore o meno, sciacquare i panni nell’Arno della Serie C aiuta a fare bene lì in alto. Quando si ragiona del futuro, e si parla di serbatoio di talenti, non vale soltanto per i calciatori.

Nella Serie C di oggi, paese che vai scontento che trovi. Ma c’è modo e modo, anche a costo di essere banali. A Gubbio spuntano addirittura i nomi crocifissi: roba da pazzi, da criminali. E anche da stupidi: perché gesti del genere impediscono di entrare nel merito, chi li fa sbaglia sempre e comunque. Perché su una squadra, su una dirigenza, su una società, si può dire e fare di tutto. Se scadi nella croce col nome appesa a un ponte, non meriti di esser ascoltato, preso in considerazione. E quindi l’unica resta non ragionar di loro, guardare e passare. Augurandosi che se ne occupi di chi di dovere.

Ci sono altre piazze dove si protesta, ma in modo civile. Per esempio, da Palermo ricevo un giorno sì e l’altro pure striscioni di contestazione contro l’attuale dirigenza. Per carità, non stiamo parlando di complimenti in stile Oxford. Però fanno parte del gioco, il calcio parla al cuore e anche alla pancia, gli scontenti è giusto che si facciano sentire. A patto di avere chiaro di che si parla: oggi c’è una realtà. Mai accontentarsi, vero, ma visti i precedenti e anche quel che succede in giro, intanto c’è da tenersi stretta quella. Poi la piazza sogna, il nome di grido si chiama Ferrero, l’accoppiata con Perinetti fa tornare in mente la gloria degli anni passati. È un bel sognare, può anche diventare realtà in tempi non lunghissimi. Vedremo.

Sul Livorno poche righe, qui non si parla di sogni ma di tranquillità. Finora ci ha pensato Spinelli, e questa resta la principale garanzia per la squadra, per i tifosi, per la città. Però la tiritera di offerte, fideiussioni, proposte e promesse va avanti a giorni alterni. A un certo punto deve finire. Ecco, a chi sogna vien da dire: fate benissimo, ma c’è anche chi s’accontenterebbe di volare in tranquillità. Salutiamoci col Carpi: non vedo, non sento, non parlo. Stagione da montagne russe: viene silurato Pochesci, che aveva fatto un mezzo miracolo, e arriva Foschi, bravo tecnico ma chiamato a guidare una squadra legatissima al precedente allenatore. Ne perde quattro su sei, capisce l’antifona, si dimette. E la società chi richiama ? Ovvio, Pochesci. Mi auguro che almeno uno “scusa” sia stato pronunciato. Per i tifosi, l’augurio è che in tutto ciò non si sia compromessa una stagione che poteva (può ?) ancora essere positiva.

Ivan Cardia

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