Il punto sulla Serie C (di Ivan Cardia)

09.02.2021 11:00 di  Roberto Krengli  Twitter:    vedi letture
Fonte: tuttoc.com
Ivan Cardia
Ivan Cardia

Tanta carne al fuoco nel menu della Serie C.

Il Bari perde ancora: due KO nelle ultime tre partite, Gaetano Auteri è con un piede fuori dalla porta. Che non fosse una scelta indovinata si è già scritto e non ci tornerò: dopo la gara col Bisceglie qualcosa si è definitivamente rotto con l’ambiente. Sul rapporto con la squadra non mi permetto di giudicare, ma anche lì la sensazione non è positiva. Se sarà esonero, il tecnico di Floridia pagherà errori suoi ma soprattutto di altri: di chi ha sbagliato ancora la scelta dell’allenatore e di chi ha portato avanti un mercato che alla fine dei conti è stato da 3 in pagella. Troppe cessioni, pochi innesti. Curioso che quasi tutti i calciatori salutati dal Bari siano andati in Serie B, la beffa è che qualcuno sia già stato pure decisivo. Intanto, dalla società biancorossa neanche uno spiffero su quel che sarà, come già accaduto in estate nel lunghissimo periodo di silenzio radio tra l’avvicendamento di Vivarini e l’arrivo dello stesso Auteri. È il tempo delle riflessioni, per carità, ma non è un grandissimo segnale.

Nel toto-allenatori, circola la suggestione Ventura. Calda o fredda a seconda della fonte. L’epopea di mister libidine in biancorosso ha lasciato ricordi misti: entusiastici per quel che la sua squadra fece, ma in città anche l’ombra del calcioscommesse calata su quel gruppo di eroi ha avuto pochissime risposte negli anni. Altri tempi, da tutti i punti di vista: al di là dei particolari, se la scelta di Auteri è stata sbagliata lo è stata soprattutto perché al Bari di oggi serve normalità. Ventura, preso a capro espiatorio di un’Italia che aveva anche mille altri problemi, non allena in Serie C da quindici anni, guarda caso al Napoli. Calarsi in una categoria frequentata solo saltuariamente nel corso di una carriera vissuta quasi tutta su altri lidi non è scontato, anzi può rivelarsi decisamente un azzardo. Darebbe una scossa, ma oggi al Bari serva qualcuno che sappia navigare nelle turbolente acque della provincia della provincia del calcio italiano, e transitare per i playoff che a questo punto sono l’unico passaggio per conquistare la B.

Restiamo in tema, più o meno. In settimana ho leggo con grande interesse il botta e risposta, su queste pagine e su quelle di TMW, tra il mio predecessore Luca Bargellini e il presidente di Lega Pro, Francesco Ghirelli. Tanti temi, tra due persone che stimo. Tra i più interessanti, credo rimanga sempre l’annosa questione delle multiproprietà: alla terza serie convengono davvero ? Io continuo a credere di no, che le seconde squadre redistribuiscano risorse e coltivino talenti, mentre le doppie proprietà creino tante succursali che si accontentano di vivacchiare senza grandi ambizioni. E lasciamo perdere l’idea di avere due squadre dello stesso proprietario nella stessa serie: roba da campionato delle banane. A Bari, per esempio, gli errori sin qui commessi in questa stagione non sono legati soltanto a questo tema, ma anni fa qualcuno scriveva che così una grande piazza sarebbe diventata una filiale del Napoli e a posteriori viene difficile dargli torto. Meglio del nulla che si era creato dopo la drammatica gestione Giancaspro, si dirà. Vero, ma non basta comunque. Per il resto, condivido le critiche all’idea bislacca di una C in diaspora tra B e D (al di là di un vantaggio elettorale e qualche milione promesso qui e lì, non ho mai capito sportivamente che guadagno rappresenterebbe), così come la preferenza che ha Luca per un ritorno a C1 e C2. La miglior fotografia che le riforme vanno fatte con cura e calma. Vedremo se ci sarà il sostanziale conclave riformista augurato da Ghirelli: il gattopardismo del calcio italiano tende a essere difficile da superare.

Un paio di argomenti sparsi in chiusura. Il primo: in settimana si è parlato pochissimo di un cambiamento delle regole a stagione in corsa. Nel girone C non ci sarà più una retrocessione diretta, ma soltanto due attraverso i playout. È passata quasi sotto silenzio perché non vi era motivo di polemica e perché alla fine sono stati contenti tutti: una novità intelligente, e forse persino tardiva rispetto a quel che avrebbe suggerito il buon senso. Ma insomma contenti tutti. Il secondo: gli arbitri. In quanto obiettivi osservatori di quel che succede (e rassicuro tutte le squadre che lo siamo, in caso di dubbi basta una telefonata), riceviamo di giornata in giornata una quantità inverosimile di polemiche e recriminazioni relative alla classe arbitrale. Credo che sia anzitutto una questione culturale: siamo ormai abituati al calcio del VAR e quello in cui persino gli errori più grossolani non si possono correggere ci sembra roba vecchia. Come un film muto in bianco e nero. Dato che però il VAR probabilmente in Serie C non si avrà mai (chi lo paga ? Chi lo organizza ? Un pizzico di realismo), a questo bisogna rassegnarsi. Non altrettanto può dirsi del progressivo scadimento della classe arbitrale, peraltro evidente non solo in C e legato a problemi che hanno la loro radice nell’AIA e non certo nella Lega Pro: dispiace dirlo, ma l’arbitro non può diventare un vero e proprio problema.

Ivan Cardia

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