Il punto sulla Serie C (di Ivan Cardia)

12.10.2020 11:00 di Roberto Krengli Twitter:    vedi letture
Fonte: tuttoc.com
Ivan Cardia
Ivan Cardia

Siamo al buio. I problemi tecnici esistono, come fulmini e tempeste: non vogliamo dare la colpa a nessuno. Ma o li risolvi o li risolvi: tertium non datur. Di questi tempi, la quasi totalità dei tifosi non può andare allo stadio per sostenere la propria squadra del cuore. Se poi non può neanche seguirla in TV, allora tutto diventa un nonsense: le partite, così, si giocano per nessuno. È una grandissima responsabilità a cui, senza buttare la croce addosso a nessuno perché non si vuole infierire sulle difficoltà, il licenziatario dei diritti tv della Serie C sta clamorosamente venendo meno. Nella fase storica peggiore in cui poteva accadere, quella in cui più di tutto ci sarebbe bisogno di far vedere a chi è a casa lo spettacolo. Che altrimenti, appunto, non è spettacolo. Dalla Lega Pro tuonano e chiedono chiarimenti, ma studiano anche il da farsi: due giornate di blackout rappresentano un vero e proprio inadempimento, non solo verso i tifosi ma anche verso la lega. Trovare una soluzione alternativa, in questa fase, non è certo facile. Ma qualcosa andrà fatto perché andare avanti così è impensabile.

Anche perché i tifosi, allo stadio, non torneranno. Non per ora. E a breve anche quei pochi che finora hanno concesso spiragli in questa direzione dovranno tornare sui propri passi. Ecco che così la battaglia più cruciale e anche difficile si sta già spostando su un altro campo. Il rientro dei tifosi, con la pandemia che purtroppo avanza e la stessa possibilità di scendere in campo che viene messa in discussione (a proposito: il calendario reggerà tutti i rinvii che ci saranno ? Mah), è diventata ormai una chimera. Così il calcio, la Serie C per quel che c’interessa ma il calcio in generale, bussa alle porte della politica chiedendo ciò che in fondo, a essere materialisti e venali, i tifosi rappresentano per i club: soldi. È poco romantico ? Vero, ma a volte bisogna dare pane al pane. Anche in una situazione oggettivamente già complicata per le finanze pubbliche, serve un intervento di questo tipo, altrimenti non si va avanti e la deadline può essere metà novembre, per esempio, quando scadranno i termini per gli stipendi dei calciatori, che da giugno in tutte le categorie giocano virtualmente gratis. Cosa risponderà la politica, chi lo sa. Il pallone viene visto dal governo a targhe alterne: un giorno è un settore produttivo cruciale, l’altro sono quattro fessi che sgambettano all’oratorio. Così, la battaglia per i tifosi che diventa battaglia per i soldi si trasforma in qualcosa di ulteriore: battaglia per essere presi, una volta per tutte, sul serio.

Ivan Cardia

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