Il punto sulla Serie C (di Ivan Cardia)

05.10.2020 11:00 di Roberto Krengli Twitter:    vedi letture
Fonte: tuttoc.com
Ivan Cardia
Ivan Cardia

Meno male che per qualcuno c'è un professionismo d'élite e un professionismo da quattro soldi.

La Serie A ultraricca e iper-professionale, la Serie C una congrega di dilettanti allo sbaraglio. Poi arrivi al dunque e vedi che gli stessi problemi sono risolti in tempi e modi differenti. La Lega Pro ci ha messo cinque minuti a sbrigare i suoi, rinviando Palermo-Potenza. La Serie A s'impantana su Juventus-Napoli e rischia di mettere in crisi l'intero impianto della fragile ripresa del calcio post-Covid o a questo punto semplicemente del calcio-Covid. Le differenze ci sono, è giusto darne atto: l'ASL lucana è stata più chiara di quella campana, ha messo sin da subito nero su bianco che la squadra non poteva partire. E questo è comunque un nodo gordiano da tagliare per i prossimi mesi. Palermo e Potenza non sono Juventus e Napoli, non hanno Champions League e incastri inesistenti dove poter infilare eventuali recuperi. Sono differenze oggettive, non le nasconderò per amore del campanile chiamato Serie C. Ma sta di fatto che, per una volta, la bistrattata terza serie ha dato una lezione di reattività, rapidità, certezza e se posso anche buonsenso ai signori lì in altro. Detto questo, per carità, navighiamo in acque agitate.

Le due vicende sono simili per un aspetto cruciale, in realtà Palermo-Potenza anticipa quel che sarà il nucleo della querelle legata a Juventus-Napoli: il protocollo è fragile, fragilissimo. Non è detto che gli azzurri riescano a spuntarla, ma se metà governo, il CTS e pure le autorità locali sostengono che la competenza resta a livello regionale qualcosa vorrà pur dire. È un campo minato e intricato, sul quale si gioca una battaglia più politica che calcistica: è una questione che affonda le sue radici nell'atavica propensione alla burocrazia e nella superfetazione di enti e competenze, che significherà pure pluralismo e sussidiarietà, ma alla fine della fiera troppe volte complica maledettamente le cose. Per farla semplice e brutale: il futuro del campionato è a rischio. In FIGC sono convinti di no, ma non aver coinvolto le regioni (sulle quali peraltro ci si appoggia per combattere la battaglia stadi) è stata un'ingenuità non da poco, anche se in Italia mettere d'accordo chiunque abbia voce in capitolo è missione inutile, prima che difficile. Così, qualche ASL darà una mano e qualcuna no, il rischio che a seconda di una o più variabili incontrollabili si rinviino troppe partite è dietro l'angolo. In A, dove già non saprebbero dove mettere Juventus-Napoli, ma anche in C. Ove i tempi per recuperare ci sono, per carità. Però, visto che le cose stanno peggiorando da tanti punti di vista, potrebbero stringersi da un momento all'altro. Così urge studiare un dannato piano B, che finora il calcio non ha mai fatto. Perché non una serie di "bolle" regionali in cui far andare avanti i rispettivi campionati ? La A in Lombardia, la B in Veneto, i tre gironi di C in altrettante regioni. È una proposta folle ? In America hanno chiuso tutta la NBA a Disneyworld, qui si tratterebbe di chiedere a una ventina di squadre di passare sei mesi in una regione. Senza girone di ritorno, ça va sans dire, tanto il fattore campo purtroppo rimarrà comunque un'utopia. Ci sono mille ragioni per le quali non è una buona idea, ma qui iniziamo a faticare nell'immaginare il traguardo e qualche strada alternativa si dovrà pur trovare. Servirebbero soldi per pagare il giochino, certo. A proposito, serviranno comunque senza stadi e abbonamenti, tanto più se consideriamo che in queste mesi i giocatori, nessuno escluso dalla A alla C, stanno giocando virtualmente gratis in attesa del fatidico 16 novembre (non tutti, ovvio, per fortuna c'è chi paga gli stipendi prima dell'ultimo secondo): a un certo punto lo Stato dovrà rendersi conto ancora una volta che questo benedetto calcio può anche contare meno della scuola, nessuna obiezione. Ma non conta zero, se il Paese si ferma per sapere che faranno Juventus e Napoli, tema unico di discussione nelle ultime 24 ore. 

Il fatto che la Lega Pro abbia risposto in modo decisamente più convincente rispetto alla A consente di affrontare anche una piccola e non richiesta digressione. In tutta onestà, credo che al presidente Ghirelli siano addebitate tante colpe che spesso non ha. In settimana siamo stati anche protagonisti di una vicenda per certi versi non troppo piacevole: ho registrato le confessioni di Pino Iodice, che gli ha lanciato accuse pesanti. Hanno fatto male ? Non lo so, probabilmente sì ma credo sappia meglio di me che un giornalista non può tirarsi indietro, al massimo dare spazio per replicare. Ha risposto ? No. Avrebbe dovuto ? Penso che sarebbe stato opportuno, ma anche che ognuno abbia diritto ai suoi tempi e alle sue verità, e che comunque non possa essere certo uno sbarbatello come me a fargli la morale. Lasciando i fantasmi del passato al passato, o alle loro conseguenze sul presente, credo pure che abbia commesso degli errori: lo scivolone sulle risorse da minutaggio è stato rischioso, la vicenda delle liste e del paventato sciopero francamente evitabile. Non sono gli unici e penso anche che in molti casi ne sia consapevole. Ma sono convinto che, di contro, abbia tanti meriti per avere tenuto la barca in linea di galleggiamento, molti dei quali non gli vengono riconosciuti. Per dirne qualcuno: ha disinnescato il detonatore di una caterva di ricorsi ed è sembrato quello che voleva tenere fuori il Bari. Ha imparato la lezione del Pro Piacenza e in qualche modo ha evitato che si riproponesse: la storia del Trapani è tremenda, ma impedirla era quasi impossibile. Proprio la vicenda Juve-Napoli certifica che fatta la legge trovato l'inganno, figuriamoci per i farabutti. In generale, sta governando una situazione impossibile e ha chiuso la scorsa stagione senza casi clamorosi: non succedeva da anni. Non è un peana: ci sono luci e ci sono ombre, basta essere obiettivi nel valutare le une e le altre. A ben vedere, forse sono più le prime delle seconde. Specie adesso che, in qualche modo, possiamo essere fieri di una Lega Pro che per una volta può dare una lezione alla Serie A. 

Poscritto sul Trapani: e che c'è da aggiungere ? È andata a finire come tutti sapevano che sarebbe andata a finire. Tant'è che quel che penso della faccenda l'ho scritto una settimana fa. Il vero guaio è il fondato timore, anzi la ragionevole certezza, che non sarà l'ultima di questa stagione. 

Ivan Cardia

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