Il punto sulla Serie C (di Ivan Cardia)

08.06.2020 11:00 di Roberto Krengli Twitter:    vedi letture
Fonte: tuttoc.com
Ivan Cardia
Ivan Cardia

Passo avanti o passo indietro, non c’è molta differenza. La Serie A si presenta al Consiglio Federale con la richiesta di bloccare le retrocessioni in caso di nuovo (e definitivo stop al campionato) e fa infuriare un po’ tutti. Al netto del momento abbastanza diverso (oggi si spera di essere fuori dall’emergenza), è la stessa identica cosa che ha chiesto la Lega Pro qualche tempo fa. All’epoca fece rumore la porta sbattuta in faccia, ora che lo chiedono i big le componenti federali risponderanno diversamente ? Ci auguriamo e ci pare di capire di no, staremo a vedere. Altrimenti tanto rumore per nulla. 

Sta di fatto che il partito di chi non voleva davvero giocare, e lo farà un solo perché costretto, è più ampio di quanto si possa pensare e di quanto sia stato raccontato finora. C’è anche da evidenziare che le motivazioni sono le più disparate. Per chi dietro lo stop vuole nascondere anni di malagestione finanziaria, ha ragione Gravina: tristi, cialtroni e poco altro. Riservare lo stesso appellativo a chi invece ha fatto notare come un ritorno in campo sia parecchio (troppo ?) complicato, con altrettanta serietà di chi ha sempre spinto per la ripresa, è un po’ superficiale e manicheo. Tant’è che le difficoltà restano: a 22 giorni dal 30 giugno, le società non sanno ancora come, perché e fino a quando devono rinnovare i contratti dei propri giocatori. E i meccanismi sanzionatori della Federcalcio al riguardo potranno avere un impatto limitato, se non si vuole correre il rischio che vengano cassati in sede giudiziaria.

Il clima di incertezza è parecchio tangibile soprattutto in terza serie. A oggi, in C non sappiamo se e come si tornerà in campo. È interessante notare come le posizioni si siano evolute col passare del tempo. Fino all’altro ieri, 60 medici su 60 (o giù di lì) ci raccontavano che il protocollo era inapplicabile, che la diversità della C imponeva una strada diversa dal ritorno i campo, che non si poteva riprendere a giocare. Ora, pare che tutti in qualche modo vogliamo tornare a farlo. E noi siamo qui a chiederci se non ci avevano capito niente ieri o non ci hanno capito molto oggi. Perché in fin dei conti siamo spettatori, più che commentatori, e ci ritroviamo a guardare uno show abbastanza schizofrenico. 

Cosa succederà ? Nessun pronostico, anche perché potreste trovare queste pagine già invecchiate una volta che ne sapremo di più nel corso della giornata. L’idea di coinvolgere anche le tre prime in classifica nei playoff è francamente discutibile: in almeno due casi su tre stiamo parlando di un vantaggio che sul campo non sarebbe mai e poi mai stato ripianato. Riaprire i giochi così sarebbe assurdo. I playoff su base volontaria non ci piacciono molto per altri motivi, ma a questo punto darebbero in qualche modo compiutezza a una stagione patologicamente incompleta. Quanto alle zone basse della classifica, la soluzione dei playout per tutti ha senso: qui i distacchi sarebbero stati accorciabili. Resta in piedi l'ipotesi delle ultime retrocesse, con cinque giù "a tavolino". Ma lo spauracchio resta sempre lo stesso: i ricorsi. Aspettiamo la decisione finale, in tutta onestà queste sono righe di attesa e poco altro. Un monito, senza alcuna autorità, lo vorremmo lanciare: facciamo i seri. Il virus come occasione per nascondere la polvere di gestioni fallimentari sotto il tappeto, o per risolvere beghe politiche, o per smuovere le acque e le poltrone: ecco, tutto questo, con quello che abbiamo passato, che una parte d’Italia ha passato, sarebbe un affronto.

Ivan Cardia

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