Video - Il 'Gufo', del Novara, non è stufo

Il difensore Marco Calderoni incontra il tifoso degli azzurri Carlo Garbagnati
06.02.2017 16:00 di  Roberto Krengli  Twitter:    vedi letture
Fonte: Lega B
Il Gufo e Calderoni
Il Gufo e Calderoni
© foto di foto legab.it

“Piacere Gufo”. Sì, Carlo Garbagnati si presenta proprio così. Marco Calederoni, difensore del Novara, sulle prime lo guarda un po’ interdetto. “Ma un nome, no ?”. La domanda sorge spontanea. “In realtà un nome ce l’avrei, ma quando si parla del Novara io sono il Gufo. Tutti mi conoscono così ed io in questo soprannome mi ci ritrovo alla grande. Poi è chiaro, quando esco dallo stadio ed ritorno alla mia vita extra calcistica riacquisto la mia vera identità”.

Insomma, Carlo - che d’ora in poi chiameremo Gufo altrimenti se la prende a male - è un po’ il Bruce Wayne prima di diventare Batman. E sotto sotto lui supereroe lo è per davvero. “E come mai ti chiamano tutti così ?”, chiede Marco Calderoni decisamente incuriosito. “Una volta pensai che il Novara non aveva una mascotte e mi venne in mente il gufo. Venivamo da 7 sconfitte di fila sotto la gestione Aglietti e all’ottava partita mi presentai allo stadio con un peluche a forma di gufo. Dopo quella volta abbiamo fatto 7 vittorie di fila e così da allora non me le dimentico mai e tutti allo stadio mi hanno ribattezzato il Gufo”. E non è tutto. “Porto anche dei coriandoli che lancio dopo ogni gol segnato dal Novara, ed è per questo che spero sempre di tornare a casa a mani vuote”.

Calderoni se la ride di gusto, ma questo Gufo gli sta subito simpatico. “Da dove nasce la tua fede per il Novara ?”. “Non sono un tifoso storico. La mia passione è iniziata sette o otto anni fa. Sono motociclista ed ero in giro per Novara: passo dallo stadio, vedo delle macchine e sento dei rumori. Non ci penso neppure un secondo: biglietto per i distinti e da lì mi sono innamorato della curva”. Amore a prima vista insomma. “E pensare che prima di allora il mio stadio era San Siro in quanto interista, motivo per il quale ero abituato alle 80mila persone sugli spalti. Qui quel giorno ce ne erano 5 mila ma mi sono innamorato dei tifosi”. E da lì le ha viste tutte in casa e molte anche in trasferta. “Tutte quelle possibili in termini logistici”.

Così come Calderoni, anche il Gufo è molto curioso di sapere qualcosa in più del suo compagno di passeggiata per le vie del centro del Novara. All’interno del Broletto - il complesso complesso architettonico medioevale costituito da quattro edifici storici sorti in epoche diverse a due passi dal duomo - arriva la domanda a bruciapelo. “Ma a te, invece, che sensazione fa uno stadio pieno o uno stadio vuoto ?”. Calderoni si fa subito serio. “Quando lo stadio è pieno c’è tutta un’altra emozione. Al contrario, quando è vuoto, la sensazione che si prova è di grande tristezza. Questo perché i tifosi sono una parte fondamentale di questo sporto e penso che lo stadio dovrebbe essere sempre pieno”. E allora il Gufo rilancia. “Vi propongo, se la Lega B non fa storie ovviamente, per la prossima gara in casa di scendere in campo con undici sciarpe del Novara e mostrare a noi tifosi prima dell’inizio della partita. Sarebbe un bellissimo gesto per farci sentire il vostro affetto”. Il difensore del Novara lo guarda, ci pensa e poi si lascia andare. “E’ una grande idea. Prometto che passo il messaggio anche ai miei compagni e se possibile lo faremo, o magari ci inventeremo qualcos’altro”. 

Intanto sono quasi arrivati alla porta del duomo e qui Marco Calderoni si volta di scatto verso il Gufo. “Aspetta, aspetta. Ma tu sei quello dei cartellini rossi e della sciarpa a Boscaglia”. Il tifoso lo guarda, ci pensa un attimo e sorride. “Mi hai scoperto. Venivamo da una serie infinite di sconfitte in trasferta e così pensai di preparare dei cartellini rossi da esporre a Boscaglia prima dell’inizio del secondo tempo di una partita. 50 cartellini rossi, niente male come coreografia, certo, ma poi mi resi conto che forse avevamo esagerato. Dopo due settimane gli feci arrivare la voce che un tifoso aveva una cosa per lui: sulle prime era un po’ scettico, poi si avvicinò e gli consegnai una sciarpa del Novara. “Mettila, mettila mister”, gli dissi urlando. Lui la mise al collo e vincemmo la partita”. Al Gufo venne anche qualche senso di colpa dopo la partita dei cartellini rossi. “Mi resi conto che forse avevamo esagerato e così pensai che dovevo fare qualcosa per farmi perdonare. Quello della sciarpa è stato un gesto spontaneo e sono sicuro che anche a Boscaglia sia piaciuto”. 

Siamo ritornati al capolinea nella piazza dei Martiri della Libertà. E’ tempo dei saluti ma il il Gufo tira dalla tasca un sacchetto per Calderoni. “Un regalo per me ?”, chiede il difensore. “Sì, aprilo: mi rappresenta e spero ti porti fortuna”. Un piccolo gufetto avvolto in tanto coriandoli colorati. Perché Carlo Garbagnati sarà anche il Gufo, ma resta pur sempre un Gufo di cuore.

Guarda il filmato del Gufo e Calderoni per le vie di Novara