L'avversario: conosciamo Arezzo e l'Arezzo.

19.12.2014 09:00 di Sergio Guerzoni   vedi letture
L'avversario: conosciamo Arezzo e l'Arezzo.

La zona dove sorge la città di Arezzo, situata in posizione strategica alla confluenza di tre valli (Casentino, Valdarno e Val di Chiana) e molto prossima alla Val Tiberina, è stata abitata già a partire dalla preistoria, essendo il passaggio obbligato per valicare la catena appenninica verso l'Adriatico.

Il primo agglomerato urbano, come testimonia il rinvenimento di una cinta muraria, si sviluppò in epoca pre-etrusca sul colle di San Cornelio, a pochi chilometri dall'abitato attuale. Fu invece opera degli etruschi fondare Aritim sul colle di San Donato, zone perfettamente inglobata nell'attuale territorio comunale.

Gli antichi abitatori dell'Italia centrale ne fecero una delle dodici città stato (Dodecapoli) presenti sul loro territorio. La loro civiltà estremamente evoluta ha prodotto, fra le tante testimonianze artistico-manifatturiere giunte fino ai nostri giorni, la mirabile Chimera, rappresentazione bronzea di pregevole fattura dell'animale mitologico, simbolo della città unitamente al cavallo rampante presente nello stemma del comune.

Con l'espandersi dell'Impero Romano il popolo etrusco tentò di difendere la propria autonomia, ma nel III° secolo prima di Cristo dovette capitolare alle mire dei romani nella battaglia di Roselle (Grosseto) e Arezzo divenne, come le altre consorelle, una città romana, ribattezzata nel latino Arretium.

Passaggio obbligato verso nord da parte dei romani e per chi da settentrione cercava di raggiungere la capitale, fu teatro di diverse battaglie, la più importante delle quali atta a respingere i galli che scendevano verso Roma: per questo motivo divenne un presidio militare permanente.

Le ex città etrusche, durante le guerre civili nel periodo della Repubblica tentarono, senza successo, di riconquistare la loro autonomia: la vendetta di Silla e di Cesare fu così sistematica da cancellare tutte le tracce della loro cultura millenaria. A sommo esempio di ciò va ricordato uno dei più illustri aretini dell'epoca imperiale, diretto discendente degli etruschi, protettore dell'arte e della cultura, che sopravvive nel sostantivo che denomina questa pratica: mecenatismo, da Gaio Clinio Mecenate.

La caduta dell'Impero portò, come nel resto della penisola, le invasioni barbariche e la città venne occupata dai Goti e successivamente dai Longobardi.
Nel Medioevo, con l'arrivo di Carlo Magno e la diffusione del cristianesimo, divenne sede vescovile e godette di un sensibile rifiorire delle attività artistiche e culturali. Gli appassionati di musica sappiano che ad un illustre aretino, Guido Monaco, meglio noto come Guido d'Arezzo, si deve l'invenzione della scrittura musicale con il metodo del tetragramma (quattro righi), divenuto poi l'attuale pentagramma (cinque righi).

Dopo l'anno mille il potere feudale del vescovo-conte cominciò a vacillare, divenne libero comune e il potere politico sempre più “laico” fino al trattato di Worms del 1122 che mise parzialmente fine al dominio episcopale, portò alla confisca di molti beni della chiesa e diede inizio alla secolare lotta fra Guelfi e Ghibellini.

La lotta fra le due fazioni divenne sempre più aspra e le altre città toscane, Firenze e Siena in testa, ambivano a pareggiare la potenza dei ghibellini aretini. Le contese ebbero una svolta con la battaglia di Campaldino del 1289 conclusasi con la vittoria guelfa, tra le cui truppe militava anche Dante Alighieri.

Bisognerà aspettare la fine del XIV° secolo perché Arezzo perdesse la sua autonomia per essere annesso allo stato toscano e alla supremazia di Firenze.

In pieno XIII° secolo nacque ad Arezzo quello che si può considerare l'antenato dei moderni cantautori: Cenne de la Chitarra, così chiamato perché era solito accompagnare i suoi alati versi con lo strumento a corde. La città diede i natali anche ad altri grandi e più noti nomi della cultura, come Francesco Petrarca, Pietro Aretino, Giorgio Vasari, mentre nella sua provincia videro la luce personaggi come Piero Della Francesca e Michelangelo Buonarroti.

Dopo i rigurgiti di volontà autonomiste del primo '500 mai giunte a compimento, ci pensarono i Medici a riportare la città sotto la giurisdizione fiorentina nell'ambito del neonato Gran Ducato di Toscana. L'epoca medicea si protrasse fino all'unificazione dell'Italia del 1860, dopo aver ribaltato le sorti dell'invasione napoleonica che aveva conquistato la Toscana alla fine del XVIII° secolo.

Nel ventennio fascista Arezzo si distinse per le lotte partigiane ed ebbe un ruolo importante per la Liberazione, tanto da meritarsi la Medaglia d'Argento al merito civile con la seguente motivazione: “La città di Arezzo, con indomito spirito patriottico e alta dignità morale, partecipava alla Guerra di Liberazione e sopportava bombardamenti, rastrellamenti e atroci rappresaglie che causarono centinaia di vittime civili e militari. I sopravvissuti diedero prova di incrollabile volontà, reagendo agli orrori della guerra, per intraprendere, poi, la difficile opera di ricostruzione morale e materiale. Ammirevole esempio di spirito di sacrificio ed amor Patrio. 1943-1945 Arezzo.”

 

La prima società calcistica di Arezzo nacque nel 1923 con il nome di Juventus Foot Ball Club e, partendo dalla Quarta Divisione Toscana, scala le categorie fino ad arrivare in Seconda Divisione Nord nel 1928. Nel 1930 la riforma dei campionati declassa questa categoria come massimo livello regionale. La squadra, fondendosi con altre realtà cittadine, diventa Unione Sportiva Arezzo e l'anno seguente viene ammesso alla Prima Divisione nonostante il quarto posto finale, grazie all'allargamento dei gironi.

Mantiene la categoria, ma alla fine del campionato 1932/33 interrompe l'attività che riprenderà solo nel 1936 ripartendo dalla Seconda Divisione con la nuova denominazione di Società Sportiva Juventus Arezzo. Ottiene l'immediata promozione, ritorna ad essere U.S. Arezzo e nel 1938 viene ammessa d'ufficio in Serie C a completamento organici.

Inizia un periodo di stabilità nel terzo livello calcistico che si protrae oltre la sospensione bellica ed è confermata anche dopo la riduzione a quattro gironi del 1948. Proprio nel 1947/48 sulla panchina dell'Arezzo siede il magiaro Arpàd Hajòs già tecnico del Novara nel 1942/43.

Nella stagione 1951/52 e successiva subisce la doppia retrocessione fino in Promozione. Disputa tre campionati prima di conquistare la IV Serie e altri due tornei prima di riconquistare la Serie C.

Giunge vittoriosa nel suo girone nel 1965/66 e approda per la prima volta della sua storia in Serie B.

Retrocessione immediata, ma due anni dopo ritorna nei cadetti, per restarvi fino al 1974/75. Mantiene il terzo livello anche nel 1978 quando la Serie C viene suddivisa in C1 e C2 e, dopo aver conquistato la Coppa Italia Semiprofessionisti 1980/81, vince il successivo campionato e ritorna in Serie B dove disputerà sei annate consecutive.

La discesa in Serie C1 culminerà nel 1993 con la radiazione alla 27^ giornata per fallimento societario.

E' costretto a rifondarsi in Associazione Calcio Arezzo e a ripartire dal Campionato Nazionale Dilettanti. Al terzo anno della nuova vita viene promosso in C2 e, nel 1997/98, vince i play-off con lo Spezia e ritorna in C1.

Alla fine del 2002/03 è retrocesso sul campo, ma viene ripescato in seguito al caso Catania, che a colpi di carte bollate ottiene la Serie B liberando un posto in C1.

L'episodio porta bene ai toscani che l'anno successivo vincono alla grande il girone, ritornano in Serie B e si aggiudicano anche la Supercoppa di Lega di Serie C.

Nel 2006 la società viene coinvolta nella scandalo calciopoli e la CAF la punisce con 9 punti di penalizzazione (poi ridotti a 6) che ne decreteranno la retrocessione nel campionato 2006/07. L'allenatore era Antonio Conte, che scatenò una polemica con la sua ex squadra, la Juventus, per aver schierato la squadra Primavera contro lo Spezia che vinse la partita e si salvò proprio a spese dell'Arezzo. Lo stesso anno arrivò ai quarti di finale in Coppa Italia soccombendo al Milan per 2 a 0 al Meazza, dopo aver vinto in casa per 1 a 0.

Resta in C1 per tre stagioni disputate al vertice e giocandosi la promozione ai play-off nel 2009/10 sconfitta dalla Cremonese, ma subito deve arrendersi al dissesto finanziario che la costringerà alla mancata iscrizione al campionato successivo. Serve una nuova rifondazione che avviene con la denominazione Associazione Sportiva Dilettantistica Atletico Arezzo e la ripartenza dalla Serie D.

Nel 2013 ritorna alla denominazione originale di U.S. Arezzo e nel torneo 2013/14 si qualifica ai play-off nazionali. Viene eliminata dall'Akragas, ma viene ripescata nell'attuale Lega Pro a completamento organici.

Nell'attuale campionato si trova appaiata alla Cremonese al 10° posto (11° considerando la classifica avulsa) avendo fin qui totalizzato 23 punti, ottenuti grazie a 6 vittorie (Giana Erminio, Lumezzane, Pordenone e Real Vicenza allo stadio Città di Arezzo; Mantova e Pro Patria in trasferta) e 5 pareggi (Torres, Albinoleffe e Feralpisalò sul proprio terreno; Renate e Monza fuori casa).

Per quello che riguarda gli ex di turno ricordiamo Crocefisso Miglietta in forza all'Arezzo dal gennaio 2008 al febbraio 2009, collezionando nei due spezzoni di campionato 21 presenze e 2 reti, poi tornato nel 2009/10 totalizzando 22 presenze e 1 rete.


Il recupero della 13^ giornata, in particolare la gara fra Alessandria e Bassano Virtus, si è concluso con un pareggio a reti inviolate: il primato in classifica è stabilmente decretato. Questo serve molto al morale degli azzurri, ma riempie anche di una grossa responsabilità nel cercare di mantenerlo da qui in avanti.
Scenderemo in terra d'Arezzo con tutte le altre squadre alle spalle e adesso spetterà a loro rincorrere.
I tifosi che andranno in trasferta possono sfoderare un coro da troppo tempo represso: SA-LU-TATE LA CAPO-LISTA. Per quello che mi riguarda mi associo idealmente al grido, ma non smentisco il mio abituale incitamento e aggiungo: FORZA NOVARA !!!!!