In ricordo di Árpád Weisz, allenatore ungherese e azzurro, 3 Campionati italiani (Ambrosiana e Bologna), vittima dell'Olocausto

Nel 2019 Tuttonovara ricorda, nel giorno anniversario della nascita, i calciatori, gli allenatori, i dirigenti e i membri dello staff del Novara Calcio che ora sono nell'Azzurro del cielo
16.04.2019 09:40 di Roberto Krengli Twitter:    vedi letture
Fonte: it.wikipedia.org
Árpád Weisz
Árpád Weisz

Il 16 aprile 1896 nacque a Solt, città dell'Ungheria, Árpád Weisz (a volte italianizzato in Arpad Veisz), calciatore e allenatore di calcio ungherese di origine ebraica, vittima dell'Olocausto, che morì il 31 gennaio 1944 ad Auschwitz, in Polonia, all'età di 47 anni.

Weisz giocò a calcio dal 1922 al 1926. Fu poi allenatore di calcio dal 1926 al 1941. 

Tuttonovara gli rivolge un caro e commosso ricordo.

 

« Fatto sta che di Weisz, a sessant'anni dalla morte, si era perduta ogni traccia. Eppure aveva vinto più di tutti nella sua epoca, un'epoca gloriosa del pallone, aveva conquistato scudetti e coppe. Ben più di tecnici tanto acclamati oggi. [...] Sarebbe immaginabile che qualcuno di loro scomparisse di colpo ? A lui è successo. »
(Matteo Marani, Dallo scudetto ad Auschwitz.)

 

Dati biografici

Weisz era figlio di Lazzaro e Sofia Weisz, entrambi ebrei. Dopo il diploma liceale iniziò a frequentare l'Università di Budapest, dove si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza, che dovette però lasciare prematuramente a causa della prima guerra mondiale. Combattendo sotto l'impero austro-ungarico contro il Regno d'Italia, Arpad venne fatto prigioniero nel 1915, per essere poi internato a Trapani.

Dopo una breve carriera calcistica che lo portò a giocare anche nel campionato italiano degli anni venti, Árpád Weisz iniziò una brillante carriera di allenatore vincendo uno scudetto con l'Inter ad appena trentaquattro anni ed altri due con il Bologna. In quanto ebreo fu vittima delle leggi razziali, venne deportato e fu ucciso nelle camere a gas come tutta la sua famiglia.

 

Carriera

Calciatore

Árpád Weisz fu giocatore di discreto livello, ma poco si sa dei suoi primi anni.

Nella stagione 1922-23 militò nel massimo campionato magiaro con il Törekvés, una piccola squadra di Budapest.

Con la Nazionale ungherese disputò, senza andare in rete, 6 partite tra il 1922 e il 1923.

Nel 1923-24 giocò nel Maccabi Brno, società ebrea della città di Brno, nell'allora Cecoslovacchia, condividendo lo spogliatoio con Ferenc Hirzer.

Venne anche convocato in Nazionale per il torneo olimpico di Parigi del 1924, che vide i magiari eliminati agli ottavi di finale dall'Egitto; in tale occasione però non fu mai schierato nelle due partite disputate dai danubiani.

Nello stesso anno arrivò in Italia e qui fece anzitutto una breve esperienza all'Alessandria, in Prima Divisione, la massima Serie del campionato.

Nel campionato 1925-26 collezionò, sempre nella massima Serie, 11 presenze e 3 reti — curiosamente tutte segnate in una settimana — con l'Inter.

La sua carriera da giocatore, però, dove era un'ala sinistra molto veloce e ben dotata tecnicamente, s'interruppe bruscamente nel 1926 a causa di un grave infortunio che lo costrinse al ritiro.

Allenatore

Come allenatore, ebbe inizialmente un periodo di apprendistato all'Alessandria dove nel 1926 fu vice-allenatore di Augusto Rangone nella Divisione Nazionale.

Alla fine dell'anno passò all'Inter, che subito gli affidò la panchina della prima squadra, con la quale ottiene il quinto posto in classifica nel campionato di esordio e il settimo l'annata successiva. Negli stessi anni, però, a causa delle pressioni dell'allora governo fascista, Arpad e sua moglie Ilona Rechnitzer, ebrea ungherese conosciuta durante il periodo sulla panchina dello Szombathely e sposata nel 1929, furono costretti a italianizzare il loro cognome in «Veisz»; similmente, anche l'Inter fu obbligata a cambiare denominazione in un più autarchico «Ambrosiana». Nonostante questo, proprio con la formazione milanese Weisz vinse nella stagione 1929-1930 il campionato di Serie A, il primo a girone unico nella storia del calcio italiano: Weisz, all'epoca trentaquattrenne, è ancora oggi il più giovane allenatore ad aver conquistato lo scudetto. Il punto di forza dell'Ambrosiana risiedeva nei metodi di allenamento: Weisz fu la prima guida tecnica ad accompagnare i suoi giocatori, durante le sedute, con maglietta e pantaloncini; attribuì inoltre ai calciatori specifici carichi di lavoro, ne curò la dieta, introdusse i primi ritiri e visionava personalmente i Boys, ovvero il settore giovanile. Proprio grazie a questa sua opera di scouting, nel 1930 scoprì — su consiglio di un grande centravanti interista, Fulvio Bernardini — un giovane ragazzo destinato a fare la storia del calcio italiano, Giuseppe Meazza, il quale emerse a neanche vent'anni come capocannoniere del campionato. Weisz apportò numerose innovazioni anche dal punto di vista tattico: infatti, essendo un esponente della cosiddetta scuola danubiana, introdusse in Italia il Sistema, modulo di gioco messo a punto da Herbert Chapman, che rimase in auge nel calcio europeo fino agli anni 1960. In più, assieme al dirigente interista Aldo Molinari e al commissario tecnico italiano Vittorio Pozzo, partecipò alla stesura del manuale 'Il giuoco del calcio', dove si esponevano i principi del gioco e i metodi di allenamento. Nella stagione 1930-1931, sempre alla guida dell'Ambrosiana, Weisz chiuse il campionato solo al quinto posto, sicché la società decise di non rinnovargli il contratto.

Si trasferì perciò dall'altra parte del Paese, al Bari, dove guidò la squadra alla salvezza in Serie A, grazie anche a un vittorioso spareggio contro il Brescia.

Nel 1932, però, venne richiamato dall'Ambrosiana, appena risollevata economicamente dal nuovo presidente, il facoltoso Ferdinando Pozzani, ben visto dal regime fascista. Nella sua nuova avventura milanese, Weisz ottenne per due volte la seconda posizione, raggiungendo la finale della Coppa dell'Europa Centrale nel 1933.

Lasciò i nerazzurri l'anno seguente, decidendo di passare sulla panchina del Novara, in Serie B, dove, pur restando solo sei mesi, di fatto costruì l'intelaiatura della squadra che arrivò seconda nel girone A, per poi ottenere l'anno successivo la prima promozione gaudenziana in massima Serie. Negli stessi anni, la moglie Ilona, poi italianizzata in «Elena», gli diede due bambini: Roberto e Clara, nati entrambi a Milano, rispettivamente nel 1930 e nel 1934.

Nel gennaio 1935 diventò allenatore del Bologna di Renato Dall'Ara, subentrando a un altro ungherese, Lajos Kovács; qui Weisz trovò una squadra in crisi dinanzi a uno storico dominio juventino, ma riuscì comunque a traghettarla al sesto posto. L'anno successivo, utilizzando solo 14 giocatori, record tutt'oggi imbattuto, Weisz pose fine al succitato ciclo bianconero, conquistando il terzo scudetto della storia bolognese. Dodici mesi dopo vinse il secondo tricolore consecutivo con i rossoblù, e frattanto nel 1937 si aggiudicò il prestigioso Trofeo dell'Expo di Parigi, battendo in finale il Chelsea per 4-1. Weisz, però, non riuscì a ripetersi nell'annata 1937-1938, dove non andò oltre il quinto posto.

Tutto cambiò improvvisamente nel 1938, quando l'allenatore felsineo, a causa delle leggi razziali che prevedevano l’abbandono del Paese da parte degli ebrei arrivati dopo il 1919, diventò semplicemente un israelita di nazionalità straniera e fu costretto a lasciare il suo lavoro e l'Italia per rifugiarsi con la sua famiglia prima a Bardonecchia, poi a Parigi e infine a Dordrecht, nei Paesi Bassi. Qui Weisz venne ingaggiato come allenatore della squadra locale, il Dordrechtsche, dal presidente Karel Lotsy, che lo volle fortemente per migliorare il livello del calcio olandese, che era ancora totalmente dilettantistico. Al suo primo anno, Weisz salvò la squadra dalla retrocessione, vincendo lo spareggio decisivo contro l'Utrecht. Nelle due stagioni successive, poi, divenne una sorta di eroe locale, conquistando due quinti posti e battendo formazioni ben più quotate come l'Ajax o i futuri campioni del Feyenoord.

Dal maggio 1942, però, la situazione iniziò a peggiorare sensibilmente: la Germania nazista aveva conquistato i Paesi Bassi, gli ebrei furono costretti a portare una stella gialla sulle giacche, Roberto e Clara furono espulsi da scuola e lo stesso Weisz non potè più lavorare; il tecnico venne infatti licenziato dal Dordrechtsche a causa di un consiglio-minaccia da parte del commissariato di polizia. La famiglia, almeno inizialmente, riuscì a sopravvivere nella piccola città olandese, grazie all'aiuto economico dei dirigenti dello stesso Dordrechtsche, ma il 2 agosto 1942 i Weisz vennero arrestati dalla Gestapo. Pochi giorni dopo arrivarono nel campo di transito di Westerbork, nel nord-est dei Paesi Bassi, da dove passò, tra gli altri, Anna Frank. Il successivo 2 ottobre la famiglia Weisz partì su di un altro treno diretto ad Auschwitz: qui, il 7 ottobre, Elena, Roberto e Clara furono subito condotti alle camere a gas; Arpad, invece, insieme ad altri 300 uomini, venne fatto scendere a Cosel, in Polonia, per essere poi mandato nei campi di lavoro dell'Alta Slesia. Dopo quindici mesi di lavori forzati, Weisz fu definitivamente ricondotto ad Auschwitz, dove trovò la morte in una camera a gas il 31 gennaio 1944, a 47 anni

 

Iniziative commemorative

Di fatto dimenticato e caduto nell'oblio per quasi sessant'anni, nel 2007 lo scrittore Matteo Marani ha pubblicato un libro che racconta la sua storia intitolato 'Dallo scudetto ad Auschwitz: vita e morte di Arpad Weisz, allenatore ebreo'. Solamente nel gennaio 2009, su iniziativa del Comune di Bologna, è stata posta una targa in sua memoria sotto la torre di Maratona nello Stadio Dall'Ara.

Il 27 gennaio 2012, in occasione della giornata della memoria, è stata posta una targa anche allo Stadio Giuseppe Meazza di Milano, per ricordare l'allenatore del terzo scudetto nerazzurro.

Il 15 gennaio 2013 gli è stato dedicato il quarto di finale di Coppa Italia tra Inter e Bologna, coi giocatori delle due squadre che sono entrati in campo con una maglietta commemorativa. 

Nel mese di ottobre del 2013 è stata fissata una targa commemorativa allo Stadio Silvio Piola di Novara.

Nel febbraio del 2014 anche il Comune di Bari gli ha reso omaggio, in collaborazione con l'Associazione Nazionale veterani dello sport, intitolandogli una via nella zona dello stadio San Nicola.

Il 26 gennaio 2015 è andato in onda su Rai 2 "Arpad Weisz, dallo scudetto ad Auschwitz", uno speciale condotto da Ubaldo Pantani in occasione della giornata della memoria.

 

Ecco in sintesi la carriera di Árpád Weisz. Nell'ordine sono indicate le stagioni, le squadre di club (con → sono segnati gli eventuali prestiti) e le Nazionali nelle quali militò, il numero di presenze in campionato da calciatore e, tra parentesi, il numero di gol segnati:

Calciatore

Squadre di club

1922-23 - Törekvés - ? (?)
1923-24 - Maccabi Brno - ? (?)
1924-25 - Alessandria - ? (?)
1925-26 - Inter - 11 (3)

Nazionale

1922-23 - Ungheria - 6 (0)

Allenatore

1926 - Alessandria - Vice
1926-28 - Inter
1929-31 - Ambrosiana
1931-32 - Bari
1932-34 - Ambrosiana-Inter
1934-35 - Novara
1935-38 - Bologna
1938-40 - Dordrecht

 

Palmarès

Allenatore

Competizioni nazionali

Campionato italiano: 3   (Ambrosiana: 1929-30, Bologna: 1935-36, 1936-37)

Competizioni internazionali

Torneo Internazionale dell'Expo Universale di Parigi 1937: 1   (Bologna: 1937)