Esclusiva TNO - Una chiacchierata amichevole con "Lo Skipper": MARCO BARONI

05.12.2015 23:32 di Sergio Guerzoni   vedi letture
Marco Baroni
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Marco Baroni
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

“Non c’è niente di misterioso per un marinaio se non il mare stesso, che è padrone della sua esistenza e imperscrutabile come il destino” (Joseph Conrad).

Riprendiamo le “chiacchierate amichevoli” di Novarello con i protagonisti della favola Azzurra. E da chi avremmo dovuto ricominciare se non da lui, Mister Marco Baroni ?
Scoprirete più avanti, leggendo delle sue passioni extra calcistiche, il motivo per il quale lo abbiamo ribattezzato “Lo Skipper”. Non è stato facile trovargli un soprannome, ma alla fine ce lo ha indirettamente fornito lui stesso parlando di sè.
Ci è sembrato oltremodo azzeccato, visto che lo skipper è la persona che comanda un’imbarcazione: quando questa è in acqua egli ha il comando assoluto sull’equipaggio e risponde del suo comportamento. Stessa sorte tocca purtroppo agli allenatori, che rispondono in prima persona del comportamento dei loro giocatori. Ma li difendono sempre, qualunque sia il loro rendimento e difficilmente elogiano il singolo, semmai il collettivo.

“Nessun membro dell’equipaggio viene apprezzato per la robusta individualità delle sue remate” (Ralph Waldo Emerson).

Ci accoglie in un salottino appartato del centro tecnico, disponibile, gentilissimo e paziente a rispondere al tiro incrociato di domande poste da Roberto Krengli e da me.

Innanzi tutto volevamo salutarla e dirle che per noi è sempre un grande piacere parlare con l'allenatore.

“Grazie, il piacere di parlare con voi è reciproco.”

Comincerei dalla preistoria, come l'ha definita nell'ultima conferenza stampa dopo-partita nella quale ci siamo incontrati. Le avevo ricordato .....

“Il goal !”

...già, il goal-scudetto con il Napoli, ma lei ha glissato, con l'umiltà che la contraddistingue: è stato un gran goal, con uno stacco imperioso !!!

“Rappresenta una delle grandi soddisfazioni che ho avuto, anche perché Napoli, il goal e lo scudetto rappresentano l'apice calcistico della mia carriera...”

Scudetto e Super Coppa...

“Sì, sì. Anche aver avuto la fortuna di giocare con Maradona, Careca, Ferrara, Francini...”

Dicono che i cross dalla trequarti servono a poco, ma se li fa Maradona servono, eccome !!!

“Eh sì ! Quella fu una partita anche particolare, perché Napoli, nel suo tifo sfrenato, era già una settimana che festeggiava lo scudetto e noi sapevamo che avremmo giocato contro una squadra (la Lazio n.d.r.) che forse aveva anche qualche incentivo da parte rossonera per venire a complicarci la vita. Ed era una partita difficile: ci sono tanti episodi storici di squadre che all'ultima giornata hanno perso lo scudetto. C'era molta tensione, quindi quel goal dopo sei minuti ha messo un bello spartiacque tra noi e la possibilità di non vincere quel campionato.”

Con gli ex compagni di squadra conserva ancora dei rapporti ?

“Sì, ci sentiamo, anche di frequente. Ad esempio ieri sera mi sono sentito con Ciro Ferrara. Poi sento spesso Crippa, Francini, Corradini. Tutta gente con la quale mi incontro anche spesso essendo loro rimasti nell'ambito calcistico.”

E con Maradona e Careca ?

“Con Diego è tanto che non ci sentiamo, anche perché in Italia dopo Napoli ha gravitato poco.”

Aveva anche qualche problema a venire in Italia a causa delle note vicende extra- calcistiche....

“Sì, anche se sembrava fossero stati risolti, però c'era anche questa situazione. Spero sempre di rivederlo.”

La sua carriera è stata comunque di tutto rispetto: 153 presenze con 8 reti in Serie A; 256 partite e 15 goal in Serie B. Delle otto segnature nella massima serie me ne mancano due: so che ne ha fatti due con il Napoli, due con il Lecce e altrettanti con la Roma. E gli altri due ?

“Con il Verona.”

Tra l'altro il goal-scudetto era stato anche il tre millesimo della storia napoletana. Le risulta ?

“In realtà non è stato quello, ma è stato quello che ho fatto in Coppa UEFA. Poi i giornalisti, giustamente, fecero in modo che i conti fossero sbagliati e attribuirono questo primato all'altro goal, certamente più importante. Avesse potuto segnare un giocatore con una storia diversa dalla mia...però, pur cercando di fare dei trusci è stato attribuito a me !!!”

Che sia uno o l'altro il goal numero tremila è suo...

“Sì, ho avuto questa fortuna.”

Adesso se me lo consente tocco una nota dolente...

“Sì...”

I calci di rigore....

“Eh, essendo io un uomo che non si tira mai fuori dalle responsabilità, anche se in quei casi potevo farne a meno, ci sono caduto dentro due volte: nella finale dell'Europeo Under 21 a Valladolid contro la Spagna e con lo Spartak Mosca che ci è costata l'eliminazione dalla Coppa dei Campioni. Una partita quest'ultima di altri tempi: oggi non sarebbe stata giocabile, un freddo polare, con la neve. Credo di aver sbagliato proprio per paura di quello. Sono andato a calciare il rigore e c'era già, oltre alla neve, ghiaccio vero e proprio e avevo il terrore di scivolare. Io solitamente calciavo forte, ma, proprio per la paura di scivolare, feci una via di mezzo e calciai fuori. E' stato un bel dispiacere, anche se fu una Coppa dei Campioni un po' travagliata: è stata la volta che Maradona arrivò in ritardo, venne per conto suo a Mosca e non giocò neppure titolare. Però ci tenevamo tutti molto a quella competizione.”

Cosa si prova quando si deve calciare un rigore così determinante ?

“Ti casca il mondo addosso. Poi ho avuto la fortuna di avere dei compagni eccezionale, quindi .... Non è tanto l'errore, è il dopo: ti senti un po' la responsabilità. Però è anche vero che io non ero un rigorista. Sono quelle situazioni nelle quali ti trovi coinvolto: chi vuol calciare ? Non rimane nessuno: rimane chi è rimasto in piedi !!!”

Parliamo un po' del Novara, che ne dice ?

“Sì, volentieri.”

Ci state dando delle grandissime soddisfazioni: all'inizio c'è stata qualche incertezza, non nel gioco, ma nei risultati. Poi lei è riuscito a compattare la squadra ....

“Non è stato facile. Io mi sono trovato in questi tre anni a dover sempre rimpastare. Quando cambi società, cambi molti giocatori, cambi tante cose, costruire è difficile. Questo è un campionato dove chi cambia poco, vedi l'esempio di Frosinone e di Carpi, riesce a fare bene anche l'anno successivo. Quest'anno siamo partiti, non vorrei dire con qualche difficoltà. Se penso alla partita con il Latina quando la squadra ha giocato con carattere nonostante sia rimasta in dieci a cinque minuti dalla fine del primo tempo, abbiamo subito l'espulsione nata da una situazione di fuori gioco. Quella gara abbiamo fatto molto bene, c'è stata una reazione importante pur nella difficoltà, con un ottimo piglio in campo. Anche a Crotone secondo me abbiamo disputato una bellissima partita con tante occasioni da goal: io non ricordo una mia squadra costruirne così tante. Quella sconfitta ha minato alcune certezze che ci eravamo costruiti, sulla base del gioco, della compattezza, dell'equilibrio.”

Da Vercelli lo avete ritrovato...

“Si, a partire da Vercelli c'è stata questa svolta, dove la squadra ha cambiato passo, ma principalmente ha cambiato atteggiamento. Ha trovato lo spirito che occorre in Serie B: senza questo la Serie B è difficile, per tutti, anche per chi ha delle qualità tecniche importanti. Basta guardare il Cagliari: se non gioca con uno spirito di squadra e con unità di intenti, pur avendo dei valori, prende quattro goal, perché questa è la categoria.”

In casa sembra imbattibile, lontano dal Sant'Elia un po' meno....

“Infatti: in casa c'è anche un po' l'aspetto psicologico della squadra avversaria che è intimorita dallo stadio, dal pubblico. Comunque il peso del Cagliari in questa Serie B è sicuramente notevole, sotto tutti i punti di vista.”

Già aveva una rosa da Serie A, poi ha fatto una campagna acquisti notevole...

“Quindi tornando a noi, la squadra ha trovato questo atteggiamento, questo spirito, che comunque va alimentato.”

C'è stato un periodo durante il quale molti la criticavano per le scelte tattiche riguardo allo schema di gioco. Noi crediamo di essere stati fra i pochi ad averla parzialmente difesa: abbiamo scritto che non dipendeva direttamente dallo schema, anche facendo tesoro di quanto diceva lei in conferenza stampa, bensì dalla capacità di trovare le giuste correzioni durante la gara. Questo limite dipendeva dal fatto di essere arrivato da poco e quindi dalla conoscenza poco approfondita degli uomini a disposizione ?

“Per un allenatore è fondamentale conoscere i propri giocatori e per questo ci vuole del tempo. Raramente in questa categoria un tecnico riesce a mettere ogni giocatore in quella che io chiamo la sua casa, cioè a giocare nella posizione dove fa bene. Le squadre si tenta di costruirle, ma c'è sempre qualcosa che ti scappa, magari ti aspettavi determinate caratteristiche da un giocatore e scopri che ne ha altre. Quindi legare bene la squadra non è facile, ma io torno a ripetere che, indipendentemente dallo schema, 4-3-3, 4-2-3-1 o 4-4-2 come stiamo facendo adesso, che sicuramente ci dà una migliore copertura del campo, quello che è cambiato è l'atteggiamento della squadra. Se la squadra tornasse a giocare con l'atteggiamento precedente anche con questo tipo di gioco sarebbe la stessa cosa. Basta vedere quello che è successo a Salerno dove abbiamo trovato una squadra che aveva un po' paura di noi, mentre noi ci aspettavamo una squadra che alzasse il ritmo. Loro non lo hanno alzato e noi ci siamo adeguati un po' troppo. Poi, come ho detto ai ragazzi nell'intervallo, un episodio se sei fortunato la vinci, se è negativo la perdi e così è stato.
​Per adesso ci teniamo questo patrimonio di punti, ma le insidie sono sempre dietro l'angolo.”

Anche gli ultimi minuti fatali del Novara li imputa ad un atteggiamento sbagliato ?

“Si, ma anche alla convinzione. Io dico sempre: quando una squadra ha paura di prendere goal, lo prende, è matematico. Quando è convinta di non prenderlo, difficilmente lo prende. Anche in questi casi si parla di atteggiamento, ma atteggiamento mentale, che poi è quello che sposta tutti gli equilibri, nel calcio come nella vita. Quindi un atteggiamento positivo, convinto, sicuro, fa anche in modo che l'episodio sia più a favore che non a sfavore.”

Bisogna dire che lei ci sta mettendo molto del suo: stiamo rivedendo un Faragò come quello di qualche anno fa se non meglio. Trovargli quella posizione da esterno gli ha giovato tantissimo...

“Io ho fatto semplicemente una cosa: Faragò da mezzala era un po' disordinato. La mezzala di un 4-3-3 ha tanti compiti, in primis compiti di equilibrio. Nel nuovo ruolo trova più ordine e secondo me sviluppa molto meglio le sue qualità. Rimane sempre il fatto, e ritorniamo alla parola “atteggiamento”, che lui adesso è convinto che in quel ruolo fa bene ed è cresciuto molto nella convinzione di se stesso. Ecco cosa intendo quando dico che un giocatore deve sentirsi a casa sua: se un giocatore si sente bene investito di un ruolo, rende molto di più. A volte la difficoltà di noi allenatori è convincere il giocatore che può fare un ruolo diverso. Mi viene in mente Viola, che è convinto di essere un vertice basso: per me è uno splendido mediano. Può interpretare anche il vertice basso, beninteso, ma il problema qual è ? Se lui avesse avuto una resistenza a non credere in questa nuova possibilità, non si sarebbe espresso a questi livelli. Mentre dal momento che lui ha aperto la testa, l'ha presa come una sfida personale, ha fatto sì che in quel ruolo stia facendo qualcosa di importante.”

Lo stesso vale anche per Gonzàlez che lo ha provato in tutte le posizioni dell'attacco, e adesso sta dando il massimo....

“Pablo è un giocatore così, istintivo, un fiume che sgorga: non lo puoi molto indirizzare. Lui ha bisogno di trovare i suoi spazi. Anch'io ho cercato di inquadrarlo, ma alla fine ho capito che lui rende al meglio se gioca seguendo il suo istinto. Adesso gli concediamo questa libertà di movimento, di agire e ci sta dando una grossa mano.”

Di Galabynov cosa ci dice ? Sembra un ragazzo molto introverso...

“Andrey è un giocatore un po' diverso da quello che sembra: è un giocatore molto sensibile, ha molto bisogno di sentire la fiducia. Poi, come tutti gli attaccanti, vive per il goal. In questo momento io sto cercando di prendere il meglio dai due attaccanti: non dimentichiamo che Evacuo per noi è un giocatore straordinario, fondamentale e non è detto che un giorno possano anche giocare assieme.”

Nel 4-4-2 credo sia fattibile....

“Sì, sì.”

Galabynov ha meravigliato perché, per uno abituato a cercare sempre la porta, domenica ha fatto tre assist molto belli: uno sul goal, un secondo a Pablo e un altro a Faragò...

“Si. Galabynov per me è un po'…. non è proprio una prima punta. Potrebbe diventarlo, ma a lui, vedete, piace venire incontro a prendere palla. Io sto cercando di smontargli qualche sua.....”

Certezza ?

“...no, no, certezza. E' che lui spesso va cercare il tiro. Prendete il goal che ha fatto contro lo Spezia: potrebbe trovarsi in quella situazione molto spesso, invece predilige più un calcio di raccordo, di movimento.”

Forse dovrebbe cercare più il triangolo al limite...

“Sì, sì, comunque ci stiamo lavorando. E' un giocatore che comunque sta facendo molto bene.”

Senta Mister: 256 partite in Serie A, non dico di farne altrettante, ma un sessantina con il Novara si potrebbero fare...!!!!

(Ride).” Noi aspiriamo tutti ..... Io personalmente sono molto ambizioso, anche se non sembra ....”

Beh, lei è uno che frena molto .....

“Ma chiedo molto a me stesso e credo che nella vita bisogna avere dei sogni, ma per avere la possibilità che si avverino c'è solo il lavoro. Non è che possiamo vivere solo di sogni, ma c'è il passaggio per realizzarli. E chiaro che ambire alla Serie A per tutti sarebbe importante, ma ancora sono convinto che in questo momento dobbiamo vivere questo campionato di gara in gara, ormai io lo conosco troppo bene. Adesso ci buttiamo in un vortice di 7 gare in 27 giorni: sono talmente tanti punti che tra farli a non farli vuol dire stare lassù o scendere pericolosamente. Quindi non ha senso crearsi obbiettivi lontani. Noi obbiettivi ne abbiamo, ce li ho io, ce li ha la squadra e la Società. Però in questo momento non trovo vantaggi dicendo noi vogliamo arrivare lì. Noi sappiamo dove vogliamo arrivare, ma è inutile sventolarlo. E' bene che ci passiamo attraverso il lavoro, poi .... ”

Quindi testa al Lanciano, un passetto alla volta .....  

“Lanciano è una partita difficile. E' una squadra che io conosco, ha dei valori morali straordinari, un gruppo che si è conquistato tutto attraverso il lavoro. Adesso è una squadra che ha avuto qualche difficoltà fuori casa, mentre in casa ha costruito la classifica che ha. Noi dobbiamo solo essere molto attenti: non aver paura, ma avere il giusto rispetto ed essere sul pezzo.”

Prima ho sbirciato la rassegna stampa del Lanciano e c'era scritto che Piccolo fa un goal ogni due partite: domenica ha segnato, quindi siamo tranquilli...!!!!
(Ride).
Adesso direi che parlare di calcio basti così. Cerchiamo di conoscere il Baroni uomo, anche perché nei risvolti della sua personalità, noi siamo sempre alla ricerca di un soprannome che la identifichi. Lei ne ha già uno ?

“Mah… non lo so…..da allenatore me ne daranno tanti !!! Nessuno mi ha mai dato un soprannome. L’unico me lo ha affibbiato è stato Maradona: mi chiamava “Cabezon”, perché prendevo molte palle di testa. Ma non è che lo faceva sempre, solo qualche volta.”

Dovrà rassegnarsi perché noi ne cerchiamo sempre uno ai nostri intervistati. Musica, libri, film. Qual è la sua top-list?

“La musica per me non rappresenta una necessità, la sento molto per rilassarmi: amo molto più la musica che mi fa staccare, visto che viviamo sempre sotto stress. Ad esempio poco fa ero a preparare il video per i ragazzi. Mi piace la lettura, leggo principalmente libri attinenti al calcio e di psicologia. Qualche volta salto in qualche libro fuori da questi contesti.”

C’è stato un libro o un film che la hanno entusiasmata più di altri?

“Film ce ne sarebbero tanti, anche di libri. Ho letto libri di psicologia sulla resilienza che mi son piaciuti molto. Ora sto leggendo “Vendetta” di George Jonas, che parla dell’attentato terroristico alle Olimpiadi di Monaco del 1972. E’ un racconto molto aderente alla realtà, perché un ex agente dei Servizi Segreti ha raccontato alcuni particolari all’autore. Questo libro mi consente di evadere dalla consuetudine delle mie letture. Purtroppo ho sempre poco tempo e la lettura ha bisogno di una testa libera. Spesso mi capita di iniziare a leggere un libro, poi penso al movimento che dobbiamo fare in partita ….  leggo tre pagine poi capisco che è inutile continuare. Allora chiudo il libro e apro il computer, dove vedo tantissime partite, cinque/sei alla settimana, oltre alla nostra che vedo due/tre volte, perché ogni volta che la rivedo scopro qualcosa di nuovo.”

Prima parlava di un video per i ragazzi. A cosa si riferiva ?

“Proprio a quello delle nostre partite. Io vedo tutto, poi ai ragazzi fornisco un montaggio di qualche minuto con gli episodi che mi interessa far loro notare. Faccio questo perché i ragazzi hanno poca pazienza e dopo un po’ l’attenzione cala, quindi cerco di condensare alcune situazioni. Per me il video è un bellissimo allenamento: se l’avessi avuto da calciatore, sarebbe stato un mezzo straordinario per migliorarmi.”

Oltre al calcio, che è la sua vita, quali altri sport segue o pratica ?

“Io ho fatto tutti gli sport possibili e immaginabili, anche se la mia anca mi ha messo nelle condizioni di non poterne più fare.”

E’ un postumo di qualche infortunio ?

“No, devo sottopormi ad un’operazione e mettere una protesi. Dovevo farla il 15 luglio, ma l’ho rimandata perché devo trovare un momento durante il quale posso avere un mese e mezzo/due per fare la riabilitazione. Però sono arrivato al punto di doverla fare. Detto questo adoro il mare. Mi piacciono tantissimo gli sport legati all’acqua. Quando giocavo ho fatto per tanto tempo windsurf. Le mie vacanze con la famiglia erano nei paradisi del windsurf: sono stato spesso in Repubblica Dominicana in una località chiamata Cabarete, famosa per un vento termico. Mia moglie restava in spiaggia a prendere il sole e io stavo ore in mezzo alle onde. Poi sono passato alla vela: ho avuto per tanto tempo una barca a vela bellissima. Mi piace molto la vela, mi piace molto comandare una barca. Il mare ha molte cose attinenti a quello che è la conduzione di una squadra. La capacità di un allenatore è quella di alzare le vele quando il vento soffia ed è il momento di andare e riuscire anche a vedere quando arrivano i problemi. In mare, come nel calcio, quando ti arrivano addosso è tardi: bisogna prevederli, così come bisogna prevedere se arriva la burrasca per abbassare le vele.
E’ un’attività che mi dava molto, mi piace molto, perché sei te (in perfetto toscano !!! n.d.r.) e la natura. E questo confronto diretto ti fa apprezzare e rispettare molto la natura. Quando sei in mare sei in un posto che non ti appartiene, non è il nostro elemento. Magari sei con la famiglia sai che non puoi sbagliare. Tutto ciò mi fa sentire molto vicino agli elementi che ci stanno intorno e allo stesso tempo averne rispetto e grande conoscenza.”

Anche perché la natura è madre, ma può essere matrigna …

“Sì, assolutamente. Uno dei miei sogni, che un giorno forse realizzerò, è quello di fare un bel viaggio magari con la mia famiglia ma, se non verrà più nessuno, allora andrò solo, amo andare anche da solo, ci sono andato molte volte.”

Salire su una barca di Coppa del Mondo ?

“Quello meno, perché lì c’è agonismo e mi piace meno. In barca preferisco lasciar scorrere il tempo ed io ci vado per allontanarmi dallo stress. Noi allenatori siamo sempre in competizione, dobbiamo sempre migliorarci. In mare non sei in competizione: sei te e la natura. L’unica competizione riguarda la conoscenza degli elementi che ti stanno intorno: il mare, il vento, il clima. Insomma: è la mia seconda passione, dopo il, calcio.”
(Eccolo l’aggancio per il soprannome: Skipper calza a pennello !!!)

Non centra nulla con il nomignolo che cerchiamo noi, ma l’appellativo “Camomillo” da dove arriva ?

“Questo non lo so. Forse è stato in Abruzzo, qualche tifoso che mi contestava. Molti pensano che l’atteggiamento che io ho all’esterno sia quello che ho con la squadra e do l’impressione di essere una persona con poco polso. E’ anche il mio modo di fare in conferenza stampa.”

E’ vero, è sempre molto rilassato….

“Vedete: questo è un mondo di urlatori. Ormai la nostra società è piena di persone che cercano di prevaricare gli altri. Io parto dall’opposto. Il Signore ci ha fatto una bocca e due orecchie: io cerco di usarli proporzionalmente, mentre per molta gente questo non avviene.”

Ogni tanto guardo la panchina durante le partite e se c’è qualcosa che non va la vedo sbracciarsi e urlare…

“Infatti bisognerebbe chiederlo ai ragazzi se io sono docile o no !!! Detto questo, a me non interessa quello che pensano gli altri: io so come sono. Poi vedete: a volte il calcio purtroppo è fatto così. Io, negli ultimi tre anni, credo di essere…credo, ma non vorrei dirlo …. anzi è meglio che non lo dica….”

Perché ? Lo dica, se vuole non lo scriviamo ….

“Ma no, questa è una cosa che non dovrei dire io, dovrebbero essere gli altri a dirlo: sono uno degli allenatori che ha fatto più punti in questo triennio, sicuramente il secondo o il terzo. Nonostante questo c’è una regione intera che non mi può vedere. A Lanciano ho fatto 60 punti, ma quell’annata è stata vista in negativo. Purtroppo vediamo sempre a nostro piacimento, specialmente nel calcio dove tutto è opinabile: è un bellissimo sport, ma è tutto opinabile. Se fai 60 punti ne potevi fare di più; se ne fai 48 è il massimo che potevi fare quindi sei un allenatore. Un allenatore fa 48 punti e si salva all’ultima giornata è un idolo. Ne arriva un altro, ne fa 60 e dicono: ne poteva fare 62 !!! E tutto opinabile, quindi cosa fai ? Lavori, in silenzio, a testa bassa e te ne freghi degli altri.”

Volevo dirlo prima, lo dico adesso: nel calcio, come in tutti gli sport, ci vuole anche un pizzico di fortuna. E’ d’accordo ?

“Sì, ma io con la fortuna ho un bellissimo rapporto, mi ritengo un uomo fortunato. L’elemento tecnico sta all’interno di ogni uomo o gli gira attorno, ad esempio la famiglia. Proprio perché ho grandissimo rispetto per chi è poco fortunato o è stato meno fortunato, io non chiedo mai niente alla fortuna: casomai me la vado a prendere.”

Tornando a quanto detto prima, è l’atteggiamento che fa la fortuna …

“Bravissimo. Io non mi piango mai addosso, non mi abbatto mai, come avrebbe potuto essere lo scorso anno quando mi hanno mandato via a una partita dalla fine. Appena è arrivata una squadra sono ripartito subito, senza pormi il problema se era una squadra che veniva dai play-off o dalla Lega Pro: ho parlato con il Novara, c’erano le condizioni per me per fare calcio, mi sono buttato. Il coraggio non mi manca e per il resto c’è solo da fare con grande passione quello che uno fa nella vita.”

Io la cito spesso, perché m i piace molto quando dice: “non mi scoraggio quando le cose vanno male, non mi esalto quando vanno bene” …

“No, no, infatti ora sono concentratissimo e sono esaltato in questo momento. Signori, è stato un piacere, ma ora c’è l’allenamento, devo proprio andare.”

Grazie, Mister: è stata una bellissima conversazione. Ci vediamo sabato.

“Grazie a voi, arrivederci.”

Si conclude qui la chiacchierata: Roberto ed io abbiamo apprezzato moltissimo la disponibilità e la mancanza di peli sulla lingua del nostro allenatore.

In onore alla sua passione e alla sua grande schiettezza termino con un ultima citazione e gli auguro di veder realizzati tutti i suoi sogni, in particolare quello che noi tutti condividiamo.

FORZA NOVARA !!!!

“Uomo libero, amerai sempre il mare ! Il mare è il tuo specchio: contempli la tua anima nel volgersi infinito dell’onda che rotola” (Charles Baudelaire).