Esclusiva TNO - Chiacchierata amichevole con Carlalberto Ludi, il Gladiatore

28.02.2014 09:00 di Sergio Guerzoni   vedi letture
Il Gladiatore Charly Ludi
Il Gladiatore Charly Ludi

“Qualunque cosa esca da quei cancelli... avremmo maggiori possibilità di sopravvivere se combatteremo uniti. Avete capito? Se saremo uniti, sopravviveremo. “ (Massimo Decimo Meridio, “Il gladiatore” di Ridley Scott).

 

A dispetto del suo aspetto mite, da bravo ragazzo e dei suoi modi gentili Carlalberto “Charly” Ludi è davvero un gladiatore e non ci stupiremmo se per dirigere i compagni della difesa qualche volta prendesse in prestito anche un'altra frase del celebre film, la più famosa: “Al mio segnale scatenate l'inferno”.

La citazione ce la suggerisce lui stesso che, da grande appassionato di cinema, ci confessa che questo è uno dei suoi film preferiti.

Lo incontriamo (Roberto Krengli ed io) al bar del Centro Sportivo di Novarello. Lui è già arrivato: sta chiacchierando con gli amici e compagni di squadra Rubino, Marianini e Sansovini: altri tre gladiatori determinati a vendere cara la pelle, lo si evince dai loro sguardi e dalle poche parole scambiate con essi prima di iniziare la nostra intervista.

Ci accomodiamo e inizia il tiro incrociato di domande per sapere tutto del calciatore e dell'uomo Ludi.

 

Charly, sei nato a Viadana, in provincia di Mantova, poi sei cresciuto calcisticamente nella Lazio o nel Parma ?

 

“Nel Parma: Wikipedia mette la Lazio, ma io non ci sono mai stato, non so da dove arrivi questa notizia. No, no sono cresciuto nel Parma”.

 

A Parma hai avuto Salvioni come allenatore, un grande ex del Novara.....

 

“Si, ho fatto il primo anno con Salvioni e il secondo con Caneo”.

 

Ma non sei partito da centrale difensivo.....

“No, sono partito come centrocampista centrale, poi Salvioni ha avuto l'intuizione, già dal primo allenamento, di spostarmi in difesa e da lì ho cominciato a giocare in quel ruolo. Comunque era più il mio passo, mi sono trovato subito bene. Lui mi ha insegnato tanto a livello tattico e poi tutta la mia carriera è continuata come difensore. Praticamente ho cominciato relativamente tardi in difesa, a diciassette anni, quando molti altri ragazzi sono già formati. Ho rivisto Salvioni tre anni fa, quando allenava la Triestina e ho avuto molto piacere di salutarlo.”

 

Io lo vedo quasi ogni sabato in tribuna, ci sediamo sempre vicini. Nell'intervallo di Novara Avellino l'ho anche intervistato ed è stato in quell'occasione che mi ha detto di averti allenato da ragazzo. C'era anche sabato scorso.....

 

“Ah, non lo sapevo. Comunque si, è stato lui a cambiarmi di ruolo e gli devo tanto: lui lo sa, gliel'ho detto più volte”.

 

La tua carriera è stata da gavetta pura, con tanti anni di Serie C, poi sei arrivato a Novara e sei salito fino alla Serie A.....

 

“Si, ne sono fiero. Il calcio è sempre stata la mia passione più grande, ce l'ho da tutta la vita. Mi sentivo superiore ad altri calciatori di livello più alto, ma io semplicemente giocavo a calcio, anche in quelle categorie che in quel momento mi appartenevano e lo facevo sempre con la massima professionalità: sono state sicuramente una formazione professionale la C2 e la C1 per raggiungere poi quei successi che hai citato prima.

Ho fatto praticamente i primi sei anni tra C1 e C2, anche lottando per la salvezza: ho fatto due finali play-out, una a Vercelli che è andata bene e una a Montevarchi dove invece siamo retrocessi. Poi ho fatto la C1 a Pisa e a Reggio Emilia, Sono stati anni difficili, perché logicamente insegui sempre la Serie A, però li ricordo con piacere e secondo me, ripeto, sono stati importantissimi per la mia formazione. Poi ho avuto la fortuna che il Direttore Sergio Borgo mi notasse e mi portasse a Novara riempiendomi di fiducia. Sono arrivato nell'anno del cambio di proprietà fra Pippo Resta e la famiglia De Salvo, ho iniziato e devo dar merito a loro di aver sempre creduto in me, anche quando non era facile e spero in qualche modo di averli ripagati. Sicuramente da Novara e dal Novara Calcio ho ricevuto più di quello che ho dato, perché il raggiungimento della Serie B e poi della Serie A è stato l'avverarsi di un sogno e per questo devo solo ringraziarli”.

 

Il sogno della Serie A l'hai abbandonato ?

 

“Nooo!!! Logico che adesso siamo concentrati su quella che è questa stagione, è sempre stato così: anche l'anno della vittoria in Serie B non si pensava alla promozione. Però per fare il meglio possibile devi essere ben applicato e costantemente sul pezzo di quello che stai vivendo, ed era così anche quell'anno. L'anno della Serie A poi io mi sono fatto male e ho giocato poco, ma l'ho sentita comunque molto. Ora stiamo vivendo un altro campionato. L'anno scorso di nuovo l'abbiamo sfiorata e adesso abbiamo un altro obiettivo importante che è quello della salvezza e sarà qualcosa da costruire in un prossimo futuro, adesso sicuramente dobbiamo avere la mentalità di concentrarci al massimo sulla salvezza”.

 

Come “vecchio” del Novara, come vedi nello spogliatoio il discorso salvezza ?

 

“Sono tutti mentalmente applicati al raggiungimento dell'obiettivo. Aglietti dal primo giorno del suo ritorno ha cercato di infondere maggiormente questa mentalità, questa presa di coscienza sul punto cruciale della stagione che stiamo vivendo e questo momento delicato. Quindi lo spogliatoio è compatto, unito, la situazione non è ovviamente facile, la situazione di classifica la conosciamo tutti, conosciamo alcuni problemi e dove possiamo migliorare. La vittoria di sabato è stata tanto difficile quanto importante e dobbiamo continuare a lavorare come abbiamo sempre cercato di fare, tentando di fare quanti più punti possibili, in ogni “finale”, come dice il Mister, che c'è da qui alla fine del Campionato”.

 

Hai nominato più volte Aglietti: ti faccio una domanda stupida perché è ovvio che mi risponderai solo in un modo, però sei contento che sia tornato ?

 

“Io ho citato Aglietti perché adesso c'è lui: se l'intervista me la facevi due settimane fa ti avrei parlato di Calori, del quale io ho comunque apprezzato tantissimo la professionalità e l'aspetto umano. Si è comportato sempre con la massima dedizione e la massima umiltà, quindi io, come tutti gli altri, Calori lo dobbiamo solo ringraziare. Il suo lavoro lo ha fatto con il massimo impegno e ci metteva anima e corpo per cercare di risollevare le sorti. I risultati non ci sono stati nella totalità in quanto subito dopo Natale siamo incappati in quelle tre sconfitte che sono costate care. Adesso siamo ripartiti da Mister Aglietti, che conosciamo, che ci sta infondendo una grande carica e speriamo, assieme a lui, di tirarci fuori il più presto possibile”.

 

Secondo te cosa non ha funzionato nella prima parte della stagione ?

 

“Abbiamo fatto mille analisi un sacco di volte. Se avessimo capito e sapremmo la causa principale l'avremmo risolta subito e adesso non saremmo qui a parlarne. E' la concomitanza di tante questioni.

Io, quando è tornato il Mister, ho detto: ricominciamo a lavorare, visto che sul solo campo troveremo le certezze che ci permetteranno di vincere più partite possibili. Non stiamo qui a guardarci indietro perché è relativamente inutile, o meglio: analizziamo qualche problema, se viene fuori, giorno per giorno, settimana per settimana. Andare indietro a fare processi o fare questioni non c'è più tempo”.

 

Che differenze ci sono, se esistono, nelle tecniche di allenamento fra Calori e Aglietti ?

 

“Guarda: preferisco parlare di Aglietti nello specifico perché è qui lui. Calori non c'è più quindi non mi va neanche affrontare certi discorsi. Aglietti lo conosciamo comunque già, si è presentato con i soliti mezzi e con il suo credo: un calcio propositivo, intenso e determinato. E penso siano queste le armi che ci salveranno a fine stagione”.

 

Come stai vivendo la rivalità con Vicari ?

 

“Non esiste, io sono il primo tifosi di Vicari. A parte dal punto di vista tecnico dove si sta dimostrando un giocatore importante, con una grossa mentalità, è un ragazzo d'oro, un giovane come ormai ce ne sono pochi nel mondo del calcio. É applicato, è umile, ha voglia di lavorare e lo dimostra non solo al sabato, ma tutti i giorni durante gli allenamenti. Ben vengano i Vicari, i Faragò. Ha una grande volontà nel migliorarsi e come lui ce ne vorrebbero tanti”.

 

Il maledetto “ditone” fa giudizio ?

 

“E' li...!!! E' un po' un problema perché devo cercare di gestirlo...insomma....in qualche modo facciamo. Non è un problema di facile risoluzione, quindi valuteremo con l'andare del tempo”.

 

Ma deriva da un vecchio infortunio ?

 

“Si, addirittura deriva dalla Serie A, che mi ha costretto a stare fermo quattro mesi. L'anno scorso è andata discretamente bene, tranne periodi di infiammazione acuta, poi quest'anno mi sono fatto nuovamente male con il Cesena, prendendo un colpo. Ho fatto un paio di partite grazie alle infiltrazioni, che per le esigenze contingenti andavano fatte, ma hanno peggiorato un po' la situazione, quindi adesso mi tiro dietro le conseguenze. Anche la postura del piede in appoggio è cambiata e questo provoca infiammazioni a livello plantare. Insomma è un po' una rottura di.... cavolo...!!! E' una problematica con la quale dobbiamo convivere”.

 

Rimpiangi non avere più Lisuzzo come compagno di reparto ?

 

“No, rimpianti no. Lui è andato a fare un'ottima stagione a La Spezia. Poi ci sentiamo spesso, come è successo anche la settimana scorsa. Abbiamo condiviso quattro anni veramente belli e aldilà di essere un grande giocatore è un grande uomo e un amico e sono contento per lui. Ormai il calcio è così: ti fa incontrare poi ti divide, comunque i rapporti restano, aldilà di tutto”.

 

Adesso il tuo partner ideale è Perticone ?

 

“Adesso Perticone è il partner di Vicari !!! Comunque siamo: io, Romano, Vicari, poi c'è questo ragazzo nuovo Radakovic, del Bologna: ha una bella struttura, è già in Italia da un anno e mezzo quindi si vede che ha delle nozioni tattiche. Siamo due giovani e due un po' più esperti e giocherà chi meriterà di farlo, sempre logicamente nell'interesse della squadra”.

 

C'è una domanda che da molto tempo avrei voglia di farti, ma non c'è mai stata l'occasione: durante la cerimonia per l'inaugurazione della targa di Arpàd Weisz, il dottor Gianni Cerutti, direttore dell'Istituto Storico della Resistenza, ha spese parole di elogio nei tuoi confronti per esserti prodigato negli aiuti a questa iniziativa. Vorrei chiederti qualche parola su questa esperienza, cosa ti ha spinto e cosa ti ha lasciato.

 

“Sono contento per questa domanda. Me lo avevano già accennato , ma mi fa molto piacere che me lo ridici. Con il dottor Cerutti abbiamo fatto questo percorso costituito di tre/quattro incontri, l'anno scorso, sempre nel periodo della Giornata della Memoria. Al primo sono andato come rappresentante della Fondazione Novara Calcio, diciamo in un ruolo più “istituzionale” e mi sono trovato bene perché è un argomento verso il quale sono molto sensibile. Poi ho incontrato persone con uno spessore importante. La prima giornata è stata all'Università con gli studenti, molto bella, durante la quale abbiamo cercato di far passare un certo messaggio, relativo alla tolleranza e al razzismo. Da lì abbiamo iniziato questo percorso continuato con altri tre appuntamenti e abbiamo sempre collaborato bene, in quanto tutti animati da una sensibilità particolare verso argomenti così importanti. Sinceramente della vicenda di Arpàd Weisz me ne sono interessato nei mesi precedenti a questi incontri, dove avrei dovuto presenziare, e mi ha toccato molto profondamente. Quindi ho avuto modo di portare, da calciatore, quelle che possono essere le dinamiche che avvengono nello spogliatoio: abbiamo in squadra due serbi, uno slovacco, l'anno scorso avevamo Barusso e Alhassan dell'Africa Nera che sono tutte culture e usi diversi dai nostri. Questo è uno degli esempi più belli di come tutti i generi e tutte le specie di esseri umani riescano a collaborare per un unico obiettivo che è quello di vincere semplicemente la partita del sabato, ma anche quella in allenamento. Il calcio molto spesso è portato come esempio negativo su questo (ad esempio i gli stupidi cori razzisti n.d.r) mentre, per ciò che avviene all'interno della squadra, può essere anche positivo”.

 

Il rapporto con l'Istituto Storico della Resistenza può continuare ?

 

“Sicuramente, io sono a disposizione. Nell'ultimo giorno della memoria ero stato invitato ma non ho potuto esserci perché eravamo liberi ed ero andato a Viadana a trovare i miei, altrimenti ci sarei sicuramente andato. Il mio contatto ce l'hanno e possono comunque sempre fare riferimento a don Franco Finocchhio, altra grande persona, anche lui molto sensibile a questi argomenti. Sono assolutamente disponibile”.

 

Sappiamo che sei un buon lettore.....

 

“Si, mi piace molto e vorrei avere più tempo per leggere di più. Ultimamente mi sono appassionato alla lettura di thriller e generi affini. In questi giorni è uscita anche la biografia di Ferguson che ho già comperato e sono curioso di iniziare a leggere. Adesso sto leggendo un libro di Patricia Cornwell e sto aspettando con ansia il terzo libro di un aurore italiano che si chiama Roberto Costantini: deve completare questa trilogia di thriller molto belli, mi sono piaciuti molto i primi due. Lo sto aspettando da Natale quando doveva uscire ma non è uscito: spero non abbia avuto un blocco da scrittore, spero proprio di no!!!! Diciamo che gialli e thriller sono i generi che ultimamente mi appassionano maggiormente”.

 

Libro preferito in assoluto?

 

“Mah, proprio il primo libro di Costantini: “Tu sei il male”. Me lo ha consigliato un amico e l'ho divorato, pur essendo un bel librone. E' interessante, intrigante, bello”.

(A beneficio dei nostri lettori digiuni di letteratura thriller, lo scrittore Roberto Costantini ha vinto con questo libro il Premio Scerbanenco come miglior opera prima e il Premio Azzeccagarbugli come romanzo poliziesco con il secondo, intitolato “Alle radici del male”. n.d.r.).

 

Gusti musicali ?

 

“Più che altro Rock. Mi piacciono gli AC/DC e i PEARL JAM e un sacco di altri gruppi stranieri soprattutto americani. Il 22 giugno sarò a Trieste al concerto dei PEARL JAM: ho già i biglietti”.

 

So che hai anche una grande passione per il cinema....

 

“Si, di cinema sono malato!!!! Pensa che sono andato al cinema domenica pomeriggio, domenica sera e ieri pomeriggio: ci sono andato tre volte in due giorni!!!!”.

 

Film preferito ?

 

“ Ah, ce ne sono diversi”.

 

Uno: anche perché mi serve per cercare una citazione che ti rappresenti...!!!

 

“Neverland” mi era piaciuto un sacco. Quando ero un ragazzo mi era piaciuto moltissimo “Il gladiatore” che rimane uno dei film più belli. Se vogliamo restare in Italia “La vita è bella” di Benigni, un classico”.

 

Beh, Roby, nel Gladiatore mi sa che la troviamo la citazione che fa per lui !!!!

Sei tifoso dell'Inter e questo è noto, ma quali altri sport segui oltre al calcio ?

 

“Beh, il Novara ormai mi è entrato nel cuore, però sono interista fin da bambino”.

 

Che avete battuto due volte.....!!!

 

“Quella è stata la soddisfazione più bella che ho avuto in Serie A.

Per gli altri sport seguo il Basket, mi piace molto, tutte le mattine guardo le notizie dell'NBA tramite l'applicazione che ho scaricato sul cellulare e sono molto soddisfatto per la vittoria di Belinelli nel “Three Point Contest. Poi ho un amico che fa il giornalista per l'NBA e ci teniamo sempre in contatto. Un anno mi ha invitato ad una partita di beneficenza mista tra giocatori dell'NBA e calciatori quindi ho conosciuto anche Steve Nash dei Los Ageles Lakers, una persona fantastica, il miglior amico di questo giornalista mio amico. Si chiama Simone Sandri, è di Novara, ma ormai si è trasferito negli Stati Uniti dove fa il giornalista per NBA TV”.

 

Hai giocato a basket da ragazzo ?

 

“Con i miei amici all'oratorio, che giocavano tutti a basket e allora giocavo con loro: però non ho la “manina”, meglio i piedi !!!

 

Con le “igorine” com'è il rapporto ?

 

“Non le conosco, conosco solo la Rosso da tre/quattro anni”.

 

C'è Buzzegoli che viene spesso a vedere il volley. A proposito: ho trovato un tuo tweet che diceva: Buzzegoli vai a fare il sugo. A cosa ti riferivi ?

 

“Mi sa che io ero a casa e loro stavano giocando a carte in pullman. Giochiamo sempre a “ciapanò”. Quella volta loro mi mandavano le foto e Buba l'hanno fatto fuori subito. Lo massacriamo sempre perché gli diciamo che non è capace e allora..... come al solito era già fuori dalla cerchia dei vincitori”.

 

Lunedì c'è il carnevale a Novarello, ci sarai ?

 

“Non lo so ancora dove mi mandano. Ognuno di noi partecipa durante l'anno ad un determinato numero di eventi e non so se ci sarò”.

 

Beh credo di non avere più domande da farti, forse Roberto....

Io ne avrei ancora tantissime, anche perché ormai ci conosciamo da tanti anni ed è un amico...

 

“Eh si, sono un bel po' di anni che sono qui: otto, esattamente. Sono volati, ma li ricordo tutti con grande piacere”.

 

Stai diventando vecchio qui.....

 

“Se mi dici che lo sto diventando è già un complimento, perché qui mi dicono che sono già

vecchio !!!!”.

 

In confronto a Montipò, Manconi, Vicari, Faragò.....

 

“Si, ma meno male che il Novara ha tutti questi giovani, tutti giovani a posto, che non si montano

la testa o credono di essere già arrivati”.

 

Insomma: meglio un Vicari oggi che un Balotelli domani...!!!

 

“Non c'è paragone!!! E' anche vero che oggi con i vari social network vengono pompati da tutte le parti e in tanti si sentono già pronti, già arrivati, già calciatori e poi pagano dazio per questa presunzione. Invece a Novara abbiamo giovani che si sono messi a disposizione con la testa giusta. Lo stesso Bruno Fernades è arrivato con un po' troppa sfrontatezza, poi si è ridimensionato anche lui seguendo l'esempio dei più vecchi e sul campo ha fatto vedere le cose migliori. Basta dare l'esempio, senza fare cose straordinarie. Ovvio che se hai come esempio Balotelli è logico che devi fare di tutto; se hai gente come Marianini o Rubino, sai qual'è la strada della professionalità, del lavoro che può portare dei vantaggi”.

 

Ancora una domanda: con Golubovic che non parla bene l'italiano, come vi trovate ?

 

“Non conosce la lingua, però è molto sveglio. In campo riesce a comunicare, d'altronde le parole sono sempre quelle: uomo, solo, attacca, mia, tua, temporeggia e su questo riesce a districarsi bene. Negli spogliatoi logicamente parla con chi sa parlare meglio l'inglese: parla con me, con Katidis, o con Radakovic, serbo come lui. Però è un ragazzo sveglio, applicato. Poi è qui da così poco tempo che è difficile averlo capito fino in fondo, ma le promesse ci sono”.

 

Grazie Charly, parlare con te è sempre un piacere. Hai delle qualità e delle doti umane che difficilmente si trovano nel mondo del calcio e la squadra ha bisogno della tua saggezza.

 

“Grazie, io lo spero, perché più invecchi più senti il peso e la responsabilità di essere di esempio su alcune linee guida ed io ci tengo molto ad esserlo. Ti ringrazio per la stima e devo aggiungere che per come sono è importante anche la famiglia da dove vieni”.

 

Mi unisco alle parole dell'amico Roberto e ti ringrazio anch'io vivamente. In bocca al lupo per tutto.