Dalla sala stampa dopo NOVARA-ASCOLI (03.02)

05.02.2018 09:00 di Sergio Guerzoni   vedi letture
Dalla sala stampa dopo NOVARA-ASCOLI (03.02)
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Ad aprire il ciclo di dichiarazioni è l’allenatore dell’Ascoli Serse Cosmi, tarantolato in panchina per farsi sentire dai suoi, tranquillo e pacato, come sempre, in sala stampa.

“Sono un esperto di ritiri: oggi era la mia duecentesima panchina in Serie B, ma credo di avere il record dei ritiri nel mondo del calcio!!! Dopo la brutta prestazione di Vercelli e con l’ultima settimana di mercato che tutti gli allenatori soffrono, era necessario compattarci per preparare la partita con maggiore calma, guardarci negli occhi, dare il benvenuto ai nuovi e iniziare un percorso ancora lunghissimo, per tutti. La classifica si è accorciata in maniera incredibile: per due settimane abbiamo perso e gli altri concorrenti non si sono mossi, oggi abbiamo vinto e hanno vinto tutte le altre. Racchiuse in sette/otto punti ci sono tante squadre: sapete che queste differenze, in questo campionato, non lasciano tranquillo nessuno e la giornata odierna ha messo in discussione molte cose.
L’inizio della partita non è stato dei più incoraggianti e avete visto con i vostri occhi di quanto mi sia arrabbiato per come venivano gestite certe situazioni, per niente impossibili. Non c’era timore, c’era terrore, con la palla scaraventata il più lontano possibile: tutto il contrario della mia idea di calcio. Il goal subìto, per assurdo, ci ha messo nella situazione di dover recuperare il risultato cercando di giocare. Il pareggio di Buzzegoli è stato un grandissimo gesto, frutto di una grande percussione e questo ci ha fatto capire che avremmo potuto giocarcela. Il due a uno arrivato subito dopo ci ha fatto capire che sarebbe stato un secondo tempo di sofferenza, come in effetti è stato, anche se i maggiori rischi li abbiamo subiti nel primo. Tanti errori nascono dalla nostra situazione di classifica: quando si è ultimi la palla non è la stessa di quando si occupa una posizione migliore. In altre occasioni avevamo palleggiato meglio rispetto ad oggi, ma il palleggio è solo una componente della partita: oggi abbiamo capito che bisognava soffrire, cosa che a Vercelli non avevamo neanche pensato.
La scelta degli undici titolari non è stata dettata da una situazione tattica, bensì considerando lo stato di forma, soprattutto dei nuovi arrivati, scelti per caratteristiche compatibili con Favilli, Rossetti e Mignanelli, persi per infortunio nella prima parte di stagione e Perez che è andato via. Abbiamo preso Martinho, Monachello e Ganz, tutti con pochissime presenze sulle spalle. Metterli dentro tutti contemporaneamente era un rischio che abbiamo pagato con Cittadella e Pro Vercelli. Dei tre Monachello è il più pronto, Martinho è migliorato sotto l’aspetto della corsa, mentre Ganz non è ancora al top, ma è stato un investimento importante e sarà protagonista, perché è destinato ad esserlo.
Sulla salvezza sono ancora fiducioso, perché è una situazione addirittura migliore di quella di Trapani, dove arrivai a dodici giornate dalla fine con la squadra quartultima e chiudendo a cinquantadue punti. L’anno successivo siamo arrivati ad un passo dal sogno (terzi in regular season, finale play off persa contro il Pescara. N.d.r.), poi avete visto come tutto può cambiare in pochi mesi, con il mio esonero la stagione seguente e la successiva retrocessione. Trapani è stato comunque un bellissimo periodo della mia carriera.
Qui ad Ascoli le aspettative sono forti, anche perché sono abituati ad una lunga militanza in Serie A. Ho apprezzato moltissimo le parole del Presidente ai ragazzi: un vero discorso da padre.
Il fatto di essere applaudito a Novara fa sicuramente piacere: Il sospetto che siano stati applausi alla carriera, visto che comincio ad essere un po’ datato!!! Duecento partite in Serie B Non sono poche, anche se io speravo di concludere la mia carriera nella massima Serie, ma mi sa che, dati i tempi, se voglio continuare mi devo accontentare!!! Li voglio ringraziare, anche perché erano inaspettati, ma di cuore e questo mi piace molto. Questo fa onore alla tifoseria novarese e fa da contraltare alla stupidità di quelli che hanno deriso una squadra perita in un incidente aereo (il riferimento è alla stupidità dei tifosi del National Montevideo che hanno deriso gli avversari del Chapecoense in Coppa Libertadores. N.d.r.). “

Il primo ad arrivare da parte novarese è il Direttore Domenico Teti. Mentre provvediamo alla stesura di questo articolo (domenica 04.02) arriva l’ufficialità dell’esonero di Eugenio Corini, già ampiamente intuibile dalle parole del Direttore. Contestato in tribuna per il mercato di gennaio (vorremmo ricordare che non è lui a decidere gli investimenti, ma è solo l’esecutore materiale), accetta molto signorilmente le rimostranze rivoltegli. Esordisce in conferenza stampa in modo deciso.

“Inizio subito senza aspettare le vostre domande: una partita veramente difficile da commentare da tutti i punti di vista. E’ l’ennesima sconfitta subita in casa, da una squadra intimorita, che non è riuscita rimanere dentro la gara nonostante gli episodi fossero girati a nostro favore. Di fronte a questa situazione è necessario che tutti noi, a partire dal sottoscritto, si ponga in discussione, prendendosi una giornata di riflessione. Mi confronterò con la proprietà perché c’è grande amarezza per quello che sono le prestazioni e i risultati dei turni casalinghi. C’è la necessità di riflettere una giornata, ma le responsabilità sono di tutti: mie, dei giocatori, dell’allenatore e dello staff tecnico. Oggi bisogna capire quali possano essere le soluzioni da cercare. Nel calcio contano i risultati e il risultato di oggi va a sommarsi ad altre prestazioni dove non siamo stati all’altezza e soprattutto, aldilà della volontà di trovare la squadra, in questo momento non riusciamo a sfruttare nulla di quello che proviamo durante la settimana. Abbiamo invece dei momenti di blackout che paghiamo a caro prezzo. Sapete che quando ho commentato le altre partite non mi sono mai limitato al solo risultato, ma ho sempre valutato anche le prestazioni. Da questo punto di vista le prestazioni sono continuamente altalenanti e sono deludenti per tutti noi, a partire da me. La contestazione nei miei confronti la accetto senza replicare: nel momento in cui le persone vengono allo stadio per supportare la squadra hanno il pieno diritto di scegliere come comportarsi. Probabilmente siamo stai noi a non essere trascinanti: sappiamo che a volte abbiamo ricevuto gli applausi e a volte siamo stati fischiati. Dobbiamo essere consapevoli che questo è il nostro mondo. Non è quello che è successo fuori dal campo che fa male e che credo dipenda dalla grande amarezza nel vedere la propria squadra soccombere in casa con una prestazione non sufficiente, ma quello che è successo dentro al campo. Su questo verteranno le considerazioni delle prossime ore”.

E’ il momento dell’ormai ex allenatore del Novara per la sua ultima conferenza stampa, sempre che non venga richiamato, come successo altre volte, se il sostituto non si dimostrerà all’altezza. Non è ancora ufficiale, ma si fa con insistenza il nome di Domenico Di Carlo.

“Quando perdi una partita così importante qualsiasi cosa si possa dire può essere scambiata per un alibi o una giustificazione. Se volete vi racconto come l’ho vista io, ma rispetto le vostre analisi ed è giusto che mi facciate le vostre domande. So di essere in discussione, perché quando fai questo lavoro lo sei sempre a prescindere da tutto. E‘ giusto che la proprietà faccia le sue riflessioni. Abbiamo perso una partita molto importante, come vi avevo detto nel pre-gara. Avevamo avuto anche la forza di orientarla, passando per primi in vantaggio. In quel momento, in maniera sbagliata, ci siamo appoggiati troppo alla partita e abbiamo regalato il goal del pareggio con tutta la squadra schierata, con Buzzegoli che sembrava Maradona. La rete del due a uno, non prendetela come una giustificazione, nasce comunque da un fallo, in concomitanza con un errore nostro e da lì ci siamo complicarti la vita. Spesso mi è capitato nell’intervallo di stimolare la squadra, di scuoterla e oggi ho avuto la percezione, per come si era messa la gara, che dovevo far trovare loro lo stimolo, ma con lucidità, perché ho capito che sarebbe stata una ripresa alquanto complicata, anche per il clima che si era creato. Ci abbiamo provato, anche se in maniera un po’ scomposta, provando io a forzare con una punta in più. Tre/quattro situazioni per pareggiare le abbiamo avute, ma era diventata un partita sporca e molto emotiva, dove il danno minimo poteva essere almeno di pareggiarla. Purtroppo non siamo stati capaci di farlo e di conseguenza chiudiamo con una sconfitta obiettivamente molto pesante.
Sul mio eventuale esonero è la Società che deve decidere se io sono ancora l’uomo adatto per andare avanti o se fare una scelta diversa. Quando sono venuto a Novara ho fatto una scelta molto consapevole: di come avrei lavorato, di quello che avrei trovato, delle dinamiche che avrei dovuto affrontare, con un progetto molto chiaro dall’inizio. E’ in effetti un momento di difficoltà: come sempre la prima riflessione che un allenatore deve fare è se lui si sente di poter andare avanti e lavorare. Nella mia carriera, di giocatore e di allenatore, l’ho sempre fatto, ma soprattutto da allenatore devi essere un traino e da questo punto di vista non arretro di un millimetro: sono qua a metterci la faccia e ad affrontare la situazione complicata.
Quando è stato il caso di parlare di singoli per elogiare o stimolarli l’ho sempre fatto. Oggi ho fatto tante riflessioni per capire che squadra mettere in campo, scegliendo anche il ragazzo appena arrivato (Puscas. N.d.r.) per dare uno stimolo in più e perché sapevo delle sue motivazioni. Gli altri li ho scelti per caratteristiche dovute all’esperienza, al percorso fatto e al tipo di partita. Quello che faccio fatica a spiegarmi è che sapevo sarebbe stata complicata, anche dal punto di vista emotivo, gestirla nel modo corretto: quando la sblocchi dovrebbe essere quello il momento nel quale prendi energia e diventi più sicuro. Purtroppo non abbiamo sfruttato quel tipo di inerzia, anzi ce la siamo complicata, e in un quarto d’ora siamo andati sotto. Per questo non voglio parlare di chi ha giocato più o meno bene, ma assumermi tutte le responsabilità. Per quanto riguarda Casarini posso dire che sta attraversando un periodo complicato dopo l’infortunio e metterlo nel ruolo di interno, dove avrebbe dovuto correre e inseguire, mi sembrava di chiedere troppo. Per me può fare bene anche come centrale, anche se in quel ruolo si sono alternati finora Orlandi e Ronaldo, con caratteristiche diverse. Deve ritrovare la sicurezza e la certezza del gioco e gli ho voluto offrire questa possibilità, perché lo ritengo molto forte e di grande carattere.
Posso mettere la mano sul fuoco di avere la fiducia da parte di tutti i miei ragazzi, perché vedo in loro l’approccio, l’intensità e la voglia negli allenamenti, oltre a tutto quello che ci diciamo e il rispetto reciproco. Le riflessioni che un allenatore deve fare vertono proprio su questo aspetto. Se non arrivano i risultati rendono me il più vulnerabile, ma quello che cerchiamo di costruire è un valore che con il tempo deve per forza venire fuori e sono convinto che l’obbiettivo minimo che ci siamo prefissi sia alla nostra portata“.