Pordenone fra Serie B da conquistare e futuro incerto (di Tommaso Maschio)

13.04.2019 16:00 di  Roberto Krengli  Twitter:    vedi letture
Fonte: tuttoc.com
Tommaso Maschio
Tommaso Maschio

In casa Pordenone, con la Serie B ancora da conquistare guai a scordarlo, continua a tenere banco la questione relativa a dove si giocherà nella prossima stagione (se sarà Serie cadetta).

L’attuale impianto – il Bottecchia - non è utilizzabile nella prossima stagione e per questo ormai da settimane si ragiona su un trasferimento a Udine (che sarebbe solo temporaneo) o a Treviso. La prima opzione presenta costi molto alti, mentre la seconda sarebbe più percorribile e potrebbe portare in aiuto al presidente Lovisa quei soci da tempo richiesti per poter dare un futuro sereno alla società neroverde dopo i tanti sacrifici fatti dal presidente per portare i friulani ai vertici della Serie C. Il trasferimento in Veneto sarebbe certo complicato dal punto di vista normativo - secondo le NOIF infatti la fusione fra club di comuni non confinanti non è possibile anche se c’è un comma all’articolo 18 che prevede che una “società deve trasferirsi in Comune confinante, fatti salvi comprovati motivi di eccezionalità per società del settore professionistico” - anche perché qui si tratterebbe di due regioni differenti e quindi servirebbe un pronunciamento della FIGC. L’idea del trasferimento nella città veneta ha agitato parecchio le acque, sopratutto per una ventilata ipotesi di fusione fra le due società presto smentita dalle parti in causa (ma che non è detto sia completamente morta e sepolta).

Da un lato il presidente del Veneto Luca Zaia del resto avrebbe benedetto il trasferimento del Pordenone nella città della Marca in caso di Serie B, e anche l’imprenditoria locale vedrebbe di buon occhio questa soluzione per entrare nel mondo del calcio da una serie ben più prestigiosa di quella in cui è piombato il Treviso. Dall’altro lato c’è Pordenone città che non vuole perdere la propria squadra e sta facendo tutto il possibile per scongiurare l’addio chiamando a raccolta l’imprenditoria locale e aprendo a un nuovo stadio da realizzare in 12-18 mesi. Il patron Lovisa dopo aver aperto alla soluzione Treviso (“Guardate Renzo Rosso a Vicenza, di certo le risorse non gli mancano, però si è fatto affiancare da alcuni colleghi imprenditori cui ha ceduto una parte delle quote. Io vorrei fare lo stesso e se a Pordenone non sarà possibile, lo farò a Treviso”), ha fatto marcia indietro dopo l’opposizione dei sindaci delle due città – l’uno che non voleva perdere la squadra, l’altro che voleva difendere la propria seppur caduta in disgrazia – affermando prima “di lavorare per la Serie B del Pordenone e di Pordenone per dare un futuro sempre migliore al nostro territorio e ai nostri tifosi”, e poi “in caso di B l’unica soluzione temporanea è andare a giocare a Udine mentre costruiremo una nuova casa per il Pordenone”.

Un addio sarebbe una sconfitta per tutti: per la città che perderebbe un proprio simbolo proprio dopo una storica promozione, per l’imprenditoria locale che vedrebbe sfumare una grande occasione anche a livello di visibilità, per Lovisa che dopo tanti sacrifici dovrebbe alzare bandiera bianca e abbandonare la propria terra e sopratutto per i tifosi che si troverebbero senza più una squadra, la loro squadra, da sostenere, costretti a migrare altrove – se vorranno ingoiare il rospo – o a ripartire da una nuova società che (come a Bassano dopo la fusione col Vicenza) ripartirebbe dal basso. Vedremo come si svilupperanno le cose da qui all’estate, specialmente dopo il tanto agognato raggiungimento della Serie B, mantenendo alta l’attenzione perché Pordenone merita di vivere il sogno cadetto da tanti anni inseguito e spesso sfumato proprio sul filo di lana.

Tommaso Maschio