Il punto sulla Serie C (di Nicolò Schira)

27.12.2019 11:00 di Roberto Krengli Twitter:    vedi letture
Fonte: tuttoc.com
Nicolò Schira
Nicolò Schira

"Cari ragazzi nel rinnovare a voi e alle vostre famiglie gli auguri di un Buon Natale e di un Felice Anno Nuovo con la riapertura delle liste di trasferimento abbiamo il dovere di esporvi con chiarezza il quadro economico della ns. Società.  Il calcio Catania Spa per la ben nota situazione debitoria non potrà far fronte agli adempimenti economici così come attualmente in essere. La vita del Catania è primaria ad ogni cosa così che ci sembra giusto che troviate una squadra che vi garantisca di poter avere soddisfatte le vostre esigenze tecniche ed economiche. NESSUNA PRETESA sarà da noi avanzata alle eventuali squadre che si faranno avanti. Certi della vs. comprensione vi salutiamo cordialmente. Calcio Catania Spa".

Questo il messaggio d'auguri, si fa per dire, recapitato per Natale a tutti i calciatori rossazzurri da parte della dirigenza etnea. Un segnale inequivocabile dello stato di crisi profonda in cui versa il club, che deve drasticamente ridurre il monte ingaggi per tagliare i costi e cercare di alleggerire ogni tipo di spesa. L'obiettivo è quello di essere il più appetibile possibile (al netto dei debiti che restano rilevanti) per un possibile nuovo compratore, che possa dare ossigeno alla società rilanciandone le ambizione. Altrimenti il rischio è quello di un futuro decisamente nebuloso non solo dal punto di vista sportivo (ci sarà un ridimensionamento tecnico a gennaio), ma a trecentosessanta gradi. Con il rischio, neppure troppo campato per aria, di dover ripartire da altri palcoscenici inferiori. 

Se a Catania si stanno addensando nubi sempre più minacciose all'orizzonte, a Reggio Calabria invece splende il sole. Primo posto in classifica con dieci vittorie consecutive, che sono valse il più 10 sul Bari secondo. Il diesse Max Taibi, però, resta vigile e per questo ha già piazzato l'acquisto di Manuel Sarao (Cesena) in attacco. E la campagna acquisti del patron Gallo non finisce qui. Arriveranno un altro paio di tasselli, uno dietro e uno in mezzo, per rendere ancor più profonda la rosa a disposizione di Mimmo Toscano. Un organico di alto livello e di grande esperienza, dove c'è solo un Under 23 a giocare titolare con continuità: Nicolas Bresciani. L'esterno sinistro classe 1997 è una delle piacevoli rivelazioni della capolista amaranto. Qualità e forza fisica che lo rendono un esterno completo. A Reggio è sbocciato e si è imposto come titolare, costringendo alla panchina un elemento come Matteo Rubin che in carriera vanta un centinaio di presenze in A. Bravo Taibi in estate ad arrivare prima di tutti battendo la concorrenza di diversi club (Vicenza e Siena in primis). La Reggina vorrebbe trattenerlo anche in B l'anno prossimo e in tal sceso molto dipenderà dalle sorti del Livorno proprietario del cartellino. Bresciani è vincolato fino al 2022 al club del presidente Spinelli ma l'anno prossimo vuole giocare in B. Proseguire il cammino in Calabria potrebbe essere la soluzione ideale, anche se pure altre squadre cadette gli hanno messo gli occhi addosso. Il feeling con l'ambiente è alle stelle e spesso può capitare di incrociarlo mentre passeggia sul lungomare mangiando un gelato (il suo punto debole, va ghiotto per quelli "da Cesare", ndr). Peccati di gola smaltiti grazie a chilometri percorsi sulla fascia. Taibi e Toscano si godono la sua crescita: una ventata di gioventù in una Reggina di grande esperienza che vuole riconquistare la B. 

Dalla Regina della Calabria a un calabrese doc. Stimo molto Daniele Cacia che ho avuto modo di intervistare più volte in esclusiva in questi anni. Un attaccante formidabile per la Serie B e un calciatore senza peli sulla lingua. Di quelli fuori dal coro, che dicono quello che pensano. Zero banalità e frasi fatte. Una manna per noi giornalisti abituati - ahinoi - troppo spesso a interviste da zero a zero. Auguro al bomber catanzarese di trovare nella calza della Befana una chiamata dalla B. Quella che sogna all'alba dei 37 anni per chiudere alla grande. Gli manca un gol per eguagliare il record di Schwoch. Due per batterlo e diventare il miglior marcatore di tutti i tempi nella storia della categoria. Ecco perché Cacia deve guardare al futuro e lasciarsi alle spalle la cocente delusione di Piacenza. Un matrimonio mai decollato che, evidentemente, ha portato a galla frustrazioni e rancori. Da entrambe le parti. Basta farsi una rassegna delle dichiarazioni di queste settimane. Lo stesso Cacia, però, è sempre stato un calciatore che ha fatto parlare il campo. E allora aspetti un chiamata dalla B e poi provi a zittire tutti alla sua maniera. A suon di gol. Le reiterate interviste degli ultimi giorni ne sviliscono in parte l'immagine, dando adito ai suoi detrattori che per punzecchiarlo hanno sottolineato, provocatoriamente, che a dicembre l'ex numero 9 degli emiliani ha fatto più interviste/apparizioni televisive delle presenze raccolte in 4 mesi col Piace. D'altronde all'ombra del Garilli hanno il dente avvelenato e le stoccate del presidente Gatti e di una bandiera biancorossa come Della Latta (proprio dalle nostre colonne) la dicano lunga sui rapporti tutt'altro che idilliaci con Cacia. Il matrimonio è stato disastroso e ne sono usciti tutti con le ossa rotta, ma adesso è tempo di voltare pagina. Cacia punti a tornare in B e il Piacenza a pescare un grande bomber dal mercato per risalire la classifica e lottare per i primi posti. E chissà che magari tra qualche mese non possano ritrovarsi faccia a faccia. Da avversari in B. Sia Cacia sia il Piacenza - ne siamo certi - ci metterebbero la firma.

Volano gli stracci anche in quel di Avellino, dove le festività natalizie sono state turbate dal botta e risposta avvelenato tra l'ormai ex direttore sportivo Salvatore Di Somma e la nuova proprietà della società biancoverde. Facciamo un po' d'ordine: in estate l'ex storico capitano degli irpini decide di tornare al capezzale di un club moribondo. Impossibile per Di Somma dire no al grande amore calcistico della sua vita, l'Avellino appunto. E così nonostante un budget tendente allo zero costruisce una formazione dignitosa per il mantenimento della categoria. Un errore però lo commette anche se poi in Autunno vi porrà rimedio: dopo aver bloccato Eziolino Capuano si fa convincere dalle pressioni dei tifosi e affida la squadra a un debuttante come Giovanni Ignoffo. I risultati negativi porteranno al dietrofront che, a oggi, si è rivelato giusto.  Così come è assolutamente legittimo che una nuova proprietà voglia affidarsi a un management di sua fiducia. Eh già, perché nel frattempo l'Avellino è passato di mano da Sidigas a Izzo. Con tanto di nuova dirigenza sul ponte di comando. Ecco perché - non è un mistero - che Di Somma sia stato esautorato. Al suo posto, al fianco del nuovo direttore generale Nello Martone, dovrebbe tornare Carlo Musa, l'artefice del ritorno nei professionisti. Restano solo da stabilire le modalità della separazione. Di Somma merita rispetto e sperare nelle sue dimissioni per non sollevarlo dall'incarico rappresenta una scelta sbagliata da parte del nuovo presidente Luigi Izzo, che deve prendersi le sue responsabilità. A costo di essere impopolare visto che il passato e quello che Di Somma rappresenta e ha rappresentato per la città di Avellino. Il balletto a suon di comunicati degli ultimi giorni è stato stucchevole oltre che inutile. Inoltre non fa il bene di una squadra che veleggia in zona playoff e meriterebbe solo un plauso per quanto fatto in mezzo a tante criticità. Anzi tocca ora a Izzo mettere mano al portafoglio come promesso con quattro-cinque innesti di spessore per alzare l'asticella. Di Somma lascia una base buona sulla quale costruire una squadra da primi cinque-sei posti e che possa dire la sua a pieno titolo negli spareggi playoff. Senza lo storico ex numero 6 biancoverde che ormai appartiene al passato.

Nicolò Schira

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