Il punto sulla Serie C (di Nicolò Schira)

28.11.2019 11:00 di  Roberto Krengli  Twitter:    vedi letture
Fonte: tuttoc.com
Nicolò Schira
Nicolò Schira

È caos Catania. Ogni settimana che passa, la crisi del club etneo diventa sempre più profonda e preoccupante. Dal mancato pagamento degli steward alle possibili problematiche del club per arrivare a fine stagione, con i debiti sì ridotti da 15 a 4 milioni, ma sempre ingenti, fino alle dimissioni ufficiali annunciate da Pietro Lo Monaco, ma non ancora ratificate (che siano state solo di facciata per smuovere le acque e ottenere la discesa in campo delle istituzioni locali ?). Ovviamente è superfluo ribadire che l'aggressione di cui è stato vittima il dirigente rossazzurro è qualcosa da stigmatizzare nonché ignobile. I protagonisti di questo folle gesto non sono veri tifosi del Catania (appassionati e perbene), ma personaggi che dovrebbero essere estromessi dal mondo del calcio. Detto questo, la questione societaria resta aperta. La società è in vendita e il ciclo Pulvirenti-Lo Monaco appare agli ultimi capitoli. Sullo sfondo si è palesato il nome di Raffaello Follieri, i cui precedenti - almeno in ambito calcistico come svelato ieri nel suo editoriale dal collega Tommy Maschio - non lasciano dormire sogni tranquilli. E l'incubo di finire nelle mani sbagliate con il rischio di un tracollo agita i sogni della passionale tifoseria catanese. Molte più garanzie di tornare ai fasti dello scorso decennio lo darebbe il nome di Giuseppe Lombardi, giovane patron della Sicula Leonzio nonché artefice della scalata dalla Promozione alla Lega Pro della compagine siciliana. Soldi, ambizioni e legame col territorio: il trentenne Lombardi avrebbe tutte le caratteristiche per rifare grande il Catania. Chissà che il sogno di diventare proprietario della sua squadra del cuore non possa diventare nei prossimi mesi realtà...

Sono giorni di incertezza e preoccupazione invece in quel di Lecco, dove il patron Paolo Di Nunno ha annunciato il suo totale disimpegno dopo lo scialbo pareggio contro la Giana. Parole probabilmente dettate dalla profonda amarezza di una stagione finora deludente e avara di soddisfazioni, nonostante i 36 calciatori tesserati e gli investimenti fatti. Ci auspischiamo che il suo sfogo sia solo legato a un momento di rabbia, perché all'orizzonte non si intravedono possibili acquirenti e compratori e il club bluceleste rischierebbe - qualora Di Nunno dovesse mantenere tali propositi - di ritrovarsi a rischio default. Anzi gli rivolgiamo un invito: torni a fare di testa sua senza avvalersi di troppi consulenti e collaboratori che negli ultimi mesi non hanno prodotto i risultati sperati. E magari il sereno e le vittorie torneranno a riaffacciarsi nel cielo lecchese.

A proposito di imprenditori scontenti: qualcosa si è incrinato a Terni nel rapporto tra Fabio Gallo e la proprietà. Raccontano che il patron Stefano Bandecchi sia insoddisfatto per gli ultimi risultati (solo 11 punti nelle ultime 7 gare) e sopratutto le recenti prestazioni della squadra rossoverde, tanto che - qualora fosse arrivato un passo falso contro la Viterbese - non erano esclusi provvedimenti e possibili ribaltoni. La zampata in extremis di Daniele Vantaggiato ha scacciato le nubi che si erano addensate sulla panchina umbra, ma serve una crescita continua per centrare il salto di categoria. I massicci investimenti di mister UniCusano devono essere tradotti nella promozione in B e il -7 dalla capolista Reggina non è stato ben digerito e assimilato dal numero uno del club ternano. Occhio quindi alle prossime gare. Da qui a Natale per Gallo vietato sbagliare...

Negli ultimi anni Sandro Pochesci ha fatto parlare di sè più per le esternazioni pittoresche che per i risultati sul campo. Un fenomeno preoccupante se di mestiere fai l'allenatore e non l'opinionista. Onestamente ci sembrano un po' fuori luogo gli attacchi feroci nei confronti del patron del Bisceglie Nicola Canonico, reo di averlo esonerato...con qualche settimana di ritardo! Il tecnico romano, infatti, era già stato sfiduciato da tempo e probabilmente è stato un errore non interrompere subito il rapporto. Da entrambe le parti. Lo stesso Pochesci, però, avrebbe potuto dimettersi una volta incassata la sfiducia del club all'indomani della sconfitta col Bari, invece di aspettare di "essere giustiziato" con l'esonero. Epilogo inevitabile di un'avventura che dal punto di vista dei risultati è stata decisamente deficitaria. Troppo facile però parlare e sparlare a posteriori. Con tanto di bonifici incassati. Bastava dimettersi, a quel punto ogni parola di Pochesci avrebbe avuto tutt'altro valore. E il nostro pieno sostegno. Altrimenti il sentiment è quello di chi sputa nel piatto dove ha mangiato. Che Canonico non sia un santo e un presidente modello non è un mistero. Così come la sua gestione del Bisceglie tutt'altro che esemplare tra rivoluzioni e dimissioni. Un caos devastante per le ambizioni del club. Ma questa è un'altra storia e non tocca a Pochesci giudicare...

Nicolò Schira

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