Il punto sulla Serie C (di Nicolò Schira)

19.09.2019 11:00 di  Roberto Krengli  Twitter:    vedi letture
Fonte: tuttoc.com
Nicolò Schira
Nicolò Schira
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Giovanni Cornacchini vuole scacciare le ombre che si sono addensate, minacciose, intorno alla panchina del suo Bari. Una in particolare, quella di Fabrizio Castori, che rischia di inghiottirlo. L’esperto trainer di San Severino Marche ha un rapporto d’acciaio con la dirigenza biancorossa, in particolare con il dg Matteo Scala e il dirigente di riferimento sull’asse Napoli-Bari Peppe Pompilio, con i quali ha scritto pagine di storia a Carpi. Ecco perché il suo nome va tenuto in grande considerazione nel caso in cui la squadra pugliese non dovesse decollare nelle prossime settimane. I baresi finora hanno stentato parecchio sul piano del gioco, senza mai convincere neppure quando hanno vinto. Troppe difficoltà e prestazioni altalenanti che hanno creato più di una preoccupazione in relazione a un organico d'altissimo livello per la categoria. Basti pensare che ben sei undicesimi della formazione schierata contro la Reggina vantava trascorsi in Serie A. Un'autentica corazzata quella allestita dalla famiglia De Laurentiis che finora ha raccolto solo 7 punti su 12 disponibili, perdendo in casa contro una Viterbese apparsa tutt'altro che irresistibile e vincendo in maniera rocambolesca sul campo del fanalino di coda Rieti soltanto a tempo scaduto. Troppo poco per chi ambisce alla B. Il trittico Francavilla-Monopoli-Picerno pertanto si preannuncia decisivo per le sorti della panchina dei Galletti. Con il fantasma di Castori che aleggia già sul San Nicola.

Da un allenatore che rischia di finire sulla graticola a un altro che invece non vuole smettere di stupire. I capelli lunghi e i 13 tatuaggi sono gli stessi che aveva da calciatore, quando sgroppava a tutta velocità sulla fascia. Esterno spesso micidiale in zona-gol, uno di quelli che facevano le fortune migliaia di squadre al Fantacalcio. E anche in panchina non ha perso il vizio di andare forte. Pur cambiando i panni indossati recentemente. Da problem-solver a certezza da inizio anno, il passo infatti è stato breve. Mica male per chi negli ultimi anni si era specializzato in imprese disperate da subentrante, alla Mister Wolf di Pulp Fiction. Un ex giocatore, protagonista per tanti anni in Serie A e con diverse convocazioni in nazionale, ma che ha preferito fare la gavetta, quella vera della Serie C, piuttosto che cercare scorciatoie come molti suoi illustri giovani colleghi. Una scelta rivelatasi azzeccata, come testimoniano i risultati. Parliamo di Aimo Diana che, dopo i miracoli di Melfi (arrivò con la squadra ultima e reduce da 10 sconfitte di fila e con una grande arrivò alla beffarda retrocessione ai playout con due pareggi), Sicula Leonzio (squadra presa nei bassifondi e condotta ai playoff) e Renate (salvezza diretta senza passare dai playout), ora vuole sognare in grande. Organizzazione maniacale, quasi un approccio scientifico e matematico al calcio sulla falsa riga di Davide Nicola, al quale per bravura e capacità psicologica di entrare nel cuore dei suoi giocatori assomiglia molto. Marchio di fabbrica un 3-5-2 che ricorda quello di un altro allenatore passato con successo dalla terza serie prima di spiccare il volo: Leonardo Semplici. Tre vittorie in quattro gare e secondo posto momentaneo dietro la corazzata Monza, che vincerà il campionato con 10-12 punti di vantaggio sulle inseguitrici. In casa nerazzurra sognano ad occhi aperti e siamo sicuri che, sul campo o con una telefonata al suo manager Alessandro Orlandi, Diana l'estate prossima possa fare il salto di categoria. Lo meriterebbe.

A proposito di salti di categoria, ci sono quattro ragazzi che ce l'hanno fatta e adesso vivono il loro sogno. Qualcuno ci è riuscito da qualche anno, qualcun altro invece è un debuttante assoluto. Tutti però accomunati dall'essere - per talento e potenzialità - arrivati con un po' di ritardo sul palcoscenico della massima serie. Un poker di nomi che nelle prime tre giornate di Serie A ha conquistato prime pagine dei giornali e ampi spazi televisivi: Stefano Sensi, Giovanni Di Lorenzo, Filippo Falco e Alfredo Donnarumma.

Il primo si è preso le redini del centrocampo interista e della nazionale italiana a suon di prestazioni da urlo. Fa sorridere ripensare che tra il 2013 e il 2015 annaspava e retrocedeva in D con il San Marino. In campo Sensi già rubava l'occhio per personalità e velocità d'esecuzione della giocata, eppure per i tanti addetti ai lavori era considerato troppo gracile e piccolo di statura per poter giocare ad alti livelli. Roba da ritiro immediato del tesserino da direttori/osservatori. Complimenti, verrebbe da dire. Tra i pochi a crederci il suo mentore e all'epoca compagno di squadra Alessandro Fogacci (oggi componente prezioso dell'entourage del numero 12 nerazzurro), che mi invitò a tenerlo d'occhio certo di un futuro in A per quel nanerottolo che strabiliava in mezzo al campo. 

E che dire di Giovanni Di Lorenzo ? Oggi è il terzino destro titolare del Napoli che poche ore fa ha battuto i Campioni d'Europa in carica del Liverpool, ma soli tre anni fa giocava a Matera. Prima ancora al Cuneo, con cui retrocesse addirittura in C2. Eppure da ragazzo con la Reggina in B e Lega Pro già si era messo in evidenza, tanto da essere chiamato più volte in Under 21. Nell'estate 2015 il club dell'allora presidente Foti fallisce e Giovanni si ritrova disoccupato. L'unica chiamata arriva a fine agosto dal Matera. Una delle tante intuizioni vincenti di Simone Spadafora che lo porta alla corte di Columella, dove con Padalino prima e Auteri poi spicca il volo. Il resto è cronaca: promozione in A con l'Empoli, miglior terzino della scorsa Serie A e il passaggio al Napoli per 10 milioni di euro grazie a un blitz notturno di Giuntoli (uno di quelli che la C la segue sempre nonostante ormai veleggi a grandi livelli) con il suo agente Giuffredi per anticipare la concorrenza di Inter e Atletico Madrid. Prossima tappa ? La nazionale. Mancini lo sta già visionando con attenzione.

A completare il quartetto di talenti, forgiati dalla Serie C e snobbati troppo a lungo dal grande calcio, ci sono Pippo Falco e Alfredo Donnarumma. A entrambi non è bastato vincere da assoluti protagonisti un campionato di B per salire al piano di sopra. Ne hanno dovuti conquistare due, perché al primo giro sono stati sedotti e abbandonati rispettivamente da Benevento ed Empoli. Scelte rivelatesi non poi così lungimiranti visto che sanniti e toscani hanno concluso la stagione successiva con la retrocessione. Lecce e Brescia si sono, invece, fidati di loro e le prime risposte sono state già di quelle che contano. Falco (chi scrive ai tempi del Pavia nel 2011 lo ribattezzò simpaticamente e provocatoriamente il Messi del Salento) è imprendibile anche per i difensori di A: per informazioni chiedere a quelli di Inter e Torino storditi dai suoi dribbling e dalle sue finte. Donnarumma va a segno con facilita anche in A: 3 centri nelle prime 3 giornate che rappresentano uno schiaffo morale a chi lo riteneva soltanto un bomber da B e C. Di chi è la colpa vi starete, giustamente, domandando ? La risposta è altrettanto semplice, quasi scontata: della miopia di molti dirigenti nostrani che lavorano ad alti livelli ma non vanno più sui campi e non conoscono i calciatori. Si preferisce puntare su stranieri, talvolta, imbarazzanti piuttosto che sui ragazzi delle categorie inferiori. Chissà come mai...

A volte ritornano, è proprio il caso di dirlo. Per una volta chi scrive diventa anche, almeno in parte, protagonista dell'articolo. Ve la faccio breve: sabato scorso mi chiama l'amico Ivan Cardia per raccontarmi la sua nuova avventura da direttore di TuttoC e mi chiede se avevo il piacere di tornare come editorialista settimanale. Chi mi conosce sa il legame speciale con questo sito, del quale ho fatto parte, da protagonista, per i suoi primi cinque anni di vita. Si chiamava ancora TuttoLegaPro e di acqua ne è passata sotto i ponti. Forse troppa. Ecco perché - mantenendo i vari impegni in radio, tv e giornali - ho accettato con entusiasmo e con la voglia di dare il mio contributo al progetto di Ivan. La cui mission è quella di rendere TuttoC sempre più la casa della terza serie, il punto di riferimento assoluto per tutti i protagonisti della categoria. Dai calciatori ai tifosi passando per agenti e dirigenti. Alla solita maniera, raccontando la verità senza fare sconti a nessuno. Celebrando successi e imprese, ma al tempo stesso scoperchiando i problemi che spesso si annidano in Serie C. Come dimenticare le tante battaglie del passato: dagli allenatori con lo sponsor al calcioscommesse (da queste colonne partì la denuncia poi premiata dalla FIFA di Fabio Pisacane per Lumezzane-Ravenna), passando per il Monza crack dell'americano Armstrong-Emery fino al caso Matera dello scorso anno, quando svelai (su altre colonne) a fine agosto che il club era sull'orlo del fallimento e non avrebbe concluso la stagione. Come da protocollo arrivarono smentite a raffica, condite da intimidazioni e minacce. Alla fine però sappiamo tutti come è andata a finire ognuna di quelle vicende. Per fortuna il tempo resta galantuomo. Il vizio di indagare e andare oltre non l’ho perso. Così ogni settimana cercherò di scovare e raccontarvi, con dovizia di particolari, quanto accade nel nostro amato pianeta Serie C. Il bello ma anche il brutto di questa categoria. Un appuntamento fisso per chi scrive con voi lettori. Ben ritrovati...

Nicolò Schira

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