Il punto sulla Serie C (di Ivan Cardia)

07.04.2020 16:00 di Roberto Krengli Twitter:    vedi letture
Fonte: tuttoc.com
Ivan Cardia
Ivan Cardia

È il momento di una confessione. Quella di un conflitto d’interessi, evidente. Perché senza calcio non abbiamo il nostro pane quotidiano, il motivo per invitarvi a leggere queste pagine. Siamo smarriti, senza bussola. E allora è meglio fare una professione di onestà: senza calcio, chi vi scrive non lavora. È un problema, l’informazione sportiva è parte del sistema e questa confessione non è facile da fare. Perché, da un lato, fosse per noi, fosse per le nostre famiglie, sarebbe bene che il calcio ripartisse quanto prima. Perché siamo spaventati come tutti voi, guardiamo al futuro e non sappiamo cosa ci riserverà. Dall’altro lato, però, c’è il dovere di essere onesti nel raccontare quel che pensiamo, quel che sentiamo. 

È un senso di inadeguatezza profondo. Per raccontare questi tempi a cui non siamo abituati, per i quali non siamo addestrati. E che ci stanno insegnando, tra le tante cose, quanto bisogno ci sia del grande giornalismo. Anche sportivo, guardando al nostro piccolo orticello e senza la pretesa di farlo. È un senso di inadeguatezza profondo: guardando al mutuo, all’affitto di casa, alla rata della macchina, può essere difficile dire la verità. Che sarebbe meglio fermarci qui, ora. Smetterla di parlare di ripresa, fideiussioni, campionati, anche stipendi, mentre il mondo si ferma e piange i suoi caduti. Mentre una parte d’Italia sente solo il suono di ambulanze e campane a morto, ancora oggi. 

Basta così, siate seri. Basta frecciatine, stalli, trattative. Scadenze posticipate di giorno in giorno. È davvero il momento di sapere se il campionato ripartirà il 20 maggio o meno ? L’impressione è che il calcio sia impegnato in un’affannosa rincorsa contro un tempo che non c’è già più. Non possiamo fare previsioni assolute: speriamo tutti che da un giorno all’altro arrivi un vaccino, una cura, qualcosa per tornare alla vita che conosciamo. Però ora non ci sono spiragli per immaginare che davvero questa stagione possa riprendere da dove è stata sospesa. A questo punto, non avrebbe neanche molto senso: sarebbe comunque un’altra stagione, nuova, diversa, mutilata. Tanto vale fermarsi, sul serio. Resettare, ripensare le regole, trovare i soldi per tenere insieme un movimento che tiene in piedi l’intero sport italiano. Servono uomini eccezionali, capaci di prendere decisioni eccezionali per tempi eccezionali. Serve un’assunzione di responsabilità, da parte di tutti. Fermiamo tutto, decidiamo regole chiare per ripartire. Quando si potrà, da zero. Il presente è già fosco, non c’è bisogno di rovinarci il futuro. Ci sarà qualche scontento. Ma ci sono decisioni che tutti sappiamo giuste. Senza paura delle conseguenze. E poi, senza sminuire ragioni che in tempo di pace sarebbero state sacrosante, spetterà a chi farà ricorsi per un punto in più raccontare all’Italia che quel punto vale davvero qualcosa, rispetto ai morti che tanti nostri connazionali non hanno neanche avuto la possibilità di salutare per un’ultima volta. Proverà, forse, un senso di inadeguatezza ancora maggiore rispetto a noi che ci sforziamo, anche di tempo di guerra, di aggiornarvi, raccontarvi il gioco più bello del mondo. Con la speranza che torni. Ma non per vedere un gol. Chi se ne frega di quello. Vorrebbe dire aver superato tutto questo. 

Ivan Cardia

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