Il 2018 se ne va e porta con sè un bestiario che non vorremmo rivedere (di Luca Bargellini)

Nato a Firenze nell'anno del Mundial spagnolo, giornalista di TuttoMercatoWeb.com, direttore di TuttoC.com
31.12.2018 11:00 di Roberto Krengli Twitter:    vedi letture
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Luca Bargellini
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Fra meno di ventiquattro ore il 2018 chiuderà i battenti. Quello che sta andando in archivio è stato un anno complicato per tutto il calcio italiano, fra la mancata partecipazione al Mondiale russo, il commissariamento della Federcalcio e i problemi con il Financial FairPlay di alcuni dei top club di Serie A. Il 2018 è stato probabilmente anche l’anno più brutto per quanto riguarda la Serie C. L’anno, non a caso, è iniziato con un club già fallito (il Modena) e con una serie di situazioni borderline tutt’altro che trascurabili.

In questo contesto l’estate, anziché relegare i consueti sogni di mercato ai tifosi, ha elargito una serie infinita di incubi. Dalla scomparsa di alcune delle società in bilico nei mesi precedenti, al disastro legato al mancato ripescaggio (o riammissione) di alcuni club in Serie B, fino ad arrivare all’indecorosa riforma con la quale la FIGC pre Gravina ha introdotto le seconde squadre in Serie C, stravolgendo una proposta arrivata dalla stessa Lega Pro ma con parametri ben diversi.

Passa ancora altro tempo e la querelle Serie B per società del calibro di Entella, Catania, Novara, Pro Vercelli, Ternana e Robur Siena diventa un passato, amaro, da tentare di dimenticare al più presto. Chi però spera di vivere finalmente un campionato tranquillo, con la testa solo e soltanto al campo, si sbaglia.

Questo perché i problemi di un movimento insostenibile, aggrovigliato in regole che speriamo diventino al più presto un lontano ricordo, tornano a farsi vedere. La realtà del Pro Piacenza assomiglia, infatti, in maniera piuttosto drammatica a quella del Modena dello sorso anno: tre gare già perse a tavolino per lo sciopero dello staff tecnico senza stipendio da mesi e l’estromissione dal campionato dietro l’angolo.

In aggiunta ecco la vicenda del Matera, con uno sciopero simile per motivazioni e tempistiche a quello dei colleghi rosanero, ma che per adesso non ha portato al medesimo rischio di espulsione della società visto l’utilizzo della Berretti al posto della prima squadra vidimato dalla dirigenza lucana. Un sotterfugio, questo, che funziona come un tappeto sotto il quale nascondere la polvere (o le macerie) di un calcio che ha bisogno di un futuro.

Infine eccoci a Lucca. Nella prima metà dell’anno lo sbarco del tandem Grassini-Lucchesi aveva fatto sperare i tifosi che le Pantere potessero avere un futuro diverso rispetto a quanto visto negli ultimi anni. Il manager senese e l’ex dirigente di Fiorentina e Roma, però, al Porta Elisa sono duranti “quanto un gatto in tangenziale” e con un -11 in classifica quale unica eredità. Così a guidare la Lucchese è rimasto ancora Arnaldo Moriconi. Almeno fino alla settimana appena conclusa quando è andata in scena la più surreale delle conferenze stampa di presentazione di una nuova proprietà. Prima un ritardo di due ore dovuto a dei colloquio con squadra e tifosi, e poi una serie di domande senza risposta, fra le quali spicca la più banale ma anche la più importante: “Chi sono i nuovi soci di maggioranza ?”

“Abbiamo acquistato il 98% delle azioni. Non ho altro da dire” è stata la risposta di Aldo Castelli, neo presidente del club.

“Ho fatto l’arbitro fino a 45 anni, ho lavorato in banca per 50 anni, sarò l’amministratore unico. Altro non so dirvi” è stato invece, in sintesi, il pensiero di Umberto Ottaviani. Poche parole e ancor meno chiarezza.

Con questo campionario di vicissitudini fra il grottesco e l’incomprensibile si chiuderà a breve il 2018. E dispiace a tutti, in primis a chi scrive, che di calcio giocato in pochi si ricorderanno. Con l’impresa del Cosenza ai playoff promozione, il ritorno in B dopo tanti anni di Lecce, Livorno e Padova che finiranno accartocciati negli almanacchi, schiacciati da tomi e tomi sul diritto sportivo, di cui tutti ne abbiamo francamente le tasche piene.

Addio 2018 non ci mancherai per niente e se c’è un auspicio che voglio fare per il nuovo anno è che di stagioni come questa non se ne vivano più. Al presidente Francesco Ghirelli il compito di riuscire in tale impresa. Noi saremo qui a tenere d’occhio la situazione, con l’auguro che di diritto sportivo non se ne debba mai più parlare.

Luca Bargellini