Gilardino e la gavetta (di Nicolò Schira)

10.10.2019 11:00 di Roberto Krengli Twitter:    vedi letture
Fonte: tuttoc.com
Nicolò Schira
Nicolò Schira

Da primo violinista a direttore d'orchestra, il passo è stato breve e altrettanto efficace. Alberto Gilardino ha riposto l'amato vìolino (che mimava dopo ogni gol) nella custodia per intraprendere l'anno scorso la carriera da allenatore. Per farlo non ha avuto timore di rimboccarsi le maniche, partendo addirittura dai Dilettanti. Una mosca bianca per chi in carriera ha segnato 188 gol in Serie A, laureandosi campione del Mondo con la Nazionale nel 2006 e vincendo Champions e coppe varie col Milan. In pochi - inutile nasconderlo - al posto del Gila sarebbero scesi nell'inferno dell'Interregionale pur di mettersi in gioco. Sarebbe stato molto più semplice e comodo aspettare la Primavera di qualche Serie A per poi magari partire subito dal grande calcio. E invece no. Alberto ha preferito prendere un'altra strada, conscio di rischiare sulla sua pelle brutte figure. Gavetta vera quella fatta finora del bomber biellese, che ha scelto di imparare sul campo il nuovo mestiere. Andamento controcorrente e atteggiamento umile premiati dal quarto posto e piazzamento playoff conquistato al timone del Rezzato. Una scelta azzeccata come testimonia il successivo salto di categoria. Galeotto il summit milanese durato oltre tre ore all'hotel Nyx di Milano lo scorso giovedì 27 giugno. Amore a prima vista, verrebbe da dire, tra la Pro Vercelli e Gilardino. Una intuizione vincente del direttore sportivo come Massimo Varini, spesso sottovalutato mediaticamente ma che negli ultimi 10 anni ha ottenuto ottimi risultati prima con Spezia e Reggiana e poi nelle ultime sette stagioni un Piemonte (promozione in B e quattro salvezze tra i cadetti). In estate all'ombra del Piola hanno deciso di operare una forte spending-rewiew e l'esperto diesse - nonostante alcune richieste - ha risposto presente. Obiettivo salvezza coniugando ai risultati la crescita dei tanti giovani della rosa e contenendo le spese. Missione finora centrata dal Gila, che con il suo 4-3-3 è una gestione del gruppo di matrice prandelliana ha regalato a patron Secondo anche la gioia del successo nel sentito derby contro il Novara. Un 1-0 firmato Comi che autorizza anche qualche sogno playoff nella tifoseria delle Bianche Casacche. Meglio restare con i piedi per terra e fare un passo alla volta. Intanto a Vercelli farebbero bene a tirare un sospiro di sollievo. Negli ultimi mesi si è, infatti, vociferato tante volte di una cessione societaria del club, ma visti i nomi circolati (alcuni dei quali da brividi e appartenenti al Parma targato Manenti) il pubblico vercellese dovrebbe godersi la permanenza di un presidente serio e affidabile come si è rivelato Secondo nella sua decade alla Pro. Meglio una dignitosa Serie C che voli pindarici illusori che culminano poi nella cancellazione dai professionisti.

Da un presidente passionale ad un altro che dopo anni di amarezze e cocenti delusioni sembra aver trovato la ricetta giusta. Alludiamo a Stefano Bandecchi che guarda tutti dall'alto in basso con la sua Ternana nel girone C. Nell'ultimo biennio il patron rossoverde aveva dilapidato oltre 10 milioni di euro per retrocedere dalla B alla C e poi non centrare neppure i playoff l'anno successivo in Lega Pro. Un vero e proprio disastro sportivo con 6 allenatori avvicendatesi e 3 direttori sportivi. La svolta iniziale è arrivata con la scelta di Luca Leone come uomo-mercato. L'inizio del dirigente abruzzese non è stato dei migliori con la scelta sbagliata Calori in panchina e una complicata ristrutturazione della squadra. D'altronde arrivare a gennaio e in corsa non è mai semplice. Leone però ha fatto tesoro degli errori commessi e ha invertito la rotta, scegliendo Fabio Gallo come allenatore. Un tecnico che tra Como e Spezia aveva dimostrato tutte le sue capacità e rimasto, inspiegabilmente, a spasso. Una coppia che in campo si sarebbe intesa a meraviglia. Entrambi erano due centrocampisti, di quelli che fanno girare le squadre in cui giocano. Più euclideo e metronomo Gallo, più fantasioso Leone. Idee di calcio simili che si sono intersecate fin da subito. Il binomio ha concluso la stagione gettando le basi per la rivoluzione estiva in cui è nata la nuova Ternana. In campo lo spregiudicato 4-3-1-2 di Gallo (allievo di Marco Giampaolo che a Brescia litigò, senza successo, con gli ultras pur di averlo nel suo staff): gioco divertente e vittorie in serie che hanno riacceso l'entusiasmo del Liberati. Dietro la scrivania l'abilità di Leone che, dopo gli anni ruggenti di Lanciano e la positiva esperienza di Pescara, vuole tornare in alto. Sognando quella Serie A soltanto assaggiata con gli abruzzesi. Una dolce ossessione da ritrovare nei prossimi 3-4 anni. La giusta ambizione per chi ha scoperto e lanciato giocatori del calibro di Pavoletti, Conti, Falcinelli, Gravillon, Spinazzola, Sepe e Mancuso. 

Nove reti in undici presenze ufficiali tra campionato e Coppa Italia alla fantascientifica media di una rete ogni 83 minuti. Numeri da record e da goleador di razza. Scoprirsi bomber a 28 anni. È il caso di Tommaso Morosini, centrocampista box to box del Sudtirol che dopo una lunga gavetta ha finalmente trovato l'habitat naturale in cui esplodere. Un rendimento elevatissimo che ha "costretto" gli altoatesini a blindarlo fino al 2023 per allontanare le sempre più insistenti sirene provenienti dalla B. Mossa giusta da parte del club biancorosso, forse meno da parte del calciatore che andando a scadenza avrebbe avuto ancor più facilità a salire di categoria l'estate prossima. Un ragazzo che negli anni scorsi - quando le categorie più importanti rischiavano di restare un miraggio - ha studiato (all'Isef) e pensato anche al suo futuro, avviando con l'amico Matteo una interessante attività. Il giocatore bergamasco due anni fa ha infatti fondato “La Mille”, brand specializzato in camicie di alta sartoria bergamasca, fatte a mano e per tutte le taglie slim-fit. Una e-commerce di alta sartoria chiamata La Mille proprio in onore della città dei Mille, ovvero la sua Bergamo. Sognando un domani di sfidare nel derby il fratello Leonardo (attaccante del Brescia). Intanto Vecchi si gode le sue prodezze. Tommy Morosini, il bomber in camicia che rappresenta una piacevole eccezione nel talvolta effimero mondo del pallone. 

Restando in tema di storie da raccontare, migriamo in quel di Pontedera dove il diggì Paolo Giovannini ne ha combinata un'altra delle sue. L'uomo-mercato toscano è specializzato nel rilancio di talenti smarriti. L'ultima scommessa vinta si chiama Luca Piana, un passato da promessa delle giovanili della Samp (era titolare in nazionale Under 19 dove faceva coppia con Rugani) e un presente che sembrava nebuloso. Almeno sino a questa estate, quando il Pontedera decide di tentarne il rilancio. Sfida vinta come testimoniano le ottime prestazioni e sopratutto i 3 gol segnati nelle prime 7 giornate. Cifra ancor più considerevole alla luce del fatto che Piana di mestiere i gol cerca di evitarli. Difensore centrale che grazie agli insegnamenti e ai consigli preziosi di un tutor speciale (l'ex Juve e Lazio Felice Piccolo, oggi procuratore) ha trovato la sua dimensione tornando agli antichi splendori. Per intenderci: Piana nel 2012 ai tempi della Primavera blucerchiata riusciva ad annullare nelle partitelle un certo Mauro Icardi. Una sorta di criptonite per il goleador argentino, che già ai tempi era letale per i malcapitati difensori avversari. All'epoca lo paragonavano Lucio e Barzagli, a testimonianza di come Piana avesse le stimate del predestinato. Di acqua ne è passata sotto i ponti, troppa. A 25 anni però Piana è ancora in tempo per provare a tornare in categorie importanti. Per la gioia anche del Pontedera che si gode l'ennesima scommessa vinta. 

Nicolò Schira

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