“Charly” Ludi, dieci anni di azzurro - L'Editoriale di Simone Balocco del 22 maggio 2016

23.05.2016 11:00 di  Simone Balocco   vedi letture
Carlalberto Ludi
Carlalberto Ludi
© foto di foto novaracalcio.com

Era arrivato in punta di piedi nel luglio del 2006. Il Novara si apprestava a disputare il suo quarto campionato consecutivo di Serie C1. Il torneo, che sarebbe iniziato il 3 settembre successivo (4 a 0 a Lucca), avrebbe visto arrivare gli azzurri al dodicesimo posto in classifica, ad un pelo dai play out.

Era stato acquistato dal Montevarchi, squadra della provincia di Arezzo che l'anno precedente militava in Serie C2 ma che era retrocessa in Serie D dopo i play out persi contro il Prato. L'anno prima ancora aveva disputato 21 partite con la maglia della Pro Vercelli: non male giocare prima per la squadra più odiata e poi in quella con cui la curva del Novara ha (o aveva) un'amicizia. A distanza di dieci anni, di acqua sotto i ponti ne è passata e quel calciatore non ha più lasciato il Novara e ne è diventato una bandiera. Venerdì sera la passerella finale e ora per lui gli scarpini che saranno attaccati al muro e non saranno più indossati: ladies and gentlemen Carloalberto Ludi, una vita in azzurro.

Gli ultimi cinque minuti (due più tre di recupero) di Novara-Modena hanno rappresentato non solo la terza presenza in stagione, ma anche l'ultima partita con i colori biancoblu' da parte di “Charly”.

Nato la vigilia di Natale del 1982 a Viadana, cittadina mantovana a ridosso dell'Emilia (il giocatore ha un spiccato accento emiliano sebbene sia un lumbard), “Charly” ha sempre amato il calcio e ha iniziato nelle giovanili del Parma. Debuttò da professionista con la maglia del Pisa, nel campionato 2000/2001, in C1. Per lui trenta presenze e nessuna rete. Del resto per un difensore centrale i gol non devono essere segnati, ma fare in modo che non vengano incassati.

Dopo sei mesi, passò alla Reggiana e scese in Serie C2. Da li un valzer di campi tra Brescello, Prato, Pro Vercelli e Montevarchi. Insomma, la carriera di Ludi si stava affossando nell'allora quarta serie nazionale.

Poi Sergio Borgo decise di portarlo sotto la cupola di san Gaudenzio. Novarello non esisteva ancora ma la famiglia de Salvo si stava informando con Pippo Resta su come acquistare il Novara e pochi mesi dopo sarebbe diventata la nuova proprietaria della squadre che nel dicembre 2008 avrebbe compiuto cento anni.

Il Novara 2006/2007 era una buona squadra: Luigi Sacchetti in panchina, Davide Micillo in porta, difesa con Ciuffettelli, Morganti, Cusaro e Lorenzini, centrocampo con Bagnara, Brizzi e Matteassi con in attacco la coppia Espinal (José) – Vieri (Massimiliano). Novarello non esisteva ancora, la preparazione estiva era stata fatta a Cantalupo Ligure, nel basso alessandrino, il campionato vide tre allenatori (a Sacchetti successero Gattuso e Greco) e la famiglia de Salvo sarebbe diventata proprietaria della società solo nell'autunno successivo.

Da quella stagione a...venerdì sera, Ludi ha disputato in tutto 195 partite in maglia azzurra, segnando cinque reti (due in Serie B, due in Lega Pro ed una nella finale di andata di Supercoppa di Lega Pro nel 2010 contro il Portogruaro). Il gol più pesante della carriera lo segnò nella tanta contestata partita tra Novara r Siena del 30 aprile 2011, realizzando il 2 a 2 finale.

E' stato il capitano della promozione in Serie A (a meno che Rubino non partisse titolare), l'ha indossata nella finale contro il Padova e, soprattutto, l'ha indossata con orgoglio l'11 settembre 2011 al “Bentegodi”, quando il Novara tornò a disputare una partita di Serie A a distanza di cinquantacinque anni dall'ultima.

Nonostante le retrocessioni, “Charly” è sempre rimasto nel Novara: un campionato finito male non può interrompere un matrimonio d'amore.

La partita di Ludi contro il Modena di venerdì ha avuto un grosso sapore di rivalsa per lui visto che il 10 maggio 2014, dopo appena due minuti di gioco, al “Braglia” contro i “canarini”, subì un terribile infortunio rompendosi il legamento crociato anteriore del ginocchio destro che gli fece finire il largo anticipo la stagione, poi conclusasi con la retrocessione in Lega Pro.

Lo scorso torneo lo ha fatto interamente lontano dal campo dividendosi tra riabilitazione e leggere sedute di allenamento, senza mai giocare un minuto di partita.

L'occasione è arrivata il 6 settembre 2015, Novara-Latina, prima giornata del campionato: Ludi titolare dopo sedici mesi e fascia di capitano sul braccio. 84 minuti per riassaporare l'ebbrezza del campo.

Il nuovo tecnico del Novara, Marco Baroni, sapeva che Ludi non era ancora la top della forma e alla seconda giornata, contro il Crotone, lasciò al numero 5 mantovano altri quindici minuti di gloria.

Da quel momento fino alle 22:20 di venerdì, ventiquattro panchine e un altro infortunio. Nel frattempo si sono affermati nel ruolo di centrale di difesa sinistro Poli, Mantovani, Vicari, dell'Orco ed il “vecchio” Carlalberto è scivolato indietro nelle  gerarchie tattiche di Baroni.

Ma il mister, che ha sempre creduto in lui, ha deciso, ironia della sorte, che la passerella finale gliela avrebbe concessa contro il Modena. Giusto per prendersi l'ovazione dei suoi tifosi e lasciare il calcio proprio nello stadio dove è diventato il “Charly” Ludi amato dai supporter. E non poteva esserci momento migliore se non entrare al posto proprio del capitano azzurro in quel momento, Felice Evacuo, con l'attaccante campano che si tolse la fascia per darla, per l'ultima volta, al suo compagno, nonché coetaneo.

Ludi capitano di mille battaglie, vittorie e sconfitte. Ma anche lacrime, come quelle al termine della sconfitta di Empoli del 26 maggio 2013 nella semifinale play off di ritorno. Intervistato alla radio Ludi pianse in diretta, una cosa non da tutti in questo calcio e proprio quel gesto così umano lo fece entrare ancora di più nel cuore di tutti.

Sotto la sua ala sono cresciuti, e hanno debuttato in prima squadra, i vari Faragò, Vicari, Manconi, Bianchi, Dickmann e Schiavi. Ma con il ragazzo di Viadana anche quelli più avanti con l'età rispetto ai giovani del vivaio hanno avuto in lui un vero punto di riferimento.

Il suo contratto scadrà il 30 giugno poi dal giorno dopo dovrà decidere cosa fare della sua vita post-calcio: o una scrivania o diventare allenatore.

Ha avuto dodici allenatori e molti compagni di reparto (da Lisuzzo a Centurioni, da Perticone a Garcia, da Dellafiore a Paci a Bastrini), ma una cosa non ha mai cambiato: l'amore per la maglia azzurra del Novara.

E poi le sua passioni: dai Pearl Jam agli AC/DC, dal basket NBA al cinema, dai romanzi thriller a quelli di Patricia Cornwell.

“Charly” grande cuore azzurro, vicino ai tifosi e alle cause civili (ha collaborato con l'Istituto storico della Resistenza di Novara anche in occasione dell'affissione della targa in memoria dell'ex allenatore del Novara negli anni Trenta, Árpád Weisz, morto ad Auschwitz).

Mercoledì sera contro il Bari Ludi non ci sarà, ma salirà sull'aereo per accompagnare la sua squadra a giocarsi quei play off presi per i capelli, ma che rendono ora  il Novara la vera mina vagante.

Con Ludi se ne va una grande parte (ed una grande pagina) del passato recente del Novara. Un passato che ha fatto storia e che rimarrà negli annali e nel cuore di tutti i tifosi azzurri.

Simone Balocco