C'era una volta (in campo) “the King”: la storia azzurra di Marco Rigoni - L'Editoriale di Simone Balocco del 14 novembre 2014

14.11.2017 09:00 di  Simone Balocco   vedi letture
Marco Rigoni
Marco Rigoni
© foto di tuttocalciatori.net

Il prossimo 22 dicembre il Novara Calcio compirà 109 anni. Nato all'interno dell'allora bar “Bertani” di corso Cavour per volontà di un gruppo di sette giovani studenti liceali della borghesia cittadina militanti nelle (allora) tante squadrette cittadine (Voluntas, Pro Scalon, Forza e Speranza, FAS) che volevano diffondere il football a Novara. Ci sono riusciti alla grande, visto che la loro “creatura” si è ritagliata negli anni un piccolo spazio nel panorama calcistico nazionale e ancora oggi i tifosi del Novara ne godono i frutti, nonostante sia passato oltre un secolo da quella riunione. Il sodalizio biancoblu, a oggi, non è mai fallito e non è mai andato al di sotto dell'allora Serie C2.

Quante cose sono successe in questi 109 anni di vita del club: dal campo di via Lombroso al primo gol ufficiale segnato da Mario Meneghetti il 3 novembre 1912; dalle vicende del “Quadrilatero del calcio piemontese” al primo campionato di B del 1929/1930 e al primo in massima serie sette stagioni dopo; dal gol numero 274 in carriera di Silvio Piola al mito di Nini Udovicich; dall'altrettanto mitico stadio di via Alcarotti ai gol di Fabio Enzo, Fabio Scienza, Mirco Balacich, Cristian Guatteo, Tiziano Polenghi, Lorenzo Pinamonte, Raffaele Rubino, Pablo Gonzalez e Paolo Faragò.

A dire il vero, il Novara retrocesse in Serie D: il 7 giugno 1990, perdendo il match play out contro il Pontedera al “Braglia” di Modena, il club azzurro per qualche settimana scese nella massima serie dilettantistica nazionale, ma la squadra venne ripescata in Serie C2 a scapito dei odiati rivali della Pro Vercelli. Da quella stagione a oggi, il Novara Calcio ha disputato una stagione in Serie A, sei in B, due in Lega Pro (Prima divisione), sei in Serie C1 e dodici in Serie C2. In questo lasso di tempo, la bacheca del club si è aperta per fare posto a due “scudetti” di Lega Pro (2009/2010-2014/2015) e altrettante Supercoppe di Lega Pro, conquistate negli stessi anni, oltre ad aver dato alle Nazionali giovanili Nazionali e a quelle straniere alcuni giocatori.

La categoria “Giocatori del Novara Calcio” di Wikipedia indica 529 giocatori (ma in realtà sono di più) che hanno vestito la maglia azzurra. Tra questi, giocatori celeberrimi, giocatori che sono entrati nel cuore dei tifosi, giocatori che hanno deluso le aspettative e le classiche “meteore”.

Tra tutti questi giocatori, ce n'è uno che ha scritto la storia recente del club ed è entrato nel cuore dei tifosi. Un ragazzo veneto arrivato all'ombra della Basilica di san Gaudenzio dopo anni in giro per lo Stivale con la consapevolezza di essere un giocatore forte, tecnico e ambizioso, ma un po' troppo sfortunato e sottovalutato. Si disse di lui che fosse il nuovo Alessandro del Piero, condividendo con il fu “Pinturicchio” bianconero la regione e la squadra di calcio di provenienza. Stiamo parlando di Marco Rigoni, “the King” per i supporter azzurri.

Rigoni nasce a Montegrotto Terme il 5 gennaio 1980 e a 17 anni “emigrò” a Torino voluto dalla Juventus che vide in lui il giocatore ideale per fare il futuro vice- del Piero, allora già affermato con la maglia dei torinesi. Rigoni rimase a Torino quattro stagioni, giocando anche scampoli di partita tra Serie A e Coppa Italia.

Rigoni debuttò in prima squadra l'11 marzo 1998 nella semifinale di ritorno di Coppa Italia contro la Lazio di Sven-Göran Eriksson: 2-2, pochi minuti d Juventus eliminata.

In Serie A, il sogno di ogni ragazzino che gioca a calcio, il suo esordio è datato Venezia-Juventus, 17 gennaio 1999 con l'allora numero 35 di Montegrotto che subentrò a Nicola Amoruso giocando poco più una decina di minuti. Che esordio: un veneto che esordiva nel capoluogo del Veneto con una squadra non veneta. Ma iniziò il suo “rapporto” con un nemico che negli anni gli ha condizionerà la carriera: l'infortunio alle ginocchia.

Rimase alla Juventus fino all'estate 2002 quando passò alla Triestina, in Serie B. Nel mentre si era fatto le ossa a Ravenna e a Cittadella: 13 presenze e due reti con la prima, una sola presenza con i cugini padovani. A Torino non ci fu più spazio per lui e Rigoni attraversò tutta la autostrada A4 per andare a giocare nella Triestina, ancora in cadetteria.

Con la mitica squadra alabardata divenne un leader e per tre stagioni e mezzo giocò 101 partite con otto reti. Al “Nereo Rocco” ebbe Attilio Tesser come allenatore e con lui giocarono anche gli ex Novara Massimo Borgobello e Max Vieri, il futuro azzurro Andrea Mantovani, Francesco Marianini e Andrea Parola, due che Marco incontrerà qualche stagione dopo a Novara.

Su Rigoni ci fu molto hype a Trieste: predestinato erede di del Piero pronto a ripartire da una società storica con ambizioni di tornare presto ad un passato che l'ha resa una squadra iconica del nostro calcio. Rigoni in maglia alabardata ha fatto vedere cose importanti, giocando con regolarità mostrando che a Torino non avevano sbagliato a selezionarlo ma sbagliato a scaricarlo.

Tra il gennaio 2006 e l'estate 2009, Rigoni giocò due stagioni e mezzo (non consecutive) con la Ternana e una stagione a Pescara, negativa per la squadra, ma positiva con lui.

Rigoni fece vedere numeri da vero campione nelle due stagioni (2007-2009) con le “fere” con il numero 10 sulla schiena, segnando anche al Novara una doppietta al “Liberati”. A 29 anni era nel pieno della forma e pronto a nuove sfide, anche se in terza serie.

Ma il suo destino doveva passare dal “Piola”. Nell'estate 2009 il Novara, arrivato con mister Notaristefano soltanto ottavo in campionato poche settimane prima, capì che era giunto il momento di fare il definitivo salto di qualità per approdare dopo 33 anni di campionati di C in Serie B. Per farlo compì un vero repulisti: via Notaristefano, via il direttore sportivo Borgo, via alcuni giocatori poco motivati o non ritenuti idonei al nuovo corso e arrivarono sotto la Cupola mister Tesser, il direttore sportivo Pasquale Sensibile e una serie di giocatori importanti con tanta esperienza (e piedi buoni) per la terza serie. Rigoni si prese la maglia numero 10, allora senza il cognome dietro.

Il fantasista rimase a Novara tre stagioni consecutive, le tre stagioni più belle della storia recente del club: double di Lega Pro (campionato e Supercoppa), promozione in Serie B e campione d'inverno in cadetteria, vittoria dei play off e una stagione in Serie A. Con Rigoni in campo (oltre ad una serie di giocatori spettacolari) il club tornò in B dopo 33 anni e in serie maggiore dopo cinquantacinque.

I tifosi azzurri, e gli annali del calcio, si ricordano di tre gol importanti di Rigoni:

il gol vittoria nel derby in notturna del 28 settembre 2009 contro l'Alessandria, coinciso con il suo primo gol con il Novara;

il gol del 2-2 nella semifinale di ritorno dei play off contro la Reggina, il 5 giugno 2011, allo scadere;

la tripletta segnata al Cesena il 6 maggio 2012 nell'ultima partita casalinga della stagione in Serie A.

Se magari il primo gol è passato inosservato, gli altri due rimarranno scolpiti nel cuore dei tifosi per sempre.

La rete contro la Reggina è stata considerata come uno dei gol più belli della storia del Novara: minuto 91, calabresi avanti per 2-1, cross da sinistra di Gemiti, palla che in area viene “spizzata” di testa da Rubino e Rigoni, con la forza della disperazione, di destro calciò un “missile” che andò a schiantarsi nel “sette”, non lasciando scampo a Puggioni. Il “Piola”, pieno come un uovo, cadde (in senso metaforico) e il numero 10 azzurro dalla gioia estrema si tolse la maglia. Si prese un “giallo”: non gli interessò granché, visto che se non avesse fatto quel gol il Novara sarebbe stato eliminato. Rigoni si ripeté anche la domenica successiva nella finale di ritorno contro il Padova.

La tripletta contro il Cesena è stato il coronamento di un sogno: il ragazzo partito dalla città delle terme padovane verso la metropoli, nella squadra più importante del nostro calcio ma che non aveva credette in lui, si ritrovava a 32 anni ad aver segnato 11 reti in Serie A, risultando non solo il centrocampista italiano più prolifico in Serie A, ma anche votato come uno dei migliori di tutti secondo la stampa nazionale. E pazienza se poi il Novara retrocedette a fine stagione.

Molti hanno azzardato che se il Novara si fosse salvato, Rigoni sarebbe stato convocato in Nazionale in vista dello stage pre-Euro 2012 indetto dall'allora CT Prandelli, che durante la stagione è stato visto molte volte al “Piola” e non per vedere il campo in sintetico.

Con il Novara in B, Rigoni venne cercato da alcune squadre di Serie A (non di primissima fascia). Se lo aggiudicò il Chievo di Campedelli, allenato prima da di Carlo e poi da Corini. Si era fantasticato anche di un suo passaggio al Milan.

I tifosi azzurri rimasero delusi, ma consci del fatto che il loro giocatore, amato era giusto che si togliesse lo sfizio di giocare ancora una volta in Serie A. Il giocatore scrisse una lettera ai tifosi in cui li ringraziò per il tifo e l'amore dimostratogli nelle tre stagioni passate a Novara.

La stagione post-Novara di Rigoni fu altalenante: deludente in riva all'Adige, decisivo nel Genoa, dove passò a gennaio nonostante l'interessamento, si disse, del Sion di Gattuso e del Torino di Ventura. Mise a segno due reti, nel contesto importanti, con entrambe le squadre: direttamente dal calcio d'angolo nella sfida del Barbera contro il Palermo (gol del momentaneo 1-1, 4-1 finale), gol vittoria di testa contro la Lazio al “Ferraris” al 95'. Quel gol fu importante perché praticamente salvò la squadra di Ballardini.

Al termine della stagione in A, Marco Rigoni tornò a Novara: avrebbe voluto rimanere ancora in massima serie (ebbe richieste da Bologna e Livorno), ma decise di ritornare nella città e nella squadra dove divenne l'idolo, il King, il re.

La stagione del ritorno fu negativa per lui (tre reti in venticinque partite giocate) e per il Novara: la squadra retrocesse dopo un campionato avaro di cose positive e surclassato dal Varese nei play out, con Rigoni che, nella partita di ritorno, colpì una clamorosa traversa. Fu la terza traversa colpita in altrettante partite che gli azzurri disputarono nel giro di venti giorni (24 maggio, 6 e 13 giugno) contro i lombardi tra il match di campionato e play out.

Sembrava che il “giochino” si fosse rotto e la favola Novara incartata su sé stessa. A fine stagione lasciarono Novarello tanti giocatori e Marco Rigoni disse basta: a 34 anni (e mezzo), l'ex numero 10 del Novara dei miracoli (che chiuse la carriera con un amaro numero 14 perché il 10 era stato assegnato) aveva deciso di porre fine alla sua carriera.

Marco Rigoni non uscì dal calcio e dal Novara, ma vi rimase da dietro una scrivania perché de Salvo lo nominò brand manager del club: uomo immagine del Novara, nonché, come recitava allora il comunicato da parte del club, colui che ha in mano “la responsabilità di sviluppare ed implementare progetti marketing volti ad accrescere l’immagine del marchio Novara Calcio attraverso nuove idee e strategie rivolte soprattutto al territorio”. Ancora oggi Rigoni occupa questo ruolo in società e si diletta a giocare nel Novara nella “Sponsor cup” indetta a campionato finito nel piccolo torneo degli sponsor della squadra, oltre che a giocare a tennis, il suo sport preferito. Nel periodo genoano pubblicò sul suo account Twitter un'immagine con Roger Federer che gli consegnò la sua maglia con la scritta “Roger 1”.

Cosa rimane oggi del Marco Rigoni calciatore del Novara? Tante cose, in campo e fuori. In campo, si tolse in azzurro quelle soddisfazioni che purtroppo non gli riuscirono in bianconero, diventando il “re” di una squadra di provincia che aiutò a far tornare nel calcio che contava. Ed in campo, le sue finte e i suoi doppi passi lasciarono sul posto molti calciatori affermati. Grazie ad uno come Rigoni ancora oggi parlare di Novara, in Italia, significa parlare del miracolo della squadra di Tesser.

E' mancata la fortuna, sicuramente. Ma la fortuna per la squadra che fra un mese e mezzo soffierà su 109 candeline è stata avere in squadra uno come Marco Rigoni, leader tanto in campo quanto fuori. E quel gol che fece “crollare” il “Piola”, quel gol cercato e voluto che ha rimesso in carreggiata il Novara, il gol che ha mandato al mittente tutte le “gufate” delle avversarie durante il corso della stagione che vedevano il Novara solo fortunato. Nel calcio ci vuole anche la fortuna, ma fare un gol come quello che Rigoni fece all'ultimo secondo non c'è fortuna che tenga: o ti sè bón o t'sè mia bón. E lü l'eva bón par dabón, giusto per usare un detto novarese.

E Novara ha anche potuto apprezzare un altro Rigoni, quello impegnato nel sociale. Grazie al suo fan club su Facebook, si è fatto promotore di tante campagne di solidarietà verso le persone più sfortunate, in particolare i bambini prematuri dell'Ospedale Maggiore di Novara.

Avercene di giocatori come Marco Rigoni in campo e fuori nel calcio di oggi. E' stato un onore ed un privilegio vederlo giocare con la maglia color del cielo.

Simone Balocco