1029 giorni di presidenza Gravina: cosa ha funzionato e cosa no (di Ivan Cardia)

Nasce a Bari il 23.02.1988 e di lì in poi vaga, laurea in giurisprudenza, titolo di avvocato e dottorato di ricerca: tutto nel cassetto, per scrivere di calcio, su TuttoMercatoWeb.com
17.10.2018 11:00 di Roberto Krengli Twitter:    vedi letture
Fonte: tuttoc.com
Ivan Cardia
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1029 giorni di Gabriele Gravina, e non dovremmo mai dimenticare da dove siamo partiti. Ieri pomeriggio colui che di fatto è il presidente in pectore della FIGC ha rassegnato le dimissioni dal ruolo di numero uno della Lega Pro.

Era stato eletto il 22 dicembre 2015, succedendo al commissario straordinario Miele e soprattutto al presidente Macalli, raccogliendo il testimone di una categoria in una crisi che pareva irrimediabile. Sui 1029 giorni di presidenza Gravina in Lega Pro, soprattutto perché tornano utili per immaginare come sarà la presidenza Gravina in FIGC, si possono dire molte cose e si possono esprimere i più diversi pareri. Conviene partire dai numeri, però. 

Già consigliere federale per la Lega Pro, a fine 2015 Gravina è subentrato in una situazione a dir poco ingestibile. Partiamo dal bilancio: quello della stagione 2014/2015, chiuso dal commissario Miele dopo le bocciature dell’assemblea, segnava 797 mila euro di perdita. Gli stessi del bilancio precedente, in un saldo negativo che sembrava irrecuperabile. La sostenibilità della categoria è stato uno dei capisaldi della campagna elettorale di Gravina, e tre bilanci dopo si può dire che il risultato sia stato raggiunto. Ieri, oltre a registrare le dimissioni del presidente, in via Jacopo da Diacceto è stato chiuso il bilancio: avanzo di 1.726.134, quasi due milioni di euro. È il terzo bilancio consecutivo in utile: +2,57 milioni nel 2016, il primo dell’era Gravina, +308 mila euro nel 2017. Da un corposo disavanzo a un sostanzioso e sostanziale utile: i conti tornano, non c’è che dire. Ma non era affatto scontato. 

Più minato il campo delle penalizzazioni, di fatto rimasto ingestibile. La stagione 2014-2015 si era chiusa con 14 squadre penalizzate per un totale di 37 punti. Quasi raddoppiati nella stagione successiva (64 punti e 16 squadre penalizzate). Poi un saliscendi: 26 punti di penalizzazione comminati a 12 squadre nel 2016-2017, 61 punti a 11 squadre nella turbolenta stagione appena conclusa. Di esclusioni eccellenti e fallimenti ve ne sono state e stati: il Modena è l’ultimo capitolo complicato, il Vicenza non è scomparso soltanto perché è scomparso il Bassano, le defezioni non sono mancate. Vicende comunque lontane per dimensioni dallo scandalo calcioscommesse del 2014-2015. Si poteva fare meglio sul fronte dei fallimenti e delle corpose penalizzazioni, soprattutto nell’ultima stagione? Forse sì, ma le norme sui controlli economici non sono scritte dalla Lega Pro, e saranno un capitolo centrale del futuro della FIGC. 

Avrebbe potuto aiutare, forse, il progetto rating. Il fiore all’occhiello che non c’è mai stato: avrebbe dovuto essere il lascito di Gravina alla Lega Pro, al momento è finito nel dimenticatoio. Di acqua sotto i ponti, però, ne è passata e il calcio italiano s’è fermato al 29 gennaio. Ci sono invece le seconde squadre, o almeno c’è la Juventus U23: la loro introduzione era un’altra delle grandi proposte di riforma di Gravina, che paradossalmente le ha dovute subire, nei modi e nei tempi. Troppo presto per dire se l’esperimento sia andato a buon fine: l’impatto è stato complicato, la fretta cattiva consigliera. Sul fronte deila ripartizione dei diritti tv, Gravina s’è speso per modificare la legge Melandri: battaglia in ghiaccio anche quella, per ora, una delle basi del contrasto con la Lega Serie B che l’elezione del prossimo 22 ottobre dovrà aiutare a superare, per il bene di entrambe le parti. 

Poi ? Novità sparse: alle gare in streaming si sono aggiunte le gare in diretta Facebook, per una stagione la Lega Pro è diventata Lega Pro per UNICEF, sponsorizzazione che ha portato magari un ritorno di immagine ma non certo economico. A proposito di immagine: è tornata la Serie C, e sono arrivati i nomi dei calciatori sulle maglie. Due belle innovazioni, per un campionato che doveva riconquistare appeal. Servirebbe al calcio italiano in generale. I playoff allargati continuano a dividere: di sicuro hanno aumentato la competitività delle partite di fine stagioni, e magari evitato qualche combine in più. Sugli stadi, pugno fermo: chi non ha l’impianto in regola non gioca. Un messaggio di legalità che fa il paio con la battaglia condotta quest’anno per conto di Catania, Ternana, Novara, Pro Vercelli, Siena ed Entella. Un messaggio che prima di questa lotta, per ora sub judice in attesa del 23 ottobre, aveva portato Gravina a un secco no nei confronti dei tentativi del Bari: avrà perso qualche simpatizzante in Puglia, ma è difficile criticare chi vuole far semplicemente rispettare le regole. Missione, per ora, riuscita solo in parte. Numeri, qualche riforma tentata e altre riuscite, su tutto un consenso quasi plebiscitario: a dicembre 2015 la Lega Pro era in preda a una lotta intestina, ora appoggia in maniera compatta la candidatura di un presidente che nella terza serie s’è fatto quasi soltanto sostenitori. In tempi di estrema litigiosità all’interno della federazione, è un segno di pacificazione che non può non risultare positivo. Come, in fin dei conti, questi 1029 giorni. Si poteva fare meglio? Forse sì, lo ripetiamo, su diversi fronti. Ma da domani la Lega Pro potrà eleggere un nuovo presidente senza faide interne e con qualche soldo in cassa: tre anni fa era pressoché inimmaginabile. A tal proposito, ne abbiamo già scritto qui su tuttoc.com: numeri alla mano, alla terza serie converrebbe dare continuità a questa governance. Il perfetto presidente del futuro c’è già e risponde al nome di Francesco Ghirelli, vedremo se i club raccoglieranno quest’invito alla decisione che sembra la più logica. 

Cosa sarà, invece, della FIGC di Gravina ? La battaglia tra B e C per i ripescaggi si risolverà in una riforma che attendiamo ormai da troppo tempo. Serie cadetta a 20 squadre, terza serie affidata al semi-professionismo. È una novità che può cambiare le carte in tavola del calcio italiano, e dare respiro a una categoria in ripresa ma tuttora in estrema difficoltà. Sarà la presidenza della svolta ? Non sarà un percorso semplice, ma i numeri di questi 1029 giorni sembrano dire che la luce in fondo al tunnel possiamo iniziare a intravederla. 

Ivan Cardia